Fiat, l’ultimo giorno di lavoro a Termini Imerese

Fiat ha convocato i sindacati dei metalmeccanici martedì prossimo a Torino per aprire il confronto sul contratto nazionale del gruppo. L’incontro era stato sollecitato da tutte le organizzazioni sindacali, dopo l’annuncio del Lingotto sulla disdetta del contratto nazionale di categoria e di tutti gli accordi vigenti a partire dal prossimo 1° gennaio in tutti gli stabilimenti italiani.

Modello di riferimento per tutte le fabbriche della Fiat è il contratto aziendale di primo livello di Pomigliano, già applicato a Mirafiori e Grugliasco, contro il quale la Fiom ha avviato un’offensiva giudiziaria.

Le tute blu della Cgil stanno reagendo con mobilitazioni alla lettera di disdetta che ieri è stata accolta con 2 ore di sciopero indette dalle Rsu Fiom alla Cnh di San Mauro torinese e alla Ferrari, mentre tra oggi e domani sono possibili stop alla Sevel e all’Iveco.

Al comitato centrale, anticipato a lunedì, la Fiom deciderà quale linea tenere al tavolo, e se confermare lo sciopero generale della categoria. Mentre Fim-Cisl, Uilm, Fismic e Ugl, puntano ad accelerare i tempi del negoziato per assicurare la copertura contrattuale a tutti i dipendenti Fiat, convinti di poter raggiungere condizioni migliorative sul versante economico e normativo.

Intanto, dopo che l’incontro di ieri al ministero dello Sviluppo Economico sulla riconversione industriale di Termini Imerese si è concluso con un nulla di fatto, è stato fissato un nuovo round per mercoledì 30 novembre. Oggi è l’ultimo giorno di lavoro per i 1.566 dipendenti e dal 31 dicembre la Fiat ha annunciato la fine della produzione a Termini Imerese, nel frattempo si cerca un’intesa con Dr Motor di Di Risio, candidato a gestire il sito.

Di Risio si è impegnato a effettuare gradualmente fino a 1.312 assunzioni: il nodo al tavolo è rappresentato dalla mobilità incentivata. Fiat è disponibile a concedere gli incentivi, nei limiti definiti da un budget complessivo, considerati insufficienti dai sindacati che hanno individuato una platea di circa 650 beneficiari. Il Mise parla di «passi in avanti» nella trattativa spiegando che al tavolo si è convenuto che l’incentivazione sarà disponibile «unicamente per quei lavoratori che matureranno il diritto al pensionamento nel corso di vigenza degli ammortizzatori sociali». Risultato: non sono possibili uscite volontarie se non si possiedono i requisiti. Il Mise aggiunge che prima del prossimo tavolo Fiat «continuerà ad approfondire le voci che compongono il costo complessivo della collocazione in mobilità», al tempo stesso «i sindacati si impegneranno ad individuare il numero dei lavoratori potenzialmente interessati all’incentivo, mentre le istituzioni verificheranno ogni possibile sostegno alla positiva conclusione della vertenza».

Una novità che potrebbe contribuire a sciogliere il nodo degli incentivi, come sottolineato dall’amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri, arriva dalla Regione siciliana, che «ha messo sul tavolo la disponibilità a vedere se ci sono strumenti per una positiva soluzione della questione mobilità, in aggiunta rispetto a quelli che sarebbero già messi in campo». Fredde le reazioni del sindacato. Per Enzo Masini (Fiom) la Fiat ha una «posizione irresponsabile, sta chiudendo uno stabilimento, crea un dramma sociale e dovrebbe facilitare le soluzioni in campo», Bruno Vitali (Fim-Cisl) parla di «estenuanti passi in avanti verso l’accordo». Per Eros Panicali (Uilm) l’incontro «avrebbe dovuto essere decisivo per trovare un accordo, è stato invece ancora interlocutorio». Per Antonio D’Anolfo (Ugl) mercoledì prossimo «si vedrà se potrà arrivare un contributo aggiuntivo per gli incentivi alla mobilità necessari alla riconversione da altre parti». Si attende la risposta dalla Regione Sicilia.

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