Un grande acquario, più moderno di quello di Genova, simile alle grandi strutture americane e giapponesi per un investimento da cinquanta milioni di euro che creerà centinaia di posti di lavoro. Un sogno fino a ieri, nemmeno tanto nuovo visto che è da qualche anno che si parla di costruire un acquario in Sicilia, ma che oggi diventa un progetto concreto firmato dall’architetto Ettore Piras. A presentarlo stamane, nella sua sede palermitana, Confindustria che per bocca del suo presidente Alessandro Albanese ha chiesto al sindaco Leoluca Orlando tempi certi e zero burocrazia per realizzare in un paio d’anni una infrastruttura che potrebbe portare nel capoluogo siciliano qualcosa come 700mila turisti l’anno.
Grandi numeri, rendering ad effetto, schizzi e bozzetti di un pezzo del masterplan che gli industriali proposero nel 2011 e che oggi comincia il suo primo passo. “Parliamo di una grande struttura innovativa con interconnessioni con l’Ismett, il Cnr e l’Università – spiega Albanese – che diventi anche un polo di ricerca di alto livello e che sia un attrattore di sviluppo economico, sociale e culturale”. Un progetto, per il momento, neanche definitivo perché le opzioni sul tappeto sono tre: l’acquario si potrebbe realizzare di fronte villa Igiea, alla Cala al posto dell’attuale mercato ittico oppure al porticciolo della Bandita, avendo scartato il mammellone di Acqua dei Corsari per le necessità delle bonifiche. Piras, che è stato il direttore dei lavori del grande acquario di Genova e che ha progettato simili strutture in giro per il mondo, per ora ha definito due progetti, a seconda del sito che il Comune indicherà: quello della Cala, preferito dagli industriali perché più centrale e a due passi dall’attracco delle navi da crociera che portano da sole a Palermo 700mila persone l’anno, oppure la Bandita che è l’opzione preferita dal sindaco Orlando. Ieri c’è già stato un primo incontro e il Professore è stato chiaro: la Cala è troppo vicina al centro storico, sarebbe impossibile gestire il traffico. E allora ecco l’idea di spostare tutto nella costa Sud, così da riqualificarla, là dove c’è il porticciolo: un’area più ampia che darebbe maggiore spazio per le attività commerciali, ma che pagherebbe lo scotto di una viabilità caotica.
Ieri notte i tecnici hanno fatto i primi sopralluoghi alla Bandita per andare incontro ai desiderata del sindaco, ma il luogo non è il problema principale. “Noi da oggi facciamo partire un conto alla rovescia – dice Albanese davanti a un grande schermo su cui si avvia il countdown – chiediamo tempi europei: 60 giorni perché il Comune ci indichi l’area, 120 per il bando così da completare l’opera in due anni. Il tempo conta più dei soldi e noi potremmo anche decidere di fare l’acquario altrove, se non ricevessimo le risposte giuste. Abbiamo parlato anche con i sindacati e ci muoviamo da quattro mesi: questo progetto riguarda tutti”. La formula scelta è quello della finanza di progetto che impone un iter preciso: si costituirà un comitato promotore, con a capo il sindaco, poi il Comune ufficializzerà l’utilità pubblica del progetto e farà un bando che concederà ai proponenti un diritto di prelazione a pari condizioni e infine l’uso della struttura per 30 o 40 anni, il tempo necessario a rientrare dell’investimento per poi donare la struttura a Palazzo delle Aquile. Un percorso necessario visto che le aree sono pubbliche e non private. “Noi abbiamo già scelto il project financing come via preferita – dice Orlando a una sala piena di imprenditori, giornalisti, assessori della sua giunta, consiglieri comunali, banchieri – lo abbiamo fatto per la Fiera del Mediterraneo, lo faremo per i cimiteri e per i mercati. Alla Cala potremmo fare altro, per l’acquario meglio optare per la Bandita”. Il Comune mette sul piatto il tram e l’apertura dello svincolo Brancaccio, che sarà completato metà dai privati che hanno edificato il Forum Palermo e per metà dal pubblico: due escamotage per decongestionare il traffico e rendere via Messina Marine in grado di accogliere il flusso di turisti.
Il costo, come detto, è di 50 milioni e gli imprenditori già ci sono: una decina tra gli associati di Confindustria, gli altri sono fondi di investimento internazionali. “Molto dipenderà però da quale sarà il luogo prescelto “, spiega Luciano Basile, vicepresidente degli industriali che segue da vicino il progetto. E in effetti Cala o Bandita non è la stessa cosa: dover aspettare altre infrastrutture comunali potrebbe far allungare i tempi, così come essere più distanti dalle navi da crociera richiederebbe un collegamento via mare.
Di certo, al momento, c’è il progetto per la Cala che prevede addirittura una funicolare che la colleghi con monte Pellegrino. Insomma, un progetto faraonico destinato a cambiare profondamente Palermo e la sua economia. Il modello di riferimento è Genova, dove i cittadini prima non volevano l’acquario e poi se ne sono innamorati, visto che le grandi vasche hanno portato nel capoluogo ligure il turismo e favorito l’apertura di negozi e ristoranti. Oggi l’acquario genovese impiega 250 lavoratori diretti e un migliaio nell’indotto, creando un circuito economico che vale 24 milioni di euro l’anno con un milione di visitatori. Numeri da capogiro che, se replicati a Palermo, renderebbero questa infrastruttura un volàno unico nel suo genere.
“Pensiamo di chiamare questo acquario Oceano mediterraneo – spiega Piras – sarà un centro di ricerca in cui fare sperimentazioni per l’uomo sugli anticorpi marini, utili per i vaccini. Sarà più grande di Genova? Diciamo che sarà più innovativo, prendendo spunto da quanto stanno facendo in Brasile e Paraguay”. Piras assicura anche il coinvolgimento di progettisti locali, mentre sugli schermi fa scorrere le immagini del progetto pensato per la Cala. Per quello della Bandita ci vorrà ancora tempo. E i numeri sono considerevoli: un delfinario da 960 metri quadrati e 4 milioni di litri d’acqua, 4.440 metri quadrati di verde, 1.390 per ristoranti e negozi, 300 posti auto divisi fra il piano interrato e i tre superiori. La teleferica porterebbe 75 persone alla volta, alla velocità di 12 metri al secondo. Oltre al delfinario ci sarebbe quattro vasche da un milione di litri d’acqua l’una (oceano Atlantico, oceano Pacifico, oceano Indiano e mare siciliano) e una grande vasca di 6 milioni di litri dedicata al Mediterraneo. Le strutture sarebbero a specchio, così da riflettere il mare circostante, e un lato sarebbe addirittura trasparente, così da far ammirare gli animali anche all’esterno. E inoltre i visitatori potrebbe guardare le vasche da tunnel interni oppure dall’alto.
“Non è vero che non ci sono i soldi – dice Simona Vicari, fino a oggi sottosegretario allo Sviluppo economico del governo Letta, mentre parla accanto all’assessore regionale Patrizia Valenti – noi non abbiamo saputo spenderli restituendo l’85 per cento delle risorse europee”.
LE REAZIONI
“La proposta di collocare sulla fascia costiera di Palermo Sud l’acquario – dice il presidente della commissione Attività produttive di Palermo Paolo Caracausi – va nel rispetto degli impegni presi in campagna elettorale: la città non finsce all’Oreto, la costa Sud sarà la nuova Mondello. E’ fondamentale per il riscatto di una parte di città vittima dei palazzinari sin dagli anni Sessanta”.“Auspico si possa trovare una soluzione che consenta al Comune di essere partner del progetto e quindi partecipare agli utili – dice Nadia Spallitta, vicepresidente del consiglio comunale – la scelta della Cala consentirebbe la realizzazione di una funivia di collegamento con Monte Pellegrino, inserendo, quindi, l’opera in un percorso forse più accessibile e suggestivo e in un contesto di coinvolgimento turistico dell’intero centro storico. L’altra localizzazione proposta alla Bandita, a mio avviso, implica un diverso impatto ambientale e territoriale, per molti aspetti, più invasivo e probabilmente un intervento economico pubblico non indifferente, anche se potrebbe essere l’avvio di un processo di riqualificazione e nuovo sviluppo per questa parte del territorio cittadino”.
“Per il momento si sta formulando il nuovo Prg – dice il capogruppo di Forza Italia Giulio Tantillo – vedremo se è quella la zona per l’acquario o ci può essere un’alternativa. Dobbiamo capire quanto sarà invasivo il progetto e quali saranno i vantaggi per la città. Nessuno per ora può dare numeri certi, ma bisogna stare attenti: per i primi cinque anni i visitatori saranno tanti, ma dopo, come ci è stato spiegato ieri, i numeri caleranno. Sarei cauto. L’opera è importante per Palermo, ma siamo per ora solo agli inizi e la strada la vedo tutta in salita”.
Incredibile! anche a Palermo ci sarà un acquario da 50 milioni di euro
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