Operazione antidroga a Termini, arrestati 24 spacciatori

Gli spacciatori di Termini Imerese erano i più attivi della provincia. Pur di assicurarsi la clientela e non perdere il business della droga si erano improvvisati ladri. Tabaccherie, appartamenti e negozi erano gli obiettivi preferiti dai pusher. La refurtiva veniva rivenduta per l’acquisto di eroina, hashish e marijuana. E nel commercio di droga c’era finito anche il metadone, che gli spacciatori-tossicodipendenti ritiravano al Sert di Termini. Anche quello veniva venduto agli angoli delle strade a 10 euro.

E’ proprio dai furti che sono partite le indagini dei carabinieri del gruppo di Monreale, che in sei mesi, oltre ad accertare quattro colpi messi a segno, hanno svelato una rete di 24 spacciatori per i quali il gip della Procura di Termini Imerese ha emesso le ordinanze. In otto sono finiti in carcere, 12 ai domiciliari e per 4 è stato disposto l’obbligo di dimora nel comune di Termini. Gli indagati dovranno rispondere di concorso nel reato di spaccio di droga, furto aggravato e ricettazione.

Lo smercio era concentrato soprattutto nella zona di piazza Bagni. Nei vicoli ormai – assicurano i carabinieri della compagnia di Termini Imerese – c’era un mercato della droga a cielo aperto. Gli scambi erano velocissimi e il denaro veniva consegnato prima di ricevere la roba, ordinata al cellulare. Il blitz antidroga ha fatto emergere uno spaccato allarmante. I maggiori consumatori – venti sono stati segnalati alla Prefettura – sono giovanissimi. Tra questi ci sono anche studenti liceali. Ma tra i clienti c’erano anche camionisti, operai e impiegati.

Tre i gruppi di spacciatori individuati dai carabinieri. Uno era quello dedito allo spaccio di flaconcini di metadone e di eroina, sostanza per la quale sono morti nel 2009 e nel 2010 due ragazzi termitani. Un altro si dedicava allo smercio di hashish. Il terzo alla marijuana e al metadone. La droga veniva rifornita da Palermo. Gli spacciatori – hanno ricostruito i militari con le intercettazioni telefoniche, ambientali e video – avevano i loro fidati rifornitori, tutti extracomunitari, al mercato del Capo. Spesso gli spacciatori parlavano al cellulare apertamente di roba, boccette o droga. Altre volte utilizzavano un linguaggio criptato. E così vengo tra 5 minuti significava dose da 5 grammi, mentre non siamo più in tre a tavola, ma cinque voleva dire che la dose non doveva essere da 3 ma da 5 grammi. Poi c’erano anche i soprannomi per i pusher. Lo spagnolo era uno spacciatore di origini iberiche, Pè U Dutturi, invece, era un pusher abile a suddividere le dosi senza ricorrere al bilancino.

L’operazione antidroga di oggi – dice il colonnello Pietro Salsano, comandante del Gruppo di Monreale – purtroppo è la prova che la situazione di Termini già compromessa dalle vicissitudini legate allo stabilimento della Fiat, è ulteriormente intaccata dal dilagare della situazione criminale legata allo spaccio di sostanze stupefacenti organizzato prevalentemente dai giovani.

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