Il finanziere Simone Cimino, arrestato nei giorni scorsi per aggiotaggio manipolativo e ostacolo all’attività di vigilanza, è stato scarcerato dal gip: la procura di Milano ha impugnato la decisione. L’udienza per discutere del ricorso presentato dal pm Roberto Pellicano contro la scarcerazione è stata fissata per il 29 giugno prossimo. Dopo l’arresto, Cimino si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia, presentando al giudice una serie di lettere nelle quali indicava la sua volontà di volersi dimettere da tutti gli incarichi ancora coperti. Questi elementi non giustificherebbero da parte della procura la decisione di scarcerare il manager. Intanto, gli accertamenti continuano, mentre il pm è in attesa di una relazione da parte dei commissari di Cape Natixis, in amministrazione straordinaria da aprile, è stata disposta una consulenza tecnica sui conti di Cape Live per valutare se ci siano irregolarità nei bilanci.
ERA IL «SALVATORE» DI TERMINI IMERESE – Cimino, manager agrigentino, è fondatore di Cape Natixis e Cape Live. Era già indagato dalla procura milanese dopo che Cape Live, società di investimento quotata in Borsa di cui è stato vicepresidente fino allo scorso febbraio, era stata messa in amministrazione straordinaria dal ministero del Tesoro su indicazione di Bankitalia. Attraverso Cape Natixis, partecipata pariteticamente da Natixis, banca d’investimento delle popolari transalpine, Cimino ha portato in Piazza Affari Screen Service e Arkimedica. Proveniente da una famiglia ben radicata ad Agrigento, Cimino si era ripromesso di trasformare lo stabilimento di Termini Imerese nella culla dell’auto elettrica mediterranea con il supporto del produttore indiano Reva. Il manager siciliano, laureato alla Bocconi, ha inoltre avuto un ruolo importante nella creazione del veicolo Cape Regione Sicilia, dedicato al finanziamento delle Pmi dell’isola.