LIBRI FAI-DA-TE: Un aiuto alle famiglie

E’ LA risposta low cost, anzi, proprio gratis, almeno per gli utenti, al caro-libri, inarrestabile nonostante l’arrivo dei testi on line e i tetti alle spese imposti dal ministero. Si chiama libro fai-da-te, ed è davvero il frutto di un’autarchia scolastica che sembra, al momento, l’unica risposta possibile per sopravvivere a tagli e riforme impazzite.

Da quest’anno, tutte le dodici prime classi del Buzzi di Prato, mitico istituto tecnico industriale ribattezzato dalla riforma Istituto tecnologico, avranno come testo d’inglese il «Book in progress» scritto e confezionato, dalla prima all’ultima pagina, dagli insegnanti. Scaricabile e stampabile gratuitamente dal sito della scuola, previa immissione del codicestudente che si riceve al momento dell’iscrizione e impedisce ad estranei di accaparrarsi il frutto della «bella fatica» fatta da tanti prof. «Bella perché in fondo si è rivelata una soddisfazione» spiega Laura Ferrini, una delle insegnanti di inglese dei 6 del Buzzi che insieme ai 9 di altre 14 scuole di tutta Italia capeggiate dall’Itis Majorana di Brindisi (ma sui vari progetti di libri-faida-te i prof coinvolti sono circa 300), hanno materialmente redatto, pezzo per pezzo, il testo di inglese, in un anno di duro lavoro rubato al tempo libero. E gratis, o quasi: il compenso ricevuto, a seconda dell’impegno, è stato di 400 euro in media per insegnante, con un massimo di 1.000 per la coordinatrice del progetto, Margherita Aldi, tutti ricavati dai fondi risparmiati dalle 14 scuole. Già dallo scorso anno scolastico al Majorana di Brindisi sono stati usati due testi «fatti i casa» di matematica, fisica e chimica. Ora tocca al Buzzi, capofila del progetto per la lingua inglese, e il cui «Book in progress», originale e inedito, sarà a disposizione anche delle altre 14 scuole «sorelle». «L’abbiamo fatto perché amiamo la scuola e i ragazzi, e perché con questi chiari di luna bisogna rimboccarsi le maniche» spiega la prof Ferrini. Uno degli obiettivi è stato di far risparmiare davvero le famiglie, evitando l’acquisto almeno di qualche libro. Ma non il solo: «Al fondo, c’è stata anche la voglia di mettere insieme un testo che risultasse il più possibile intrigante per i ragazzi, e cioè tenesse conto dei loro interessi, delle loro curiosità, e in genere del loro modo di apprendere, così come si sono rivelati a noi insegnanti giorno per giorno». Un libro, insomma, magari meno bello di quelli stampati da una casa editrice, ma di sicuro «più funzionale, perché fondato sull’esperienza concreta». E a cui non mancano illustrazioni e tabelle, esercizi e file audio, nonché link a vari siti, e la possibilità per lo studente di «costruirsi» il testo più adatto alle sue esigenze scaricandone solo certe parti e assemblandole con materiali attinti dal web. Un libro «in progress», appunto, che, pur rispettando l’apparato didattico tradizionale (grammatica, esercizi di comprensione, conversation, letture, etc) dovrebbe risultare agli studenti molto più «amichevole» dei testi normali. E, ci si augura, «far amare di più l’inglese, purtroppo relegato, nelle scuole italiane, al rango di materia secondaria, insegnata e imparata poco e malvolentieri». In cantiere, adesso, c’è già il secondo volume, che impegnerà gli insegnanti per il prossimo anno scolastico. Di nuovo gratis, naturalmente.

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