”Oggi stiamo vedendo un nuovo tiro al bersaglio contro la nostra azienda”. Lo ha detto l’ad Sergio Marchionne all’assemblea degli azionisti al Lingotto riferendosi innanzitutto alle accuse contro la Fiat per aver deciso di distribuire il dividendo malgrado un bilancio 2009 in perdita. ”Chi ha gridato allo scandalo – ha detto Marchionne – ha dimenticato o ha voluto ignorare che l’anno scorso gli azionisti non hanno ricevuto un centesimo”. Marchionne ha spiegato che la decisione era stata presa per garantire al gruppo la liquidita’ necessaria per affrontare un anno, il 2009, che sarebbe stato senz’altro critico: ”Volevamo essere certi di avere la massima disponibilita’ in attesa che i mercati finanziari tornassero a livelli normali”. E adesso ”che non c’e’ piu’ quell’incertezza e le condizioni dei mercati si sono stabilizzate, pagare i dividendi e’ un atto dovuto”. Marchionne ha poi ricordato gli sforzi di ricapitalizzazione fatti dagli azionisti in questi anni che negli ultimi 17 anni hanno rappresentato 8 degli 11 miliardi dell’attuale di borsa.
”Quello che e’ bene per l’Italia, andra’ bene anche per la Fiat”. Sergio Marchionne capovolge una delle frasi storiche dell’avvocato Agnelli (”cio’ che e’ bene per la Fiat e’ bene per l’Italia) e davanti alla platea degli azionisti del Lingotto lancia un messaggio alla politica, ai sindacati e al paese nel complesso. La Fiat non vuole dettare legge, ”vogliamo solo fare il nostro lavoro e farlo bene”. ”Per troppo tempo si e’ attribuito alla nostra azienda l’arroganza di pensare che quel che e’ bene per la Fiat e’ bene per l’Italia”. Marchionne sottolinea che ”la Fiat ha sempre trattato l’Italia con profondo rispetto” e ”lo dimostriamo anche nel riconoscere la piena liberta’ di scegliere cio’ che e’ meglio per il paese”. Marchionne termina il suo intervento che viene salutato da un lungo applauso dalla platea degli azionisti. Un intervento con il quale l’a.d. della Fiat si toglie alcuni sassolini dalla scarpa e risponde alle critiche piovute sulla Fiat negli ultimi mesi. In particolare, Marchionne rigetta le accuse che la Fiat dopo l’operazione Chrysler guardi all’Italia come una semplice provincia dell’impero. ”La Fiat non e’ andata all’estero per capriccio e di sicuro non c’e’ andata dimenticando l’Italia.Ci siamo andati per rendere questa azienda piu’ forte”. Il cuore della Fiat rimane l’Italia. ”La Fiat non ha spostato il proprio baricentro – ha detto Marchionne – che e’ sempre stato e resta l’Italia. Abbiamo piuttosto allargato la nostra base operativa per rendere quel baricentro piu’ stabile. Se i nostri giovani vanno a studiare ad Harward o all’Mit non si puo’ rinfacciare loro di abbandonare l’Italia”. La Fiat e’ andata negli Stati Uniti, in Cina e in Russia per ”crescere, per guardare avanti, per porre fine ad un isolamento che ci avrebbe condannati all’inerzia”. Il mondo e’ profondamente cambiato e in poco tempo e la Fiat ha deciso di ”prendere il mondo come orizzonte. Cambiare e crescere non significa rinnegare le proprie radici. Vuol dire semmai proteggerle. Vuol dire garantire al passato anche un futuro”. ”La Fiat ha le radici in Italia”.