Fiom torna alla carica su Termini Imerese, Fiat perde colpi in Borsa

La Fiom torna alla carica su Termini Imerese. Il sindacato dei metalmeccanici chiede che lo stabilimento siciliano, che Fiat si appresta a dismettere entro dicembre prossimo, torni a essere una vicenda di cui discutere. Vogliamo risposte, ha tuonato oggi il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, sottolineando che per l’apertura di un nuovo tavolo di confronto c’è una richiesta al ministero dello Sviluppo economico avanzata 20 giorni fa ed alla quale non c’è stata ancora alcuna risposta.

Per Landini non è possibile aspettare settembre, ottobre, novembre, per vedere cosa accadrà a dicembre, scadenza per la quale è prevista la chiusura di Termini Imerese con tre mila lavoratori tra diretti e indotto. Non abbiamo, ha aggiunto il segretario generale della Fiom, nessuna intenzione di subire passivamente la chiusura dello stabilimento.

Da qui l’aut aut: non si smonterà neppure una vite senza un confronto vero che metta sul tavolo, prima dell’estate, dei piani industriali effettivi. Il percorso attivato dal ministero dello Sviluppo economico per disegnare un’alternativa industriale al sito di Termini Imerese, infatti, per i metalmeccanici della Cgil, al momento, langue.

Alcune imprese, inserite nella short list di aziende che dovrebbero avere una corsia d’accesso privilegiato all’accordo di programma già firmato con la Regione Sicilia, si stanno infatti mano mano sfilando, da Ciccollela a Cimino. Il tempo passa e non possiamo aspettare. C’è un accordo di programma per far decollare gli investimenti ma non è partito nessun confronto vero sui piani industriali. Prima dell’estate si deve tornare a discutere e a mettere Termini Imerese al centro dell’attenzione ci vogliono risposte, ha concluso Landini.

E mentre l’Amma, l’associazione delle imprese metalmeccaniche torinesi che ha il Lingotto come suo principale socio e che ha deciso di porgere alla Fiom l’altra guancia per invitarla a non intasare le aule dei tribunali e a girare davvero pagina, teme l’uscita da Confindustria di Fiat: è una prospettiva realistica, ha detto il presidente Vincenzo Ilotte, negativa per tutto il sistema confindustriale perché si perde la prima industria privata italiana, Fiat sbanda a piazza Affari (-1,82% a 7,27 euro).

Gli analisti di Mediobanca mantengono comunque il rating outperform e il target price a 11,8 euro sul titolo, convinti che le indiscrezioni in merito a un’eventuale ricapitalizzazione da parte di Fiat per pagare il debito rappresentino un rischio inesistente.

La condizione principale per un aumento di capitale sarebbe, spiega Mediobanca, non avere cassa sufficiente per finanziare il debito in scadenza. Nel caso di Fiat, prima dell’esborso per la call option sul 16% di Chrysler, c’erano 13 miliardi di euro di cassa e cash equivalent in bilancio.

Una cifra più che sufficiente per finanziare tutto il debito in scadenza fino al 2014, e questo ipotizzando che nessuna banca estenda il debito esistente e che il mercato dei capitali sia chiuso per Fiat. Il gruppo Fiat-Chrysler avrebbe 5 miliardi di euro di debito e più di 8 miliardi di Ebitda, ratio che per gli esperti di Mediobanca sono più che gestibili se la società sarà in grado di generare cash e lanciare buoni nuovi modelli.

Perde meno oggi in Borsa Fiat Industrial (-0,7% a 9,035 euro). Sempre Mediobanca, in una nota dal titolo Essere o non essere…, guarda al prezzo dell’azione e lo ritiene non pienamente giustificato dai fondamentali: tratta a premio del 18% sulla base del P/E 2011, un livello che è a mala pena giustificato dal più alto Cagr dell’Eps 2010-2013 che dovrebbe invece permettere all’azione di trattare a sconto del 5% sul P/E 2012.

La rifocalizzazione dopo la scissione dovrebbe aiutare il management di Fiat Industrial a colmare il divario rispetto ai competitor mentre l’integrazione di Man e Scania per Mediobanca può accelerare l’attività di M&A nel settore e Iveco si presenta come l’unico asset che potrebbe essere in vendita. Il prezzo? Secondo la stampa circa 11 miliardi di euro.

In questo caso, il prezzo del titolo Fiat Industrial potrebbe arrivare fino a 12,2 euro, calcola Mediobanca che per ora ha un target price a 10 euro sull’azione e un rating neutral. Acquistare azioni Fiat Industrial è come possedere il business camion più quello dei trattori e un’opzione call per beneficiare del potenziale di rialzo nel caso in cui Iveco sia venduta.

Questa opzione per gli analisti della banca vale 1,2/1,3 euro per azione. Mediobanca fa fatica a trovare spunto di upside sui fondamentali visto che la più alta crescita attesa dell’Eps è già riflessa nella valutazione di Fiat Industrial. Ma non si può negare che l’opzione M&A abbia un valore.

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