Tre anni di ricorsi per realizzare un impianto di energia a Termini Imerese

Non c’è più la Fiat. Molte aziende sono cotte e una giovane società ha dovuto impiegare tre anni di ricorsi per strappare ad una burocrazia miope, l’autorizzazione per costruire un impianto di produzione di energia in un area industriale desertificata. E’ stato necessario il pronunciamento della Corte costituzionale e adesso il Tar Sicilia.
Solo ora hanno dato il via libera alla costruzione dell’impianto di produzione elettrica con le biomasse della ditta Alin spa di Termini Imerese. Certo se ci si vuole impegnare c’è anche la possibilità dell’assessorato al Cga. Ci sono voluti tre anni e diversi ricorsi per avere il via libera che ha di fatto annullato anche parte del piano energetico siciliano varato dal governo regionale.
A dare il via libera i giudici amministrativi della seconda sezione del Tar presieduta da Filippo Giamportone, (Carlo Modica de Mohac Estensore e Maria Barbara Cavallo Referendario) che hanno accolto il ricorso della società difesa dagli avvocati Roberto e Francesco Surdi.
Una vera battaglia costruita a colpi di carta bollata che ha visto prevalere le richieste della giovane azienda termitana che voleva realizzare un’impresa nella zona industriale. Il ricorso presentato contro la Regione Sicilia, assessorato all’Energia e Servizi per annullare il il provvedimento del 28 giugno del 2011 nella parte in cui subordina la realizzazione dell’impianto “all’utilizzazione di biomasse provenienti per almeno il 50 del fabbisogno da aree dislocate in un raggio non superiore a 70 chilometri dall’impianto”.
Adesso i giudici amministrativi hanno eliminato gli ostacoli annullando parte del piano energetico regionale.

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