Nico de I Cavernicoli ci ha lasciati per sempre.

Oggi ci ha lasciati uno dei mitici cavernicoli, Domenico Marino (per tutti Nico), storico gruppo che ha segnato le pagine più belle della musica e della comicità siciliana.

Domenico Marino (per tutti Nico), Leandro Parlavecchio (Leo) e Giovanni Pio Pollicino (Pio) sono componenti della formazione originale del gruppo che vide i suoi natali nel 1967 e che, attraverso un graduale assottigliamento numerico, è diventato un trio. Entrati ben presto nel novero dei componenti del panorama cabarettistico italiano, i tre hanno influenzato non poco la comicità nazionale. Sono considerati a tutti gli effetti il gruppo storico del cabaret italiano: tra le formazioni ancora in attività rappresentano infatti quella di più antica costituzione. Il trio si avvale principalmente dei testi di Nico Marino, col quale dal 1983 collabora Giuseppe Bellipanni. Recentemente è rientrato nei ranghi Luigi Nobile (Gigi).

Il 20 dicembre 1967 apre i battenti a Cefalù, in Via XXV Novembre, il Club La Caverna. L’avvenimento è registrato dalla stampa locale nel gennaio successivo, con toni da piccolo evento, in un articolo che ben sintetizza la situazione giovanile dell’epoca (la didascalia della foto degli interni del locale recita: Il caratteristico locale del Club La Caverna . Invito per i giovani, tentazione per i matusa ): Abbiamo salutato con vivissimo entusiasmo l’apertura del Club La Caverna, in un tipico locale di via XXV Novembre, dove dal 20 dicembre, in un’atmosfera accogliente e suggestiva, convengono e familiarizzano i giovani (e i meno giovani) che vogliano trascorrere un po’ di tempo libero chiacchierando, ascoltando musica, organizzando brevi spettacoli di avanguardia, letture di poesie, dibatti. L’esigenza di un Club del genere (non di un Circolo nel significato tradizionale della parola) era stata a lungo avvertita a Cefalù, soprattutto nell’ambiente giovanile. D’estate, i ragazzi e le ragazze, per lo più, frequentano lo Eucalyptus, ma quasi esclusivamente per ballare; La Caverna inaugurata con tutti i crismi lo scorso dicembre, è venuta a soddisfare quell’esigenza per il periodo invernale, quando non si ha dove andare. Da una vecchia cantina di epoca settecentesca, messa a disposizione dal Cav. Giovanni Agnello, che ha contribuito al lancio della simpatica iniziativa, un gruppo di giovani ha ricavato un locale funzionalissimo ed originalissimo, la cui denominazione trae origine da un’autentica caverna naturale che scende nel sottosuolo per una quindicina di metri, con scalini scavati nella viva roccia, sino ad una sorgente sotterranea, e che a destra dell’ingresso si vede suggestivamente illuminata sotto il pavimento. Il locale è costituito da diversi corpi separati da archi di pietra; in un andito caratteristico è sistemata una vecchia botte e, accanto, la discoteca; in un angolo il bar; intorno, panche e tavoli; nel fondo la penombra confidenziale; alle pareti, armi antiche (collezione Agnello), soprattutto revolvers e carabine; qua una macina di ferro, là uno spiedo; in alto, le travature dell’epoca, tirate a lucido, ma intatte. In questo locale, inaugurato il 20 dicembre con la benedizione impartita dal Rev. P. Scelsi, su incarico del Vescovo, e con un discorso del Prof. G.B. Palamara, presenti il Sindaco Calderone e il Presidente dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo, Geom. V. Barranco, con altre Autorità, è stato aperto ufficialmente il Club. Il Club, dicevamo, nato per i giovani, capelloni e non, minigonne e non, e per i meno giovani; l’associazione ha uno statuto e un regolamento interno: i minorenni (dai 17 ai 21 anni) possono frequentare il Club sino alle ore 20; i matusa sino a tardissima sera. Sul comportamento dei soci vige una rigida disciplina, al fine di evitare abusi ed eccessi: due censori sorvegliano i soci e, fanno rispettare il regolamento. Ai fondatori e ai frequentatori de La Caverna dunque, tanti auguri. (Anonimo, La Caverna, in Il Corriere delle Madonie, Anno V, n. 2, 31 genn. 1968) Prendono parte alla realizzazione degli spettacoli i soci: Pippo Maranto (attore chitarrista), Gigi Nobile (cantante chitarrista, componente di una formazione musicale di successo: gli Apaches 91), Antonio Augello (attore), Nico Marino (attore chitarrista), Pio Pollicino (cantante), Romilda Palamara (attrice), Mara Vazzana (attrice), Peppe La Rosa (tecnico delle luci), Giuseppe Cicio (scenografo). Durante i fine settimana ed in estate, si unisce loro, saltuariamente (perché residente a Palermo), Leandro Parlavecchio (attore cantante bassista) che diventa effettivo nell’estate del 1969. Quelli della Caverna, così sono battezzati i nostri dal giornalista locale Michele Bellipanni, iniziano a proporre i loro spettacoli all’interno del Club, una settimana dopo l’altra: Questo pazzo, pezzo, pizzo, pozzo, puzzo mondo, Il polpo di Stato ecc. Ben presto lasciano le mura amiche della cittadina normanna per effettuare il loro primo spettacolo a Palermo, alla Kalesa. Scrive Michele Bellipanni ne Il Corriere delle Madonie: «I Cavernicoli applauditi a Palermo». Questo nuovo nome affibbiato al gruppo dal micidiale Bellipanni sarà quello che, da questo momento, li contraddistinguerà. «I famigerati Cavernicoli – continua Bellipanni – hanno ottenuto il loro primo successo fuori dalla cerchia delle mura antiche (e amiche) di Cefalù esibendosi in un riuscitissimo spettacolo Sodoma e Camorra, alla Kalesa». Continua l’attività del gruppo ancora all’esterno del Club La Caverna: a Castelbuono, ad Alcamo, e si continua a produrre uno spettacolo dietro l’altro: Il sesso unico, Sette noci, I compromessi sposi, Cabaredia ecc. A Cefalù quelli sono gli anni del boom. La città si lancia verso importanti traguardi, divenendo presto un centro turistico di fama internazionale. I numerosi importanti visitatori ne accrescono la popolarità e insieme alla città crescono nuove realtà locali. Tra i personaggi che più hanno influito sull’attività artistica de I Cavernicoli primeggia Melo Freni, giornalista RAI della sede di Palermo, conosciuto in quegli anni, che scrive anche i testi di alcuni loro spettacoli e di diverse canzoni. Qualche tempo dopo Melo Freni passerà a Roma mantenendo un costante affettuoso rapporto con i Nostri che in lui vedono un punto di riferimento. Intanto Cefalù diviene sede dei più importanti team automobilistici che partecipano alla Targa Florio; in particolare il team Ferrari trova asilo al Jolly Hotel e quello della Porche all’Hotel Santa Lucia. Il Club La Caverna comincia ad essere frequentato dal mondo ACI e dai big dell’automobilismo: Elford, La Rousse, Redman, il Barone Pucci, ecc. Nel 1967 a Cefalù si gira un importante film, A ciascuno il suo di Elio Petri, tratto dal romanzo di Leonardo Sciascia. Alcuni degli appartenenti al gruppo de I Cavernicoli partecipano alle riprese nel ruolo di comparse. Nel 1968 nasce la Cefalù-Gibilmanna, una gara automobilistica di salita, voluta dal patron Pino Spinosa, che diviene presto una delle più importanti competizioni di questa specialità, inserita anche nel cartellone del Campionato Europeo della Montagna. Il Club La Caverna diventa il centro mondano dei personaggi che gravitano attorno alla gara. Si aggiudica la prima edizione Lo Piccolo, la seconda Spadafora. Alla terza edizione partecipa, aggiudicandosi la vittoria, Ninni Vaccarella, il mitico pilota ferrarista della Targa Florio. La 5a Edizione (1968) del Premio Cefalù Moda Mare, manifestazione che aveva innescato la curiosità della mondanità su Cefalù, fa scalpore per l’allestimento che Lalla e Franco Cheli fanno delle vetrine di Corso Ruggero, strada principale del paese. Si propone inoltre uno spettacolo-sfilata. I modelli sono presentati da Emma Danieli e Luisa Rivelli con Luciano Gabrielli, canta Ombretta Colli. Mila Contini è Presidente della Giuria e l’indigeno Ciccio Liberto si distingue per le sue creazioni. Il Premio registra la partecipazione straordinaria di Mita Medici. Intanto, malgrado i grandi sforzi fatti da quanti contribuiscono alla realizzazione del Premio Cefalù Moda Mare 1969 (6a Edizione), la manifestazione comincia a perdere mordente a causa degli esigui finanziamenti. L’Edizione 1969 si svolge così stancamente malgrado lo spettacolo di Lara Saint Paul e l’intervento di Franco Trincale, cantastorie d’avanguardia, che intrattiene gli ospiti del Premio: Per loro canta cose allegre, scherzose un po’ pungenti. Le sue canzoni di protesta le canta alla Caverna, il suggestivo, piccolo locale che ospita il primo teatro cabaret della cittadina: I Cavernicoli. Un gruppo di giovani universitari che hanno cominciato a fare cabaret un po’ per gioco, ripetendo i testi di questo o quel teatro, e che poi invece hanno cominciato a fare sul serio e a mordere e a mordere un po’ anche loro, con la storia del Pierino che va in giro con un gran fascio di documenti per ottenere la pensione per il nonno invalido; del Pierino che fa gli esami con tante lettere di raccomandazione in tutte le tasche; con la storia dei bambini che parlano fra loro della pillola. E fra cavernicoli e cantastorie il piccolo night di Cefalù è stato ogni sera il ritrovo di tutti coloro che, stanchi della musica vivace e dei balli travolgenti delle belle indossatrici e dei loro accompagnatori, che hanno fatto ogni sera le ore piccole nei night dell’Astro, si sono raccolti nelle due panche della Caverna a mangiare panini imbottiti, e ad ascoltare un trovatore contestatore e dei ragazzi intelligenti e pieni di vitalità. (Orsola, in L’Ora, maggio 1970) Durante la primavera del 1970, la Horst Film (Germania) gira, sotto la direzione di T. Gradler, 12 episodi che narrano le avventure vissute da tale Barone Luckner negli anni ’30. Tre episodi sono ambientati in Sicilia: Cefalù, Taormina, Lipari. Il Barone a bordo della sua tre alberi, l’Aphrodite, approda a Cefalù. Qui si trova alle prese col furto di una preziosa statua di Elena di Troia, che dà il titolo all’episodio. Dopo una serie di rocamboleschi inseguimenti, per mare e per terra, Luckner riesce a smascherare i colpevoli e a recuperare la refurtiva. I ladri sono due loschi figuri, Strozzi e Moreri, rispettivamente interpretati da Antonio Augello e Nico Marino dell’ormai affiatatissimo gruppo I Cavernicoli. La troupe resta a Cefalù venti giorni, usufruendo della collaborazione del gruppo, i cui componenti, oltre a partecipare alle realizzazione del film come attori, hanno un ruolo fondamentale nei contatti tra la produzione e la città. Durante l’estate 1970, Cefalù riceve l’inaspettata visita della principessa Soraya, ex Imperatrice di Persia, che trascorre alcuni giorni a Cefalù su uno yacht in compagnia del regista Franco Indovina. La coppia è ospite del Club La Caverna. All’inizio dell’estate di quell’anno, Isidoro Dongarrà, imprenditore del luogo proprietario di una pasticceria, produce per la sua neonata Tauro Record il primo disco de I Cavernicoli: un 45 giri con la famosa tradizionale E la Luna e la bella barcarola scritta dal maestro Vincenzo Curreri, intitolata Comu l’unna. Il 45 giri si avvale di una originale ed accattivante copertina disegnata da Giuseppe Cicio. All’Eucalyptus, il più in dei locali estivi all’aperto, intanto, Nuccio Costa presenta la serata in cui viene eletta Miss Cefalù una varesina diciannovenne, Gloria Spoto; damigelle d’onore Anna Gerbino e Valeria Di Paola. La 7a (ed ultima) edizione del Premio Moda Mare (1970) chiude i grandi fasti della Moda a Cefalù. Presenta una giovanissima Enrica Buonaccorti, prendono parte allo spettacolo Rosa Balistreri e i grandi cantastorie di quel periodo: Ciccio Busacca, Orazio Strano e Otello Profazio. In quest’occasione nasce tra I Cavernicoli e Rosa Balistreri una grande affettuosa amicizia. Rosa sarà spesso ospite de La Caverna. I nostri avevano conosciuto Rosa durante uno spettacolo a Salemi (30 agostio 1970) in occasione dei Solenni festeggiamenti in onore della Madonna della Confusione. Assieme a Rosa Balistreri ed a I Cavernicoli partecipano alla serata, presentata da Pino Badalamenti, Ciccio Busacca e Giusy Romeo. Il 3 aprile 1971 i Nostri partecipano al Teatro Don Bosco Ranchibile ad un recital, che vede insieme un trio d’eccezione: Ignazio Buttitta, Rosa Ballistreri e Otello Profazio. Presenta Pino Badalamenti. In settembre I Cavernicoli sono a Milano per presentare al Teatro Manzoni una manifestazione turistico-gastronomica sotto la guida di Pino Correnti. Il 1970 segna per I Cavernicoli l’inizio di un sodalizio con Siracusa, città nella quale sono molto apprezzati. Il gemellaggio con il Teatro di Sicilia, diretto da Aldo Formosa, li fa conoscere al pubblico siracusano che ama e li adotta. I giornali cittadini titolano: Risate alla Nottola con i Cavernicoli; Piombano in città i Cavernicoli in una esplosione di buonumore; Con i Cavernicoli di Cefalù uno show tutto di risate. Ecco i titoli di alcuni spettacoli del periodo: Il Decavernone, L’arancina meccanica, L’eccologia. Il 19 dicembre del 1970 i Nostri partecipano ad uno spettacolo presso il teatro Marino di Ragusa. Costituiscono il primo tempo, con lo spettacolo Sicilia chianci, di una serata che vede protagonista la formazione jazz di Romano Mussolini, Cicci Santucci e Giovanni Cavallaro. Scomparsa la Moda Mare, Cefalù tenta di trovare un’ulteriore possibilità di promozione turistica con una manifestazione che la sostituisca degnamente. Sono gli anni del boom del cabaret e l’Azienda Autonoma di soggiorno e Turismo, spinta dalla presenza del gruppo cabarettistico locale, organizza nel 1971 la 1a Rassegna Nazionale del Cabaret alla quale partecipano ovviamente I Cavernicoli, Tony Santagata, Rosanna Rufini, il gruppo di Marco Messeri e Renzino Barbera. Tra i Nostri e quest’ultimo, padre del cabaret siciliano, nasce un affettuoso e profondo legame che li vedrà spesso insieme in spettacoli, manifestazioni e trasmissioni. Per la festa di S. Valentino, I Cavernicoli partecipano con successo, a Palermo, ad uno spettacolo musicale con I Pooh, al quale partecipano anche Carmelo e gli Alisei, uno dei complessi palemitani più famosi dell’epoca, ed il mitico Leo di Sanfelice. Successo di pubblico al Politeama – titola il Giornale di Sicilia (15 febbraio 1972), e continua – Il programma … prevedeva anche la presenza del gruppo teatrale dei Cavernicoli, ai quali era affidato il non gradevole compito di aprire lo spettacolo … Negli anni successivi i nostri Cavernicoli diventano il gruppo di appoggio per le tournèe siciliane de I Pooh, in particolare, ma anche di Christian e di Cocciante. Nel luglio del 1972 i Cavernicoli partecipano ad un’importante trasmissione televisiva (secondo canale della RAI) intitolata Incontro con Elena Calivà. Elena Calivà, cantante folk, nata a Palermo, è nota per aver riscoperto nella sua terra siciliana alcuni testi anonimi del passato e, contemporaneamente, per aver composto dei nuovi brani che si ispirano alle canzoni popolari dell’isola ma contengono temi attualissimi. Ascolteremo stasera i motivi migliori del suo repertorio in una trasmissione presentata da Mariano Rigillo che farà conoscere al pubblico anche i Cavernicoli e Renzino Barbera. I Cavernicoli, un nuovo complesso che si ispira al genere folk come la protagonista dello show, canteranno il loro ultimo successo, mentre Barbera reciterà alcune poesie. Ascolteremo poi Gina Basso in alcune interviste con Romolo Valli, Domenico Modugno, Alberto Sordi e Federico Fellini: questi personaggi parleranno del modo di interpretare le canzoni caratteristiche della Calivà. I testi sono di Velia Magno. La regia è stata affidata a Enzo Trapani. (Anonimo, Radiocorriere TV, Anno XLIX, n 27, 2/8 luglio 1972) All’interno della trasmissione il gruppo è incompleto, data l’assenza del cantante Pio Pollicino. Si replica con la 2a edizione della Rassegna Nazionale del Cabaret, cui partecipano, dal 28 agosto al 2 settembre 1972, i maggiori rappresentanti del cabaret nazionale. A fare gli onori di casa I Cavernicoli. Molti i partecipanti: I Travaglini, L’Incontro, Il Punicipio, Il Bagaglino, Renzino Barbera, Geri Palamara, Tony Cucchiara e Nelly Fieramomte, Gianfranco D’Angelo, Enrico Montesano e Giorgio Gaber. Il 28 marzo 1973 il gruppo partecipa, assieme ad Elena Calivà, alla Tre Giorni Della Musica Popolare che si svolge al Palazzo dello Sport di Roma, manifestazione presentata dal grande Marcello Marchesi ed organizzata da Radaelli. Nell’estate del 1973, grazie all’interessamento di Meli Freni, I Cavernicoli incidono, per la Fonit Cetra, un LP intitolato Un Etto Di Sicilia e un 45 giri dove si propongono in due brani estrapolati dal 33 giri: la popolare E la Luna e I baruna – il testo di quest’ultima è di Melo Freni. Nella rubrica Zona disco (Il Monello), Renzo Arbore sbrigativamente annuncia: Il folk italiano? Sono arrivati I Cavernicoli, cinque ragazzi siciliani di Cefalù che cantano canzoni popolari classiche o recenti. Disco Fonit … (LPQ 09076 stereomono). Mentre Il Giornale di Sicilia del 2 dicembre 1973, titolando I cinque di Cefalù con un etto di Sicilia, scrive tra l’altro: … A sentirlo, questo disco, si rimane piacevolmente impressionati: c’è il folklore siciliano (e il disco si chiama Un etto di Sicilia) ma pezzi celeberrimi come U carzari è galera, Vitti na crozza, Rosa arruspigghiati appaiono come rinnovati nell’interpretazione dei cinque ragazzi di Cefalù: c’è quel pizzico di cabaret, in questa interpretazione, che, appunto, rinnova il brano e lo ripropone sotto una veste nuovissima, interessante. Grazie alla prestigiosa casa editrice che lo ha prodotto il disco si inserisce nelle più importanti trasmissioni radiofoniche del periodo: Alto Gradimento (regia di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni) e Supersonic, di quest’ultima diventa addirittura stacchetto restando presente per circa 100 puntate. Il 33 giri (FONIT/LPQ 09076 – M 8738 stereomono), che ha una simpatica copertina disegnata da Nico Marino, contiene tredici brani: … E la luna; U carzari è galera; Rosa arruspigghiati; A za cicca murritusa; Comu l’unna; Vitti ‘na crozza; Ninna Nanna; I baruna; … E cantava; Vizzini; La ballata di Luca Maranu; U cavadduzzu cianciariddaru; A Ninariedda. Le belle note sul retro sono di Melo Freni: Se è già povera in Italia la tradizione del cabaret, per quanto riguarda in particolare la Sicilia dobbiamo dire che essa è completamente assente. Quando, verso la fine dell’Ottocento, da Parigi il fenomeno si sviluppa nella Mittleeuropa, la Sicilia, sempre affogata fra povertà e speranze, non poteva assolutamente prestare orecchio a bizzarri ed estetizzanti fenomeni di scapigliatura leggera e spregiudicata. Praticamente, così come non ebbe a tempo e luogo una borghesia, la Sicilia non poté avere tutti quei fenomeni che ad essa si andavano a collegare: dai più ai meno seri. Fatale, dunque, che anche la scoperta del cabaret, in mezzo a tanti altri risvolti di un costume nuovo, venisse fuori in ritardo. È un genere di spettacolo che si deve collocare in un particolare ambiente, che ha bisogno di una particolare mentalità, che deve presupporre un retroterra di progresso civile e sociale. Condizioni, queste, che nell’attuale Sicilia, pur in mezzo a tante contraddizioni ed errori, esistono e si manifestano, fino ad incoraggiare anche un gruppo di ragazzi a sperimentare un genere di spettacolo arguto e coraggioso, dove vanno spesso a riflettersi ironicamente le caratteristiche di un determinato tipo di società. È la società del cabaret. Non a caso il fenomeno cabarettistico siciliano più serio e duraturo nasce e si radica a Cefalù: è uno dei centri dove la dinamica evolutiva del costume isolano è stata più netta e coraggiosa. Inoltre Cefalù fra i pochissimi centri siciliani che dispongono di uno scambio pressoché costante di relazioni internazionali, attraverso una meticolosa organizzazione turistica, è senza dubbio un centro d’avanguardia. All’avanguardia sono venuti fuori i Cavernicoli i quali rispettano quasi anche lessicamente l’origine francese di un genere affacciatosi in taverna: tavernicoli. Da taverna a caverna, per i nostri amici di Cefalù, il passo è stato breve, sia nella forma che nella sostanza. Il loro repertorio segue abbastanza bene l’impostazione più classica: tipica la chanson, fra la canzone di tipo comune e l’aria da operetta; il couplet, la satira politica, sociale e di costume; la causerie, il monologo arguto su un argomento di attualità; la conferenza, ossia la trattazione corale di temi vari e caratterizzati. A questo nucleo centrale si aggiungono poi, e si fondono meravigliosamente, i numeri sparsi che di volta in volta i singoli protagonisti improvvisano e offrono, in una dimensione originale e incontrollata, uscendo così dal cliché della ripetizione sera per sera. I nomi dei Cavernicoli sono cinque, i volti cinque, ma i loro umori sono mille. Antonio, Nico, Gigi, Leo, Pio hanno però un merito particolare che qui non può passare inosservato: la sicilianità. Che però, badiamo, è una sicilianità nuova, dinamica, scattante. Hanno una coscienza critica che è veramente libera e civile, spuntano una serie infinita di lance per stimolare una nuova considerazione della Sicilia, anche presso gli stessi siciliani. Salaci e frizzanti, non dimenticano nemmeno di essere i romantici di un’isola il cui patrimonio popolare e naturale rimane ancora il riferimento preciso di un determinato tipo di umanità che solo nell’isola sopravvive. In questa completezza è il segreto di ogni loro successo. Questa prima incisione discografica vuole esserne una testimonianza ed una prova. Questa presentazione ripete, tranne che per l’ultimo paragrafo, quella che lo stesso Freni, sempre nel ’73, aveva posto a introduzione del volumetto Il Cabaret dei Cavernicoli, edito dall’Editore Lorenzo Misuraca di Cefalù; l’introduzione del libro si concludeva così: In questa completezza è il segreto di ogni loro successo. Non sono venuti fuori all’improvviso, con un exploit i Cavernicoli, ma si sono affacciati alla ribalta timidamente, diversi anni fa. Forse allora nessuno credeva in loro, tranne che loro stessi. Ed hanno avuto ragione. Si sono fatti le ossa, si sono maturati ed ora ecco il gran salto. I Cavernicoli sono pronti: qualunque loro successo non ci coglierebbe ormai alla sprovvista. A Cefalù intanto si vara la 3a edizione della Rassegna Nazionale del Cabaret (25-29 settembre 1973) alla quale partecipano, presentati da Renzino Barbera, I Cavernicoli (padroni di casa), Franca Valeri, Fiorenzo Fiorentini, Franco Califano, Lando Fiorini, Roberto Brivio, Gianni Magni, e I Travaglini. Nella serata del 28 settembre crea scalpore uno sketch di Mimmo Mollica il quale viene denunciato dalla Polizia per vilipendio della religione. Ne nasce un caso che vedrà la sua conclusione circa venti anni dopo. M non è certo da addebitarsi a questo fatto la mancata realizzazione della quarta edizione della Rassegna. Alla fine dell’anno, si gira in Sicilia Il viaggio, un film diretto da Vittorio De Sica con Sophia Loren e Richard Burton. Il 30 novembre al Saracen Center Music Hall di Isola delle Femmine viene offerto un Gran Galà con ospiti d’onore d’eccezione: Vittorio De Sica e Richard Burton. Allo spettacolo prendono parte il mezzo soprano Maja Sunara, il basso Ettore Geri, il duo brasiliano Irio de Paula e Afonso Veira, il complesso The Players e I Cavernicoli reduci dai grandiosi successi di Alto Gradimento e Supersonic. Il Club la Caverna, grazie agli spettacoli de I Cavernicoli, diventa un luogo d’incontro mondano, venendo, nello stesso tempo, a costituire una delle attrattive turistiche della Città. Tra i frequentatori Sandra Mondaini, Mario Valdemarin, Mariolina Cannuli, ecc. Nel 1974 I Cavernicoli presentano l’estate Valtur: sono al tetro Manzoni di Milano e al Sistina di Roma assieme ad altri noti artisti: nel teatro milanese con Bruno Lauzi e in quello romano con Enrico Montesano. Qui si fanno notare perchè cantano e sceneggiano le loro canzoni con un fantastico senso dell’Humor (A. Ber. – Cinema e cabaret per turisti al Sistina, in Il Tempo, 26 febbraio 1974). Intanto in Sicilia ferve l’attività presso le nascenti emittenti televisive private: Tele Cavo Siracusa; Tele Sicilia (Palermo). Nel bagaglio de I Cavernicoli si aggiungono spettacoli nuovi quali Il Cabaretto siciliano e Il paese dei balooked. Il 15 luglio 1975, I Cavernicoli sono ospiti in Alle nove della sera (RAI UNO), trasmissione condotta da Gianni Morandi con i testi di Maurizio Costanzo. Alla stessa trasmissione partecipa Gianni Magni. In quello stesso anno li attende una nuova fatica discografica: un nuovo 33 giri intitolato I Canti Di Fùrnari. Il solito Melo Freni scrive la presentazione sul retro dell’LP: Fùrnari sorge sulle estreme pendici dei Peloritani. Di fronte ha il Tirreno, alle spalle montagne disseminate di altri paesi, come Mazzarrà Tripi Montalbano, dove l’agricoltura continua ad essere la principale, quasi l’unica, fonte di vita. In tal senso, questi canti, benché raccolti a Fùrnari, più esattamente appartengono alla tradizione popolare di una zona ben più vasta. Tradizione vera, vogliamo sottolineare, perché autenticamente rimandata fino a noi senza alcuna interpolazione o rielaborazione, talché tutto ciò che in questo disco viene proposto è frutto di una registrazione sic et simpliciter dal vivo di voci contadine, motivi e parole, cui il complesso dei Cavernicoli presta semplicemente gli uffici della propria interpretazione. Riteniamo quest’avvertenza sull’autenticità dei canti di Fùrnari molto importante per gli intenditori e gli appassionati del folk in un momento in cui le confusioni sono al massimo, innanzi tutto per l’impreparazione di molti addetti ai lavori che non uscendo da un’autentica preparazione culturale folklorica (diremmo più chiaramente etno-psicodemologica) bensì dalle allegre brigate degli improvvisatori divulgano musica – sia pure popolare – che nulla ha da fare col folk. Le stesse parti strumentali, oltre ai motivi, di questo disco sono ricavati dalle raccolte del Favara in Val di Noto cui, secondo la divisione della Sicilia di Gioacchino di Marzo, Fùrnari appartiene. Il contributo, dunque, di un disco scientifico che proponendo canzuni propone l’esame di un costume e di una civiltà che di fronte alle trasformazioni in atto difende nella cultura del suo popolo sé stessa. Il disco (FONIT/LPO 09090 stereomono), a cura di Giuseppe Cambria, prodotto dallo stesso Freni, contiene i seguenti brani: a mia mi cunvinni mi ti lassu – e nta Palermu la visti ballari – vogghiu cantari e cantaturi sugnu – cerchilu undi vo’ chi non la trovi – chiangiunu l’occhi me’, ‘ran chiantu f annu – bedda, p’amari a vui, p’amari a vui – haiu saputu chi ti maritasti – figghiuzza, mi cadisti di lu cori – me matri mi vulia maritari – figghiola, comu l’oru stralluciti. Nel marzo del 1976 nascono alcuni dissapori sul modo di gestire l’attività artistica del gruppo e sui programmi previsti dalla Direzione del Club. Il gruppo, allora, lascia il Club La Caverna e uno dei suoi elementi, Antonio Augello. Ne nasce uno strascico legale per la proprietà del nome del gruppo. Ne viene fuori una convenzione che assegna il nome I Cavernicoli al quartetto uscente: Nico Marino, Pio Pollicino, Leandro Parlavecchio e Gigi Nobile. L’attività del gruppo si consolida, nascono nuovi spettacoli quali Cappelli, cappellacci, cappellini. Mentre battono la Sicilia a tappeto con i loro spettacoli, in quegli anni, I Cavernicoli sono insigniti dei più prestigiosi premi siciliani: Premio internazionale Copodieci per il folklore (Siracusa, 1977), Premio Paladino d’argento per il teatro (Siracusa, 1977) e Premio Etna d’oro per lo spettacolo (Catania, 1978). Il successo musicale del gruppo fa sì che, nel 1978, nasca un terzo album, su LP e anche musicassetta, Cavernicolivolissimevolmente, sempre per la Fonit Cetra. Il 33 giri (LPP 379 – M 11996 stereomono) viene salutato con gioia dai numerosissimi fan de I Cavernicoli. Renzo Arbore scrive: Rispetto ad altri gruppi similari che trattano il cosiddetto folk i Cavernicoli – quattro ragazzi di Palermo molto noti nella loro terra e pronti a conquistarsi una grossa popolarità anche nel resto d’Italia – presentano una loro peculiarità: quella di cantare vecchie e nuove cose con grande ironia e senso dell’umorismo. Questa dote è probabilmente il frutto della lunga militanza che i Cavernicoli hanno effettuato nel cabaret, affinando sempre di più il loro stile. Così Cavernicolivolissimevolmente – titolo del loro nuovo elleppì – è un disco tutto da ascoltare, quasi come un mini-spettacolo dove non c’è mai noia, anche quando i quattro ragazzicantano brani nostalgici o appassionati. Apprezzabile, inoitre, l’idea di corredare il disco con la riproduzione completa dei testi su un tipico foglio da cantastorie. Cetra numero 379. (Renzo Arbore, rubrica Speciale dischi (Rock, Folk), Radocorriere TV, 3/9 dicembre 1978) Ci spiega il disco Il Corriere delle Madonie: Non è uno scioglilingua, forse un nuovo avverbio alla maniera de I Cavernicoli; si tratta cioè del loro ultimo L.P. uscito sul mercato in questi giorni, 33 giri che ha portato una ventata di allegria nel campo della musica nazionale. I Cavernicoli lo hanno presentato ufficialmente in uno spettacolo al teatro greco di Siracusa, in occasione del premio nazionale Capodieci, suscitando l’entusiasmo delle 20.000 persone del pubblico, che ha tributato ai nostri una vera e propria ovazione conclusasi con l’assegnazione di quattro targhe d’onore a loro che, vincitori del Capodieci 1977, partecipavano come ospiti d’onore. Per il 1978 è stato loro invece assegnato il Polifemo d’argento, che premia la sicilianità di artisti che si sono distinti in campo nazionale. Torniamo comunque al disco Cavernicolivolissimevolinente un 33 giri nel quale gli ormai arcinoti quattro Cavernicoli: Nico Marino, Gigi Nobile, Leandro Parlavecchio e Pio Pollicino, hanno inserito le canzoni del loro reale repertorio. Il disco etichetta Fonit Cetra LLP 379 del quale è stata anche fatta la versione su musicassetta FP 818, viene presentato con una copertina dello studio Salvio Alessi con grafica di Gonzales, all’interno un manifesto riporta i testi delle canzoni con le traduzioni per quelle in siciliano: questa volta infatti i Cavernicoli hanno inserito nel disco canzoni in italiano. Nel disco c’è anche dell’ottima musica da discoteca, una samba Mondello Sound, una bossa nova La terra a cu tocca con testo di Melo Freni; motivi anni ’30, Il petrolioro e Così non mi va, quest”ultimo del maestro Vincenzo Curreri, del quale i Cavernicoli interpretano nello stessa L.P. un delicato motivo Amuri e fantasia; troviamo motivi da tabarin come Negrita; una deliziosa satira per quanti, rifacendosi a motivi partenopei, dicono di fare musica popolare siciliana antica Canzone inedita del 1492, motivi noti come I pirati a Palermo e una nuova versione di Cocò, graziosa macchietta siciliana; Nica Vuccuzza melodrammatica, una ballata inglese La cintura di castità e per finire La racina nuovo inno a Bacco. Il tutto sotto la direzione tecnica del fonico Massimo Becagli. Ne sono venute fuori 12 canzoni fresche, allegre; scanzonate, in un L.P. che non può mancare nelle collezioni di quanti amano la buona musica. Il 1978 è l’anno di un’altro grande successo: la partecipazione a L’altra domenica, la trasmissione (RAI DUE) di Renzo Arbore che offre un’alternativa a Domenica in… Il servizio, per la regia di Ghete Strano, presentato da Patrizia Schisa, viene registrato il 18 novembre al Teatro Biondo e trasmesso il 26 novembre. Nasce allora anche un nuovo 45 giri Blue story (Fonit Cetra) che viene presentato durante una serata al Baccarà di Lugo di Romagna, trasmessa in televisione il 26 dicembre (RAI UNO) col titolo di Caro lettore… , per la regia di Antonio Moretti. Nell’estate del 1977 i Cavernicoli avevano prestato la loro partecipazione straordinaria nel Gran Galà, che si tiene a Zafferana Etnea, per l’assegnazione del premio Polifemo d’Argento (Premio internazionale della Sicilianità). Presenta Nuccio Costa. L’esibizione dei Nostri era stata molto gradita dal pubblico che applaude e chiede ben otto bis, tanto che gli organizzatori del Premio, per rabbonire il pubblico, che li richiede a gran voce, assegnano loro, seduta stante, il premio per l’edizione successiva. Il Premio, a causa d’improrogabili impegni, non ritirato dai Nostri nell’edizione 1978, sarà loro assegnato nel 1979. Nel 1979 sono ospiti a Domenica in… (RAI UNO), condotta da Corrado. Fanno il bis l’anno successivo, ancora ospiti a Domenica in… (RAI UNO), la prima condotta da Pippo Baudo. In quello stesso anno conducono uno spettacolo musicale per TELEMONTECARLO. Il programma, al quale partecipano i più grandi interpreti della canzone italiana, s’intitola Canzoni e regali. Il 21 agosto 1979 i Cavernicoli partecipano al Premio Falcone (Me), patron e direttore artistico Melo Freni, ricevendo il plauso del pubblico e dei premiati, tra cui il chitarrista Sandro Perez e l’attore Riccardo Cucciolla. Quest’ultimo in una dedica ai nostri scrive: Ai cari, squisiti impareggiabili Cavernicoli tutto il bene e il successo che merita la loro bravura e soprattutto il BUON GUSTO! Con affetto Riccardo Cucciolla. Il 1979 è per I Cavernicoli un anno particolare. Gigi Nobile, vigile urbano, non può più seguire il gruppo nelle ormai frequenti lunghe uscite, costretto dagli impegni della sua attività lavorativa. Mario Marino, fratello di Nico si alternerà a Gigi per qualche periodo fino alla sostituzione definitiva. Con Gigi, nel gennaio del 1980, si presentano a Roma al Teatro delle Muse. Qui in uno spettacolo intitolato Cabaropera si presentano alla stampa romana e al pubblico romano. Grande successo di pubblico, ma qualche rimbrotto dalla stampa che li vede poco impegnati. Patchwork siciliano titola La Repubblica (21 gennaio 1980) e I Cavernicoli recitano e cantano con un po’ troppa leggerezza titola invece L’Unità (24 gennaio 1980) che comunque sottolinea, malgrado il facile e sbeffeggiante qualunquismo che: I quattro interpreti, e soprattutto Leandro Parlavecchio, sono buoni cabarettisti nella recitazione, piacevoli esecutori agli strumenti, e tutti cantanti di merito. Anche per questo non si può negare di trovarsi di fronte a un o spettacolo piuttosto divertente. Nel maggio del 1980 i nostri si ripropongono al Teatro delle Muse, nella formazione che vede Mario Marino al posto di Gigi Nobile. Nell’ottobre di questo stesso anno i nostri prendono parte, con i loro pezzi, ad uno spettacolo al Teatro Aurora intitolato Non ti scordar di me che son la Diva, protagonista Maria Grazia Buccella. La prima è un flop, la seconda addirittura non si farà! I giornali stroncano attori e autori e si divertono a dirne di cotte e di crude sullo spettacolo, evidenziando però l’efficacia della partecipazione de I Cavernicoli. … Fortunatamente per questa piece in due tempi … compaiono, senza motivo ma provvidenzialmente, i quattro nuovi ragazzi del sud, spassosissimi: I Cavernicoli. Con loro ci si diverte: non si capisce cosa c’entrino con il divismo, ma almeno sono bravi … fanno parte a sé e meritano applausi separati: infatti li hanno avuti. (Enrico Cogno, Divagando nel divismo, in Il Tempo, 17 ottobre 1980)

… La parte del leone alla fine tocca ai Cavernicoli, che occupano, in minuti, la fetta più grossa dello spettacolo. Son quattro buontemponi, dotati di bella voce, capaci di raccontare e sceneggiare le barzellette. Alla loro verve, che scivola spesso nella goliardia bonaria, si affidano le fortune di tutto l’intrattenimento, che termina in pieno happening carnascialesco con una scena di equivoci all’Opera. Ma le dive? Quattro bravi ragazzi? … (Anonimo, Quaranta ma non si rinnova, in Il Messaggero, 17 ottobre 1980)

… e infine i Cavernicoli, veri animatori della serata. Il gruppo conserva vizi goliardici, ma ha serrato i tempi delle sue stralunate osservazioni e ha confezionato un lungo brano di parodia dell’opera lirica, un tema facile ma senza banalità e anzi ravvivato da intelligenti ironie. Un brano che può da solo giustificare il prezzo del biglietto. (Anonimo, Soltanto un pio di gambe, in Paese Sera, 16 ottobre 1980)

… Gli unici in grado di scuotere dal progressivo torpore erano gli interventi dei Cavernicoli, un quartetto siciliano che faceva numero a sé, una vera sorpresa, simpatia e tempi comici perfetti. Il brano iniziale di frenetico vagabondaggio con accostamenti maliziosi a sorpresa sul filo delle onde medie radiofoniche era ottimo cabaret. Altrettanto la serie dei disguidi e dei fraintesi telefonici. Mentre il gran finale di parodia operistica cavalcava al galoppo con effetti tra Helzapoppin e la goliardia ruspante arie celebri e trucchi famosi mescolando, con la complicità di un suggeritore, distratto Otello in nerofumo ai colpi di tosse di Mimì. Dovendo ricordare qualcuno, ricordiamo volentieri loro, i Cavernicioli. (Nico Garrone, Il ‘collant’ è femminilità?, in La Repubblica, 16 ottobre 1980)

Nel 1981 partecipano a Via Asiago tenda per la regia di Fabio Brasile (Radio Uno, 10 puntate). Comincia un sodalizio con questa trasmissione che li vedrà impegnati per diverse successive edizioni e che permetterà loro, negli anni, di conoscere e familiarizzare con molti conduttori e ospiti della trasmissione: Jenny Tamburi, Gian Carlo Dettori, Stefano Satta Flores, Memo Remigi, Rosanna Ruffini, Marina Pizzi, Antonella Steni, Franco Rosi, Bruno Lauzi, Ivana Monti, Orsetta De Rossi e Kim and the Cadillacs, Drupi, Ivan Graziani, Riccardo Cocciante, Marcella, Gepy and Gepy, The Twins, Alberto Barbero, Adriano Momo, Carge, Irio de Paula, Ever Green, Mike Francis, Gianni Agus, Nino Frassica, Daniela Conti, Stefano Antonucci, Ernesto Bassignano, Franco Califano, I Ricchi e Poveri. In una delle loro presenze radiofoniche familiarizzano con il mitico Zoroastro (Giuseppe Aldo Rossi) che in quella occasione offre loro una dedica: Ai simpaticissimi CAVERNICOLI un anagramma (di sapore siculo) VERI LACONICI, Zoroastro e cioè Giuseppe Aldo Rossi – Roma 14/X/81- . Sempre nel 1981 prendono parte a molte altre trasmissioni radiofoniche e televisive: Permette cavallo, regia di Michele Guardì (Radio Uno, 6 puntate), ospiti a Domenica in… (RAI UNO), condotta da Pippo Baudo e a Sereno variabile, condotta da Osvaldo Bevilacqua (RAI DUE); quindi sono nel cast della trasmissione televisiva Lo Scatolone (RAI TRE) per la regia di Gino Landi e in quello di Disco Slalom, trasmissione condotta da Mara Venier (RAI TRE, quattro puntate). Nel 1982 l’attività radiofonica è in crescita: partecipano nuovamente a Via Asiago tenda per la regia di Fabio Brasile (Radio Uno, 10 puntate), a Permette cavallo, regia di Michele Guardì (Radio Uno, 6 puntate), a Carta bianca (Radio Uno) e Domenico in… (Radio Uno)trasmissione di 13 puntate di grande successo che ottiene la nomination come migliore trasmissione radiofonica dell’anno. Quello stesso anno (1982) conducono Onda verde (Radio Uno, 10 puntate), un appuntamento che diventerà una costante. Replicheranno la loro presenza alla trasmissione per cinque anni fino al 1986. Il 1983 vede I Cavernicoli molto attivi in casa RAI. Qui sono ospiti in Permette cavallo, regia di Michele Guardì (Radio Uno, 5 puntate), Via Asiago tenda, regia di Fabio Brasile (Radio Uno) e conducono Onda verde (Radio Uno, 26 puntate). Partecipano ancora ad importanti manifestazioni quali la Prima Rassegna Internazionale del nuovo umorismo (Piraino – Messina) e sono nel cast del Premio Eolo d’oro patrocinato da Novella 2000 e dal Comune di Milazzo. Nel 1984 I Cavernicoli Sono nel cast della trasmissione Il Trappolone condotta da Renzo Montagnani e Daniela Poggi, conducono Cab anch’io n° 3 (Radio Uno, 13 puntate) e sono tra gli ospiti della Seconda Rassegna Internazionale del nuovo umorismo (Piraino – Messina). Riscuote molto successo la loro conduzione di Onda verde (Radio Uno, 30 puntate). In quest’occasione I Cavernicoli si presentano al pubblico in trio. Svegliarsi col buonumore fa bene allo spirito e predispone ad una migliore giornata. L’ascoltatore radiofonico che si sintonizza su Radiouno dalle ore 6 alle 9, quando va in onda La Combinazione musicale, ha buone possibilità di iniziare la giornata col sorriso. A condurre questa maratona radiofonica di tre ore per l’intero mese di marzo sono stati tre signori della risata, I Cavernicoli. I tre, siculi di Cefalù, Nico Marino, Leandro Parlavecchio e Pio Pollicino … ( ) … Chiamati nel 1982 da Radiouno per La Combinazione musicale i tre comici siciliani adattano presto il loro umorismo al mezzo radiofonico. Qui, oltre a presentare le varie rubriche fisse, propongono una impetuosa serie di personaggi impossibili ambientandoli in diversi Paesi: Stati Uniti, Cina, Russia, Spagna, etc. Fra questi personaggi è divertente l’acidula annunciatruce che presenta il terribile complesso dei Des sbreakes che in diretta interpretano motivi anni ’60. Spassosi anche il bimbo che fa il radiogiornale dei piccoli e La ragazza tutta d’oro che fa versi da pollaio; Miss Ina Gall detta pure Miss Gallina. Motivetto assillante del programma è il refrain di una vecchia canzone di Nilla Pizzi Oh mamma, mamma, io voglio la chupèta. La chupèta, che non si dice che vuol dire, ben si presta per il quiz Tost, condotto da Emilio Percarità. (Giorgio Casti, I radio-Cavernicoli – Radiouno di prima mattina a tutta satira, in Il Giorno, 31 marzo 1984) La formazione, nel corso del tempo, si è avvalsa principalemente dei testi di Nico Marino, con il quale dal 1983 collabora Giuseppe Bellipanni, fine umorista e vignettista. Intanto tra le manifestazioni più importanti che si tengono a Cefalù spicca per importanza Il Cantamare che vede delle edizioni eccellenti nelle estati del 1984 e del 1985. Numerose le star della musica leggera nazionale. I Nostri si distinguono per i loro interventi. Nel 1985 I Cavernicoli sono nel cast di Shaker (RAI DUE) trasmissione condotta da Daniela Poggi e Renzo Montagnani, per la regia di Vito Molinari. Intanto nasce Rai Stereouno e i Nostri, in qualità di ospiti, partecipano a molte trasmissioni condotte da Barbara Marchand e Federico Biagione. Tornano ancora a condurre Onda verde (Radio Uno, 25 puntate), all’interno della quale realizzano alcuni spot comici per pubblicizzare la sicurezza sulle strade; grazie a questa produzione si aggiudicano il secondo Premio del Ministero dei LL.PP. per la Sicurezza Stradale (Roma). Il premio è loro consegnato nella Sala dei Conservatori in Campidoglio. Durante la loro permanenza a Roma vengono convocati per un provino dalla redazione di Buona Domenica (Canale 5), trasmissione condotta da Maurizio Costanzo, testi di Alberto Silvestri. Il provino riscuote ampi consensi ed il trio viene ingaggiato per tre puntate. Il loro intervento riporta molto successo e sono confermati per le restanti undici puntate della stagione 85-86. Il Monello, uno dei settimanali a fumetti più in voga in quegli anni, titola Che comici moderni questi Cavernicoli!, e continua: La partecipazione a Shaker, la trasmissione-contenitore della seconda rete che ha saputo dispensare allegria in maniera moderna senza scontentare i tradizionalisti (e viceversa), ha lanciato definitivamente un gruppo cabarettistico che da anni si sta battendo per ottenere un meritato successo: I Cavernicoli. Prima conosciutissimi ed apprezzati in ambito isolano (sono tutti e tre sicilani veraci, e sicilianamente capaci di graffi malinconici quando non sono esilaranti), poi divenuti noti in radio, dove per due anni hanno realizzato un programma mattutino e per altri due anni uno domenicale, hanno finalmente fatto il fatidico salto di qualità (nel senso della… quantità, cioè dei famosi ascolti…) in televisione. Prima a Canale 5 (Buona Domenica) e poi in Rai. Divertenti, inesauribili, spesso imprevedibili, i Cavernicoli sono anche incredibili voci-strumento. Con loro, insomma, non ci si annoia mai. (Anonimo, Che comici moderni questi Cavernicoli!, in Il Monello, maggio 1985) I Nostri partecipano quindi alla terza Rassegna Internazionale del nuovo umorismo (Piraino – Messina) e presentano, assieme a Memo Remigi, la manifestazione di consegna delle targhe ai migliori atleti siciliani (Siracusa, Teatro Vasquez, 9 aprile): consegna di riconoscimenti a Concetto Lo Bello e ad Enzo Maiorca. Prendono parte alla trasmissione Motel: Radiouno sulle strade d’Italia (Radio Uno, 1 luglio) e sono nel cast dello spettacolo Cantamare (Cefalù, 25-27 luglio) presentato da Valerio Merola e Miriam Fecchi, tra gli ospiti le più grandi vedette della canzone italiana. Per la regia di Pino Valenti, ne vengono fuori quattro trasmissioni televisive che sono proposte su RAI TRE e su Telemontecarlo. Sono, quindi, tra gli ospiti del Microfono d’argento (Cefalù, 3 luglio), manifestazione presentata da Daniele Piombi e organizzata da Gianni Ravera per la consegna di riconoscimenti assegnati dall’Associazione della Stampa (Trasmissione su RAI UNO) e conducono Il Guastafeste (Radio Uno, 13 puntate). Fanno inoltre parte del cast della trasmissione televisiva Di Gei Musica (RAI TRE; sei puntate) condotta da Enzo Persuader. Ecco un bell’articolo del periodo: Sono decisamente bravi. Maurizio Costanzo dice che sono gli unici che riescono a far ridere cantando, infatti per questo motivo sono ospiti fissi nella sua trasmissione televisiva Buona Domenica. Stiamo parlando di Nico Marino, Leandro Parlavecchio e Pio Pollicino, meglio conosciuti come i Cavernicoli. In questo programma si divertono e divertono facendo le parodie ai grossi monumenti della letteratura. Noi li abbiamo visti interpretare (a modo loro) i Promessi sposi e Elena di Troia: non solo riescono a suscitare il riso (questo nonostante tutto lo fanno in parecchi), ma riescono a farlo in maniera intelligente (questo, invece, nonostante tutto, riescono a farlo in pochi). E pensare che sono nati, artisticamente parlando, nel 67 per elezione naturale, quindi per puro caso. Nico, Leandro e Pio erano tre amici. Il primo arredatore e antiquario, il secondo architetto, il terzo tipografo. Nico però suonava la chitarra e aveva una bella voce da tenore, Leandro riusciva a fare la voce da soprano, Pio se la cavava meravigliosamente con lo scacciapensieri, strumento tipico della loro terra, la Sicilia. Cominciarono col trastullare i loro amici, poi piano, piano, i primi timidi successi nei localini del posto, i cabaret in altre regioni, la radio (RAI 1), la TV (Domenica in e Shaker) e infine anche i premi e i riconoscimenti. Chi li conosce bene può garantire che sono stati i precursori di quello che oggi viene chiamato umorismo goliardico, tanto per intenderci, lo stesso di Renzo Arbore & Company. È la vita! I Cavernicoli però non se la prendono più del necessario, sono contenti del successo che hanno e marciano tranquilli per la loro strada, sicuri che quello che fanno è fatto bene. (Anonimo, Intelligenza e non sense – I Cavernicoli, in Cioè, 109, Dicembre 1985) Il 1986 vede ospiti i nostri Cavernicoli in diverse trasmissioni di grande popolarità come Cordialmente (RAI UNO), condotta da Enza Sampò; Mezzogiorno con… (RAI UNO), condotta da Enrica Bonaccorti. Si ripropongono a Via Asiago tenda (Radio Uno, 10 puntate) e tornano a condurre Onda verde (Radio Uno, 25 puntate). Nel mese di dicembre del 1985 la Soprintendenza ai beni Ambientali ed Architettonici aveva espresso parere contrario sul progetto di restauro dello splendido quanto abbandonato Teatro Comunale di Cefalù. Nel 1986 si forma un Comitato Per il Teatro Comunale formato da uomini diversi per concezioni ideali e politiche e molte Associazioni locali. Con la partecipazione di queste ultime, l’11 dicembre, si organizza una manifestazione-spettacolo di protesta a favore del Teatro Comunale, presso il Tendone Basket di Cefalù. Ineccepibile l’organizzazione attuata dal Comitato con il coordinamento di Gigi Nobile, regista de L’Armonia, e Nico Marino de I Cavernicoli, simpatico conduttore della serata. Davanti ad un numeroso pubblico salgono sul palcoscenico del tendone basket ben 112 artisti: I Cavernicoli, le cooperative teatrali L’Armonia e Ras Melkart, la Banda Musicale Santa Cecilia, i gruppi Cefalù Folk e Astro Folk, gli attori Arturo Manera e Maria Di Paola, quest’ultima in veste di presentatrice assieme a Nico Marino de I Cavernicoli. L’anno successivo, appena si insedia la nuova Amministrazione, il Comitato pubblica una lettera aperta denunciando la mancata ottemperanza, da parte dell’Amministrazione Comunale, degli impegni pubblicamente assunti nella seduta consiliare del 23 febbraio 1987 e la mancata presentazione del progetto, promessa per il 31 maggio di quell’anno. Alla fine un progetto che mette tutti d’accordo, permette di poter dare l’avvio ai lavori che vengono però successivamente interrotti. Alla fine dell’anno i Nostri si propongono in uno spettacolo al Teatro Aurora di Palermo. Qui si fermano per 5 settimane e 1/2 che è, appunto, anche il titolo del fortunatissimo spettacolo con il quale l’anno successivo, in gennaio, festeggiano i venti anni di attività artistica. A Roma, data la diversa permanenza, lo stesso spettacolo si intitola 3 settimane e 1/2, presso il Teatro Centrale di Roma, la regia è di Riccardo Di Blasi. Lo spettacolo, a grande richiesta, viene presentato anche al Teatro Dante di Palermo. Si registra in questo anno la partecipazione a varie trasmissioni radiofoniche (Radio Uno): Carta bianca stereo, Pronto chi gioca? e Via Asiago tenda. Conducono Le piace la Radio? (Radio Uno, 13 puntate) per la regia di Nico Marino. Nel 1988 si ripresentano al pubblico con Via Asiago tenda (Radio Uno, 12 puntate). Nel 1989 sono insigniti del Premio internazionale Castello di Lombardia per lo spettacolo (Enna) e l’anno successivo conducono uno Special su RAI UNO intitolato L’Università della risata, una bella invenzione di Nico Marino che pensa ad una facoltà nella quale i comici siano docenti; Magnifico Rettore viene nominato Pietro De Vico. Nel 1990 si ripropongono con una produzione radiofonica, 12 puntate su Radio Uno per una serie intitolata Non c’è problema. Il 22 agosto 1990 sono I Cavernicoli ad ospitare Maurizio Costanzo a Cefalù . Nonostante tutto, [e davvero, in questo caso, l’espressione calza a dovere], lo show di Maurizio Costanzo all’Arena Artigianelli, il 22 agosto, si è risolto in un grande successo. Attesissimo e affollatissimo, [c’erano almeno tremila spettatori], l’incontro con Cefalù del popolare, simpatico giornalista presentatore, a conclusione di una tournée attraverso le più rinomate località turistiche, era stato compromesso, per colpa dl poche gocce di pioggia, da un guasto al mixer dell’impianto di amplificazione; ci ha messo una toppa, con la solita disponibilità, il nostro immancabile Nico Marino, raccontando un po’ di barzellette, e dopo circa mezz’ora, Maurizio Costanzo ha potuto riprendere lo spettacolo … Gradevole il contorno cabarettistico dei Cavernicoli e ben accolta la breve esibizione di un gruppo di splendide modelle. Una bella serata, dunque, di cui Maurizio Costanzo può essere soddisfatto. (Anonimo, All’Arena Artigianelli ‘Maurizio Costanzo Show’, in Il Corriere delle Madonie, Anno XXVII, n. 15, 15 settembre 1990) Nel 1991 sono ospiti in mondovisione insieme a Nino Frassica nella trasmissione condotta da Raffaella Carrà e intitolata Quando calienta el sol, quindi ospiti in RAI UNO Fortuna condotta do Valerio Merola. Nel 1993 ricevono il Premio Tindari d’argento per lo spettacolo (Milazzo) e quello Internazionale Castello di Pietrarossa per lo spettacolo (Caltanissetta). In quello stesso anno fanno parte del cast del film Mario e il Mago, di e con Claus Maria Brandauer. Tratto da un racconto di Thomas Mann, il film si gira quasi interamente a Cefalù; interpreti: Julien Sand, Anna Galiena, Philiphe Leroy e Domiziana Giordano. Tutta la città partecipa alle riprese con ben 350 comparse; molti figuranti vengono scelti tra i componenti delle associazioni che praticano il teatro. Piccolo ruolo per Leandro Parlavecchio, che sarà il carrettiere. A tenere i contatti tra la Produzione e la città sarà Nico Marino che, con la collaborazione di Vincenzo Curreri, dirige il gruppo delle oltre 300 comparse cefaludesi. Nel 1997 Mario Giglio, mettendo insieme alcuni tra i più valenti musicisti e cantanti siciliani, forma l’Orchestra Siciliana. I Nostri fanno parte della configurazione originaria. Gli impegni però non consentono loro di rimanere a lungo nel contesto della formazione musicale. Nel febbraio del 1998 tornano al Teatro Lelio (Palermo). Qui, dove si erano già presentati al pubblico, con successo, con il loro spettacolo intitolato Sulla breccia dell’onda, propongono Non ci volevo venire. PALERMO – Il ponte sullo Stretto era una chimera quando i Cavernicoli cominciarono a calcare le scene nel locale Là Caverna di Cefalù, da cui il trio prese subito il nome. Trent’anni fa la band tutta risate composta da Pio Pollicino, Leandro Parlavecchio e Nico Marino aveva già inserito la più classica delle battute sulla più scontata delle italiche promesse incompiute. E finalmente un ingegnere giapponese mette mano all’impresa, ma se ne pente subito, vista la complessità dell’operazione: è l’ingegnere Ma-Ku-muficifari. È solo una delle battute delle infinite gags che ha proposto il trio cefaludese nello scorso week-end at teatro Lelio. Per due ore abbondanti i tre hanno entusiasmato un pubblico molto maturo, forse nostalgico proprio delle risate dei vecchi gruppi di una volta, tutte ilarità costruite sui doppi sensi, sulle storpiature e sulle parodie. Nonostante i fili grigi, i Cavernicoli hanno superato l’esame. La battuta, spesso frutto di alterazioni verbali, di storpiature, la parodia, fanno subito pensare al mitico quartetto Cetra. Si sono presentati al pubblico alla loro maniera, senza effetti specuiali, vestiti come vestono ogni giorno, chitarra acustica, contrabbasso scacciapensieri come unica dotazione d’orchestra. Hanno proposto numeri storici del loro repertorio e pezzi di comicità più aggiornati: dalla genesi rivista e corretta all’ombra della rocca di Cefalù alla teledipendenza dei giorni nostri, passando per le orazioni in versione mediatica. E quando nel bel mezzo dello spettacolo si fionda, inaspettato, un intermezzo pubbilicitario di un noto maglificio di: Castelbuono con belle marmotte (lo sponsor??) i tre non esitano a fare ironia sul defilè. E Parlavecehio compare sfardato sul palco, in versione emigrante. Ma in fondo gli va perdonata questa trasgressione equesta apertura al commerciale. La Vanoni si vende a Pomellato? E loro si offrono a una piccola ma creativa azienda madonita. Tié. Il pubblico ci ride e manda giù con disinvoltura e grandi risate a corollario della Copetta dell’America e dei numeri da infante di Nico, fanciullone, tradito dalle istituzioni arroganti e da mamma e papà ormai in rotta, che non sanno a chi scaricarlo. (m.p., Il Ponte sullo stretto? Colpa di Ma-Ku-muficifari, in Il Mediterraneo, 10 febbraio 1998) Un escursus storico sulla umanità intera è il tema dello spettacolo dei Cavernicoli che verrà presentato domani sera e domenica pomeriggio al teatro Lelio. Non ci volevo venire il titolo e il tormentone del trio che con questo spettacolo ripercorre le tappe fondamentali della sua carriera. Quella dei Cavernicoli è ormai una lunga storia iniziata nel lontano 1967 proprio alla Caverna di Cefalù dove si esibirono per la prima volta. Il nome rimase ma i componenti, durante gli anni, cambiarono. All’inizio eravamo tanti che potevamo fare una squadra di calcio – ricorda Nico Marino, il portavoce del gruppo poi ci siamo ridotti a tre e possiamo fare un incontro di boxe, con tanto di arbitro però. Dopo trenta anni di attività, trasmissioni radiofoniche e televisive nazionali e locali, rassegne e una discografia che raccoglie il meglio della loro produzione di parodie musicali i Cavernicoli hanno trascorso la loro carriera per lo più fuori dai mass media. Nico Marino, Leandro Parlavecchio e Pio Pollicino continuano a presentare le loro performance cabarettistiche con successo. Una carriera di tutto rispetto per uno dei più vecchi gruppi di cabaret conosciuti a livello nazionale malgrado le poche frequentazioni televisive. Una scelta, quella di restare fuori dall’ambito televisivo. La televisione ci ha esaltati e ci ha consentito di raggiungere una platea più vasta, ma a noi è mancato il contatto col pubblico, la gente, una fonte inesauribile che ci fornisce la materia prima dei nostri testi. Autori dei testi dei loro spettacoli, assieme a Peppe Bellipanni il trio prende in giro le esagerazioni della vita di oggi, con molte divagazioni sui modelli televisivi più consumati. Nico Marino risponde alle domande sullo spettacolo e sulla loro trentennale attività e descrive le tappe fondamentali ripercorse in questo spettacolo. L’argomento principale è una storia dell’umanità riveduta e corretta Dalla scoperta dell’America ad una satira amabile sul mondo televisivo. Dove trovate l’ispirazione per le vostre parodie? Dobbiamo dire che siamo stati i primi a utilizzare la parodia nei nostri spettacoli. Naturalmente ci siamo rifatti al modello più storico, il famoso Quartetto Cetra. Ma noi abbiamo aggiunto delle innovazioni, per esempio non facciamo parodie di una intera canzone ma brani e ritornelli di quelle più orecchiabili. Di nuovo al teatro Lelio dopo lo spettacolo che avete proposto nel mese di ottobre. Proporrete delle novità? Una novità che riguarda lo spettacolo è una piccola sfilata di moda fra un tempo e l’altro. Anche noi ci esibiremo in una nostra personale sfilata, chiaramente una parodia sulle griffe che ormai condizionano il nostro modo di vivere. Prenderemo di mira il consumismo. La nostra sfilata precederà quella della ditta di Francesco Liberto di Castelbuono, la Smac, che presenta alcuni dei modelli, veri questa volta, della collezione di quest’anno. Poi riprenderemo i fili dello spettacolo Sulla cresta dell’onda che abbiamo già presentato al Lelio. Ma quello di stasera raccoglie le parodie musicali più famose e più amate dal pubblico. (Clara Picciotto – Non ci volevo venire ma ci fanno ridere sempre, In OggiSicilia, 7 febbraio 1998) Dal 1999 al 2002 vengono insigniti di alcuni altri prestigiosi premi: Enzo di Pisa ’99 alla carriera (Casteltermini, 1999); Martina Visconti per lo spettacolo (Aspra, 2000); Liolà per lo spettacolo (Terrasini, 2000); ENDAS Sicilia – La satira come espressione di Libertà (2000); Aspra per lo spettacolo (Aspra 2001); Arte e Cultura Nino Fargione – I.S.L.A.S. (Catania, 2002) per il Cabaret. Nel 2001 fanno parte del cast del film di Ficarra e Picone (loro estimatori) Nati Stanchi (2002), per la regia di Dominick Tambasco. I tre partecipano interpretando piccoli ruoli, assieme al meglio degli attori siciliani: Leo è il padre di Ficarra, Nico il gestore del ristorante dove avrà luogo il banchetto di nozze, Pio il fotografo davanti alla chiesa. Nel 2003 (6 giugno) partecipano alla Manifestazione Buon compleanno Renzino – I più importanti artisti siciliani festeggiano gli ottant’anni di Renzino Barbera al Teatro Metropolitan di Palermo, organizzata da Angelo Butera. Nel 2004 i tre sono insigniti del Premio Cefalù – Centro Storico dal Vivo, edizione 2004. Per l’occasione, i tre si ripresentano sul palcoscenico in quintetto, assieme ai vecchi compagni Antonio Augello e Gigi Nobile. Da questo spettacolo nasce l’idea di riacquisire nel contesto della formazione artistica Gigi Nobile che ne era uscito, per motivi di lavoro, nel 1980. Il 12 aprile 2005 si esibiscono in quartetto all’Agricantus di Palermo. Per la rassegna Comici da legare la Tramp di Palermo ha portato all’Agricantus il più famoso, forse, gruppo cabarettistico sorto in Sicilia e che, inossidabilmente, resiste da circa quarant’anni, imperversando in palcoscenici, schermi e premi. Parliamo de I Cavernicoli che esordirono nel 1967 e che da allora non si sono più fermati, mietendo sempre successi, partecipando a manifestazioni di ogni genere e percorrendo tutta l’Italia, penetrando nelle case attraverso i teleschermi, allietando le vacanze di gruppi turistici e perfino elaborando un tipo di cucina che ben si sposava e si sposa con quella digeribile comicità che il gruppo ci propone. Abbiamo rivisto il loro leader, Nico Marino, il contrabbassista-fantasista Leandro Parlavecchio, il barbuto Pio Pollicino con il suo immancabile marranzanu e il ripescato Gigi Nobile che, dopo vent’anni di latitanza, si è riunito al gruppo con la sua chitarra. Vorremmo che tanti cabarettisti di oggi si interrogassero sulla longevità, sull’interesse mai scemato, sul successo che I Cavernicoli continuano ad avere, arricchendo sempre di più un medagliere che continua a sfavillare, nonostante l’incuria del tempo e dei tempi. Lo spettacolo Non ci volevo venire, proposto da questo quartetto di giovani piuttosto attempatelli, è un susseguirsi, un intrecciarsi di freschezza, di stile, e di una comicità tutta particolare. Riprendendo temi vecchi e nuovi, ci siamo accorti che questi artisti, volutamente, hanno costruito una sorta di diga ideale sul celebre panta rei, mostrando un mondo su cui nulla scorre, dove tutto ciò che pare muti lo fa solo nei dettagli, modificando magari modalità e cerimoniali ma, in fondo, stagnando nella pur divertente palude dell’esistenza. Hanno parlato di pensioni, di guerra, di sicilianità e di classicità, di bambini, di pubblicità e di scuola, mescolando i generi e ottenendo sorridenti cocktails in cui l’infanzia si mescola alla vecchiaia, l’insegnamento alla pubblicità e così via. Il tutto è stato porto al pubblico, conducendolo al persistente sorriso, all’insinuante tarlo dell’incongruenza che, invece di scatenare la grassa, episodica risata, fa un merlettato lavoro tutto di qualità con finezza, musiche splendide, svelando il segreto di una meritata longevità. Il pubblico soddisfatto ha applaudito questi veri artisti. (Antonio Giordano, Il grande ritorno de ‘I Cavernicoli’ – All’Agricantus. Applausi a scena aperta per ‘Non ci volevo venire’, in La Sicilia, 19 aprile 2005)

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