Notte prima degli esami: l’assessore Buttà ai maturandi delle Scuole Superiori di II Grado

Ai maturandi delle Scuole Superiori di II Grado

Come “una barca che anela al mare, eppure lo teme”. È Rilke a parlare dai versi di George Gray. E i suoi versi risuonano in me pensando a voi, carissimi ragazzi. Proprio stasera, mentre attraversate la vostra lunga notte prima degli esami.

Voi, come i maturandi dei tempi passati. Come tutti i maturandi che verranno. Ancorati a qualcosa che per cinque anni si è amato e contestato, eppure trepidanti di conoscere quel che sarà. Con la nostalgia che già invade il petto e l’attesa che dilata i respiri. Con la paura che toglie il sonno e col desiderio di poter dare il meglio di voi.

Nel kronos, che appena misurato ci è strappato, la notte prima degli esami ripresenta qualcosa che resta. L’accadere di un tempo nuovo, che irrompe l’ovvietà dei giorni e ci chiama per nome. Per questo ci fa tremare. Nuovo, perché porta qualcosa che scandalosamente sfugge alla tentazione tutta moderna di misurarne l’efficienza.

Ognuno di noi è una storia particolare. Fatto non in serie, ma a mano. Con talenti, specificità, passioni – anche fragilità e turbamenti – che il mondo attende di conoscere. Questa è la stoffa autentica di quella vertigine che ci raggiunge la notte prima degli esami. L’accadere del kairos, del tempo opportuno. Un personalissimo appello a ciascuno di noi, la chiamata a un bene e per il bene. Per questo sentiamo scatenare in noi tutta la nostra sensibilità e la nostra responsabilità.

Sedetevi e rispondete con fierezza al vostro appello, perché chiamati nell’unicità del vostro nome. Donate voi stessi, attraverso quello che avete imparato. Con cuore e sguardo aperto, disponibile al nuovo, all’imprevisto, commosso, lanciato verso tutto il bene che c’è nella realtà, appassionato di ogni bellezza che sprigiona dall’intimo delle cose.

Il vero insuccesso sarebbe quello di non essere semplici e umili di fronte all’immensità del nostro cuore e alla sfidante bellezza dell’essere stati voluti al mondo. Impariamo allora a poco a poco a seguire il vero prodigio che accade in notti come queste, di cui la vita sarà sempre prodiga: la scoperta che in questa affascinante e impervia navigazione che è la vita, la rotta c’è. Basta dare credito alle stelle che abbiamo negli occhi e nel nostro cuore, seppure la paura e la fatica sempre bruceranno come il sale sulla pelle.1
Maria Concetta Buttà, vostra compagna di viaggio.

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