Popolo d’himera: dove c’erano le fabbriche ci sarà un’area turistica

Niente più fabbriche, ma parchi, spiagge, giochi, anche cultura. E’ questo lo scenario che potrebbe prefigurarsi per Termini Imerese: la zona industriale che si trasforma in area turistica, un radicale cambiamento di pagina che regalerebbe un nuovo impiego a 1.000 lavoratori provenienti dalle aziende ex Fiat e dell’indotto. A promuovere l’iniziativa, ideata dall’ingegnere termitano Vincenzo Mantia, un comitato che si definisce goliardicamente “Popolo di Himera” in richiamo alla battaglia di Himera del 480 a.c., e che si è dato appuntamento per domenica 21 aprile nelle piazze della cittadina in provincia di Palermo per completare le 5.000 sottoscrizioni che accompagneranno una petizione che sarà consegnata alla Regione.

RICONVERTIRE L’AREA – Doppio obiettivo: garantire l’occupazione dopo la fine dei finanziamenti pubblici e la latitanza di proposte serie in grado di sostituire la Fiat, e al tempo stesso riconvertire l’area – il progetto riguarda l’area a valle dell’autostrada e delimitata da un lato dallo svincolo autostradale della zona industriale e dall’altro dalla centrale Enel – in attività “ecosostenibili” in grado di rivalutare anche la salute pubblica.

CONSORZI – “Si tratta – spiegano i promotori dell’iniziativa – di un ‘sistema a turismo integrato’ che prevede di alimentare diversi settori del turismo, quali quelli del divertimento, balneare, scolastico, culturale, sportivo, ludico, pendolare e residenziale”. Nello specifico, un consorzio pubblico temporaneo, della durata di 10 anni, dovrebbe assorbire e remunerare direttamente i lavoratori per la gestione di tutto il progetto, e consegnare, dopo 10 anni, l’area alla sua originaria destinazione, creando attività imprenditoriali che dovranno essere in grado di autosostenersi e produrre reddito. La copertura economica, nell’eventualità che le attuali ipotesi in studio dovessero fallire, potrebbe essere garantita dal fondo regionale destinato a quest’area, definita depressa. Le somme sarebbero così dirottate in questo consorzio in modo da garantire “completa fattibilità economica finanziaria”; il consorzio, a sua volta, diventerebbe l’organismo giuridico incaricato di gestire gare, project finacing e le altre fasi del progetto. Previsto l’utilizzo di risorse economiche europee, regionali, in piena sinergia con risorse private che potrebbero investire nell’area anche in funzione della “zona franca” ormai operativa sul territorio.

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