Storia e Cultura Termitana a cura di Roberto Tedesco: Gli emblematici cassettoni lignei della Cammara picta

FONTE
Termini Imerese (Pa) 16.7.2015 Le rappresentazioni pittoriche del cassettone ligneo del tetto della Cammara picta, all’interno del palazzo Municipale di piazza Duomo, sono di particolare interesse (1). A tutt’oggi non esistono documenti che possono attribuire tali pitture a Vincenzo La Barbera, autore degli affreschi delle pareti. Infatti, tutti gli atti fino a oggi rinvenuti, con particolare riferimento ai mandati di pagamento, sia a nome di Vincenzo La Barbera (esecutore dell’opera), sia a nome di Giovanni Faraone (maestro di umanità e suggeritore delle storie rappresentate), documentano di un compenso relativo alla realizzazione dei fasti dell’antica Imera e di Therme e pertanto relativo ad un compenso da attribuire esclusivamente ai dipinti nelle pareti e non ai cassettoni lignei del tetto (2). Con i documenti fino a oggi rinvenuti possiamo ipotizzare che i dipinti dei cassettoni siano stati realizzati forse dagli allievi dello stesso La Barbera in epoca successivamente agli affreschi delle parete. Si tratta di nove tele dipinte ad olio di cui quella centrale è di forma ottagonale.
In quest’ultima è rappresentato lo stemma araldico del monarca Filippo III di Spagna (1578 -1621). Il collare che pende dallo stemma è quello del Toson d’Oro, il celeberrimo ordine cavalleresco fondato nel 1429 da Filippo il Buono (1396 – 1467).
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In secondo piano, sempre nel riquadro centrale, si nota una grande aquila della tonalità monocromatica ad esclusione della corona posta in prossimità della cornice (cfr schema planimetrico, riquadro a).
Il tema dell’aquila reale è visibile nei quattro emblemi (imprese) centrali (b, c, d, ed e – vedi schema planimetrico), in due è rappresentata in volo e negli altri due in atteggiamento di riposo.
Tutti i pannelli centrali sono adornati da cartigli con motti in latino.
La presenza dell’aquila nei quattro riquadri centrali, secondo alcuni storici, è da considerare segno di riconoscenza alla monarchia spagnola.
L’aquila, simbolo di potenza, si identifica anche nella capacità di avere un’abile maestria nell’uso delle armi.
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Il pannello con l’aquila e il vulcano in eruzione (simbolo ctonio, viene associato alla fertilità, se inteso in senso positivo mentre alla morte, se in senso negativo) è sormontato da una croce araldica trifogliata (capace di dare all’uomo le coordinate per l’orientamento nel tempo e nello spazio).
In questo dipinto si nota la scritta septem subiecta trioni (cfr. schema planimetrico, riquadro b).
Nel cassettone successivo, notiamo un’aquila in volo mentre osserva un leone (simbolo della signoria animale in grado, come l’aquila, di osservare il sole senza rimanervi abbagliato) che azzanna una cavallo.
La scritta che si legge è uni soli (cfr. schema planimetrico, riquadro c).
L’aquila poggiata su un albero, verosimilmente un nido, che fissa il sole con la scritta ut firmior ut foecundior la si può notare nel lacunare successivo (cfr. schema planimetrico, riquadro d).
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L’ultimo, pannello di forma pressoché triangolare è rappresentato da un’aquila su una colonna corinzia con la scritta tuta quies (cfr. schema planimetrico, riquadro e).
E’ evidente che l’intenzione dell’autore, è di evidenziare, con il simbolo dell’aquila, la vittoria del bene sulle forze del male. Ed ancora, la capacità dell’aquila di raggiungere cieli inaccessibili all’uomo, potrebbe alludere al merito che la monarchia spagnola ebbe nella scoperta del nuovo continente.
I quattro cassettoni esterni (cfr. schema planimetrico, riquadri: f, g, h ed i), sono di forma quadrata. Il motto non si trova disegnato in un cartiglio, ma su un decoro posto in alto del frontone.

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