Piove in Procura, crepe nel tetto degli uffici: danni anche nella stanza del procuratore

di Giuseppe Spallino

Quattro piani, alto oltre quindici metri, dotato dei più sofisticati sistemi di sicurezza. Un complesso costato alla collettività oltre 20 miliardi di vecchie lire. Eppure qualcosa non va nel Palazzo di giustizia di Termini Imerese, che quasi trent’anni dopo torna a fare parlare di sé.

Infiltrazioni d’acqua creano umidità e crepe sul tetto della stanza del capo della Procura, della sua segreteria, della biblioteca, di vari uffici ed in pratica su quasi tutta la copertura del Palazzo. Fatti che sono stati prontamente segnalati dal procuratore Ambrogio Cartosio al ministero della Giustizia. Eppure i suoi appelli sono caduti nel vuoto.

«Il personale ha diritto di lavorare in un ambiente sano e accogliente. Sto conducendo questa battaglia sin dal mio insediamento. Purtroppo. per il momento, non ho ricevuto adeguate risposte», afferma il capo dei pm termitani.

Il procuratore Cartosio, quasi due anni fa, è ritornato nell’ufficio dove ha iniziato la sua carriera in magistratura nella seconda metà degli anni Ottanta come braccio destro dell’allora procuratore Ugo Saito, periodo in cui Procura e Tribunale avevano sede in un altro palazzo. Nel frattempo c’era stato l’esproprio dei terreni nella zona di Porta Caccamo. Cosi il 29 luglio 1979 le ruspe abbatterono le abitazioni, dando inizio ai lavori di costruzione del nuovo Palazzo di giustizia, conclusi dopo oltre dieci anni. Un’inaugurazione non indolore, perché nel 1990 parti la prima inchiesta che vide sul banco degli imputati tecnici e costruttori, accusati di frode in pubbliche forniture, truffa aggravata e falso ideologico.

Un’altra più delicata riguardava l’appalto della costruzione, che secondo la Procura di Caltanissetta sarebbe stata truccata con una mazzetta da 500 milioni di lire. Una vicenda però cancellata dalla prescrizione.

Oggi il procuratore Ambrogio Canosio si trova a capo di un ufficio giudiziario che non è più di periferia. anzi – soprattutto con le inchieste «Voto Connection» e «Blu Hole», le cui conferenze stampa sono state fatte in una delle sale oggetto di infiltrazioni – è ritornato ad essere quella Procura di frontiera che il 9 marzo 1988 spiccò i mandati di cattura per i boss della famiglia mafiosa di San Mauro Castelverde. Un documento storico che porta la firma proprio dell’attuale capo dei pm.
Dunque il Palazzo di giustizia, per il procuratore Cartosio, dovrebbe essere un luogo «accogliente e salutare, adeguato alle esigenze dell’ufficio, anche perché sono partite e stanno partendo delle iniziative sulle quali in passato non si era ancora cominciato ad attivarsi». Invece basta anche una lieve pioggerellina che dal tetto di vari uffici spuntano prontamente macchie di umidità e crepe. Addirittura lo scorso inverno il tetto della biblioteca, confinante con l’ufficio del procuratore Cartosio, si era talmente imbibito d’acqua da gocciolare dentro, costringendo a dichiarare inagibile la stanza.

Sono stati effettuati urgenti provvedimenti tampone sul tetto, che si sono dimostrati insufficienti, perché sarebbe necessario un intervento più profondo, più completo, per il quale occorrerebbero fondi più cospicui, che finora il ministero non ha stanziato, nonostante più volte richiesti e sollecitati dal capo della Procura. Intanto, magistrati e personale attendono la giusta risposta, lavorando in un ambiente certamente poco salubre.

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