Fiat: verso sacrificio di Mirafiori e Pomigliano

Quali sono gli stabilimenti Fiat del futuro piu’ incerto in Italia? Dopo l’intervista in cui l’a.d. Sergio Marchionne ha affermato che senza il mercato americano dovremmo ritirarci da due siti su cinque, la radiografia delle fabbriche dell’auto al di qua delle Alpi si impone.

Chiuso Termini Imerese, si legge su Affari&Finanza di Repubblica, in Italia restano cinque impianti. Di sicuro non rischia nulla Melfi, che anzi vedra’ crescere la produzione. Anche Cassino sembra solido e per gli altri la partita e’ tutta aperta.

Molto a rischio e’ lo stabilimento torinese di Mirafiori, nella sua parte produttiva, sulle linee di montaggio delle Carrozzerie dove sono impiegati altri 5000 lavoratori. Meglio sarebbe dire che sono in organico perche’ ormai da un anno le linee di Mirafiori sono ormai quasi totalmente ferme. Il prodotto principale e’ stata la cassa integrazione alla quale l’azienda ha fatto ricorso in modo massiccio per sopperire alla mancanza di modelli. Mirafiori sopravvivera’ con la sola Mito fino al dicembre 2013 quando dovrebbe iniziare la produzione di un minisuv con il marchio Fiat seguito a meta’ 2014 da un altro piccolo suv con il marchio Jeep.

Nella fabbrica di Pomigliano invece il Lingotto ha investito 700 milioni negli ultimi anni per trasformarla nel nuovo polo produttivo della nuova Panda. Il punto di forza di Pomigliano sta proprio nel fatto che la chiusura significherebbe annunciare al mondo di aver perso una scommessa anche un po’ temeraria.

Nei prossimi mesi si vedra’ quale effetto riequilibratore potra’ avere la nuova Panda per aumentare le vendite europee del Lingotto.

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