E’ condannato a fallire il contratto di programma per il rilancio di Termini Imerese dopo la Fiat a causa della burocrazia, e dei tempi che, senza lungaggini ne’ ritardi imputabili ad alcuno, sono necessari per realizzare tutte le infrastrutture necessarie oltre alla nascita dei nuovi stabilimenti industriali. L’allarme viene lanciato da Confindustria Palermo e dal Comune di Termini Imerese. Il presidente degli Industriali, Alessandro Albanese, e il sindaco di Termini, Salvatore Burrafato, fanno notare che la scadenza prevista dal contratto di programma e’ di 36 mesi. Ma in tre anni bisognerebbe dotare un’area di rete di metanizzazione, luce elettrica – la rete esiste ma e’ troppo vecchia – acqua, scarichi, strade di accesso e strade intere, viali di collegamento tra una zona e un’altra dell’area industriale, e con i viali anche le reti. Tutto cio’ – denunciano – con i tempi ordinari della burocrazia, e’ impossibile.
Gli investimenti da attivare superano il miliardo di euro e, secondo i progetti, attiveranno 3.300 posti di lavoro. Gli investimenti a carico della Regione invece – dichiarano Albanese e Burrafato – ammontano a 350 milioni di euro, di cui 150 milioni a valere sulle risorse stanziate dalle legge 11 del 2010 per opere infrastrutturali. La Regione ha gia’ avviato tutte le procedure per far partire i finanziamento. Intanto il presidente di Confindustria Palermo e il sindaco di Termini Imerese hanno scritto una lettera al presidente della Regione, Raffaele Lombardo, all’assessore alle Attivita’ Produttive, Marco Venturi e al presidente della Commissione Attivita’ Produttive, Salvino Caputo specificando che l’unica vera soluzione e’ nella legge per la sburocratizzazione. La norma prevede la realizzazione di una zona franca dalla burocrazia a Termini Imerese e il reperimento di nuove aree senza i tempi lunghi che questa procedura normalmente impone.
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