Qualcosa di “SMART” per Termini Imerese, senza aspettare Godot

di Giancarlo Longhi
(Presidente Consorzio SmartCityGroup)

Quando Samuel Beckett produsse la nota pièce teatrale, chissà se immaginò che l’uso di quel titolo sarebbe divenuto espressione di “qualcosa che si aspetta e che non arriverà mai”.

“Un luogo incantevole” … “Panorami ridenti”… “Andiamocene”.

Così Estragone/Fiat potrebbe essersi rivolto a Vladimiro/Blutec in una immaginaria trasposizione dell’incipit della pièce.

Tuttavia, al contrario del testo originale, i due protagonisti della nostra storia non hanno aspettato Godot, ma se ne sono andati per davvero; lasciando oggi 635 persone in Cig (costo per l’Erario 25 milioni l’anno circa), almeno altrettanti lavoratori dell’indotto, e un’area industriale che scivola sempre più nel degrado.

In attesa del Godot di turno (l’ultimo pare si sia fermato sulla Collina del Faro), qualcuno che sta tentando di ridare una prospettiva di rilancio all’ex complesso industriale e al territorio circostante si è fatto avanti da tempo. Il Consorzio Smart City Group, formato da imprese italiane, da oltre un anno ha presentato ai Commissari Straordinari di Blutec e al MISE, un progetto di riconversione e reindustrializzazione del complesso, denominato “Progetto S.U.D.” (Smart Utilities District).

Un progetto non più basato sulla logica dell’unica azienda monocultura, bensì composta da un insieme di aziende fra loro interconnesse, secondo la logica evolutiva del “distretto industriale” verso un “eco-distretto industriale”. Non si tratta di un semplice esercizio lessicale, bensì di una vera e propria evoluzione naturale del modello che ha fatto la fortuna del nostro Paese negli ultimi decenni; basato sulla realizzazione di un nuovo complesso nel quale raggruppare, in maniera sinergica, aziende piccole e medie, start-up innovative, centri di ricerca e di formazione continua, tutti operanti nei settori di punta dell’attuale modello di sviluppo: economia circolare, energie rinnovabili, bio-economia, nuovi prodotti, intelligenza artificiale, con connessioni dirette col mondo delle università e della ricerca.

Un modello che può essere replicato in altre aree industriali dismesse, ove esistono difficoltà nel reperire idee nuove e soggetti idonei al reimpiego dei lavoratori e alla riconversione industriale dei siti.

Aziende del Nord, del Centro ma anche Siciliane e del territorio, unite in una rete capace di dar vita e di sostenere un cluster di nuova ed articolata operatività, in stretta connessione col territorio e al servizio dello stesso. Una progettualità che sembra un’anticipazione delle linee di intervento volute dal Recovery Plan; una risposta concreta alla richiesta di nuove modalità di intervento lanciata dalla Ministra Carfagna nel recente convegno sul Sud.

I settori nei quali si collocano le nuove imprese riguardano la tutela dell’ambiente, col trattamento e la valorizzazione dei rifiuti organici e dei residui produttivi fino alla nuova filiera del biogas, del gnl e dell’idrogeno verde, il trattamento acque e il riciclo dei materiali; la produzione di energia da fonti rinnovabili (fotovoltaico e bio-meccanica) da utilizzare per rendere autonomo il complesso e la costituzione di una comunità energetica a tutti gli effetti; l’agro-industria e la bio-economia, con la realizzazione di fotobioreattori e serre idroponiche per la trasformazione di alghe in prodotti per la cosmesi (e il riutilizzo dei sottoprodotti nella produzione di energia); infine, nel campo dei nuovi prodotti e dell’intelligenza artificiale sono previste le produzioni di grafene, nuove batterie, dispositivi per la mobilità sostenibile e software e sistemi applicativi per le Smart City. A completare il quadro, un consorzio di ricerca interuniversitario con 18 Atenei italiani fra cui le due siciliane (sarebbe la prima volta che il mondo dell’università entra attivamente in un progetto di riconversione industriale) e una Academy per la formazione continua di figure professionali richieste dal mercato.

Il Progetto S.U.D. prevede la ricollocazione in tempi brevi di 470 persone, previo assesment e formazione alle nuove mansioni; gli altri a seguire, con concrete possibilità di nuove assunzioni per giovani e professionalità specifiche fino a oltre 1000 persone a progetto ultimato. Investimenti previsti: 200 milioni di euro con una equity del 25%; il resto legato anche all’inserimento del progetto nell’Accordo di Programma Mise-Regione Siciliana dell’aprile 2020. Pronti a entrare nella compagine, due fondi di investimenti internazionale portatori di altri progetti consimili, una importante università italiana con compiti di promoter, una Banca per il prefinanziamento dell’operazione e altre imprese in stand by. Come mai non si procede dopo oltre un anno di attesa? Si aspetta sempre Godot? No, più semplicemente si attende e si chiede a chi deve decidere se accettare davvero la sfida del nuovo, e non solo a parole, di battere un colpo.

O che la commedia, durata ormai troppo a lungo, abbia il suo finale già scritto.

Tanto Godot non verrà.

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