Il Gruppo De Risio contratta con Marchionne per produrre a Termini Imerese i Suv col marchio isernino

L’indiscrezione è stata lanciata dalle pagine del quotidiano economico Italia Oggi per rivelare che il Gruppo molisano De Risio potrebbe utilizzare lo Stabilimento ex-Fiat di Termini Imerese per produrre i propri veicoli fuoristrada su quelle linee oramai dismesse dalla fabbrica piemontese dopo le note polemiche, sindacalmente tanto accese. Naturalmente si tratta ancora di voci, nella sostanza di progettualità allo stato puro, peraltro prospettata in una sede poco istituzionale. Però, quando allo stesso tavolo di un famoso ristorante romano si ritrovano, per sedere ad un desco di lavoro, un Ministro (Paolo Romani), l’Amministratore delegato ed il Presidente di Invitalia (Domenico Arcuri e Giancarlo Innocenzi Botti), c’è da credere che la trattativa possa anche essere giunta ad un momento di sintesi. Com’è noto, la DR produce veicoli in collaborazione con aziende cinesi che, tra l’altro, sarebbero felicissime di potere atterrare in Sicilia (sia pure in tandem), in uno stabilimento blasonato com’è quello Fiat, agevole da raggiungere via-mare, per portarvi tutta la componentistica da assemblare per la successiva produzione del Gruppo molisano. Né potrebbe essere contrario al progetto lo stesso Presidente della Giunta regionale Lombardo. Tutt’al più, a nutrire qualche perplessità dovrebbe essere la FIAT che ha da valutare se sia opportuno, o meno, consegnare un suo vecchio impianto nelle mani di un concorrente potenziale con cui peraltro è in rapporto di affari da tempo. Il Gruppo isernino produce alcuni veicoli (tra cui il Suv ritratto nella foto di Quattroruote che accompagna il pezzo), praticando prezzi sicuramente accattivanti per il mercato italiano. E potrebbe essere proprio quest’ultima particolare tipologia produttiva a far comprendere perché il Ministro Romani voleva evitare – a tutti i costi – gli effetti di quella parte dell’ultimissima manovra finanziaria governativa tendente a penalizzare prodotti come quelli di De Risio che – scrive Italia Oggi – è l’unico Gruppo italiano interessato a produrre in gran numero le vetture ‘4×4′, per aumentare le proprie capacità produttive. La DR motor company ha sede a Macchia d’Isernia. Nasce come plurimandataria di numerosi marchi automobilistici, tra cui anche la Ferrari, sinché nel 2006 Massimo di Risio (già titolare della Dr automobiles groupe, importatrice e distributrice della Saleen S7 e fondatore della Katay che si occupa dell’importazione di veicoli prodotti in Cina) fonda l’attuale ragione sociale ed inizia la distribuzione di modelli prodotti dalla Chery, rimarchiandoli con le iniziali del proprio cognome. L’azienda possiede uno stabilimento produttivo (100 autovetture al giorno) nel piccolo comune pentro e conta tre sedi (Roma, Campobasso e Pescara). Oltre che la Dr 2 (un’utilitaria derivata da un modello di produzione cinese entrata sul mercato nella primavera 2010) produce anche la DR5, venduta nella catena degli Iper in specifici corners con personale addetto, pronto ad illustrare al meglio un’auto che vanta un prezzo veramente speciale. Quando iniziò la produzione, la Suv a cinque porte fu presentata al Motor show di Bologna per poi essere commercializzata tramite la rete dei suoi cento concessionari italiani. La DR è presente pure sui mercati esteri di Francia, di Germania e di Spagna. Per lanciare la Dr 5, assemblata in Molise con telaio proveniente dalla Cina, Massimo Di Risio, volendo associare la bellezza femminile alla propria produzione a quattro ruote, si avvalse della collaborazione di Martina Colombari e di Anna Falchi. Per il resto, il processo che porta alla realizzazione del prodotto finito trae origine dalla collaborazione con aziende asiatiche che realizzano la struttura dell’auto. Successivamente, il prodotto così elaborato finisce nella ventesima regione dove l’auto prende forma. All’interno dello Stabilimento, il Gruppo ha attivato un Centro stile dove i veicoli acquisiscono una propria estetica grazie a quella cura dei dettagli che li rende adeguati ai mercati occidentali. Soltanto più tardi verranno completati con meccanica, elettronica e tecnologia italiana di provenienza Fiat powertrain techonologies. Alla fine del percorso, saranno poste in vendita automobili very made in Italy.

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