Nonostante la manovra del governo, la Sicilia battezza la decima Provincia

La Sicilia s’avvia a partorire la decima Provincia. Il disegno di legge è il numero 611 («Istituzione della provincia regionale di Gela») ed entro l’anno dovrebbe approdare nell’aula del parlamento siciliano. Attualmente è da settembre sul tavolo della competente commissione. E tutto ciò mentre Roma, con il varo dell’ultima manovra finanziaria, tenta di riaccreditarsi verso l’opinione pubblica sforzandosi di abbattere i costi della politica, depennando, tra l’altro, proprio 29 Province. A rendere l’iniziativa siciliana ancor più pirandelliana è che la città di Gela, pilastro portante dell’eventuale futuro ente, attualmente fa parte della Provincia di Caltanissetta che con quella di Enna sono sotto la scure della manovra. Per non parlare di altri territori siciliani come quelli di Caltagirone e dei Nebrodi, pronti a dar vita ad ulteriori due province. «È urgente creare un tavolo per l’assetto istituzionale degli enti anche con la Regione siciliana, divenuta ipertrofica», afferma il presidente nazionale dell’Unione province italiane, Giuseppe Castiglione. In altri termini, per Castiglione, occorre sapere «chi fa che cosa, accorpando e razionalizzando i costi della politica». Insomma, si va verso una babele normativa se si pensa che addirittura lo Statuto della Regione siciliana, che ricordiamo è legge costituzionale, sin dal suo varo (1946) non prevede le Province (oggi le attuali nove costano oltre 900 milioni) ma che «l’ordinamento degli enti locali si basa nella Regione stessa sui Comuni e sui liberi Consorzi comunali». Tuttavia, dal 1946 al 1986, attraverso una serie di norme e di proroghe, le Province siciliane sono state tenute in vita in modo «provvisorio», se così possiamo dire, fino a quando, proprio nel 1986, il parlamento siciliano le ha istituzionalizzate attraverso il varo di un’apposita legge. Torniamo al ddl sulla Provincia di Gela. Tutta nasce da un’iniziativa popolare che ha prodotto circa 20 mila firme che hanno consentito l’avvio dell’iter legislativo. L’eventuale futura Provincia dovrebbe essere composta dai comuni di Gela, Licata, Niscemi, Piazza Armerina, Mazzarino e Butera. Altri Comuni, tuttavia, potrebbero chiedere successivamente l’inserimento nel nuovo ente. «In un periodo in cui si ci confronta per abbattere i costi della politica – afferma il presidente del parlamento siciliano, Francesco Cascio – mettere mano a un provvedimento che dà vita a una decima provincia in Sicilia è quanto meno il momento meno adatto». In ogni caso, il presidente del parlamento siciliano precisa che «attualmente il disegno di legge è in commissione Affari istituzionali, poi si vedrà». Ricordiamo anche che il decreto sulla manovra del governo nazionale propone, tra le altre cose in materia di costi della politica, la riduzione in Sicilia dei parlamentari regionali da 90 a 50. Materia per la quale è già intervenuto lo stesso parlamento siciliano lo scorso febbraio, bocciando in sede di commissione un proprio disegno di legge che riduceva i deputati regionali dagli attuali 90 a 70. Va detto, infine, che sia sull’ordinamento degli enti locali sia sul numero dei deputati assegnati al parlamento regionale, le norme dello Statuto siciliano concedono competenza esclusiva in materia. Il che vuol dire che riduzione di Province e di rappresentanza parlamentare può essere modificata solo con una legge costituzionale. Ma questa è un’altra storia.

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