FCA-Renault: un matrimonio di reciproco interesse

La FCA ha proposto alla Renault una fusione paritetica e dar vita a un nuovo gruppo automobilistico, controllato al 50 per cento dagli azionisti delle rispettive società: nessun costruttore avrebbe quindi una prevalenza sull’altro. La casa francese, a seguito di un consiglio di amministrazione tenutosi in mattinata, ha risposto che studierà con grande interesse la proposta di “matrimonio” e annuncerà presto nuovi sviluppi in merito.

TANTE REALTÀ – Se la fusione dovesse completarsi, nascerebbe il terzo gruppo automobilistico al mondo, un colosso che l’anno scorso ha venduto 8,7 milioni di auto al mondo e generato ricavi per 170 miliardi, assai forte e ben affermato in Africa, Europa, Russia e nelle Americhe. Un gruppo che spazia dai marchi di lusso (Maserati) a quelli più economici (Dacia ed Avtovaz) con in mezzo i marchi generalisti (Fiat, Renault) e premium (Jeep). La FCA, stando ai primi annunci, afferma che non verranno chiusi stabilimenti. La FCA-Renault dovrebbe poi integrarsi in quella che oggi è l’Alleanza Renault Nissan Mitsubishi, destinata così a diventare il primo costruttore al mondo di automobili con 15 milioni di vendite l’anno.

ELETTRICO E FORTI RISPARMI – La Fiat Chrysler è da tempo alla ricerca di una collaborazione, per sostenere gli ingenti investimenti relativi ad auto elettriche e guida autonoma. In questo settore la Renault ha più esperienza e competenze (l’utilitaria Zoe è stata nel 2018 la seconda elettrica più venduta in Europa), ma a dar valore all’accordo sono anche i risparmi previsti, a partire dal 40% stimato dalla FCA nelle spese per l’acquisto di nuovi materiali e condivisione delle piattaforme.

Se la fusione tra FCA e Groupe Renault, dovesse andare in porto potrebbe nascere un colosso da quasi 9 milioni di vetture l’anno e con un giro d’affari pari a 170 miliardi di euro, numeri che ne farebbero il terzo gruppo al mondo dopo quelli Volkswagen e Toyota. Una mossa in grado di cambiare gli equilibri di potere nel mondo dell’auto, che si muove sempre più verso il consolidamento, cioè l’accorpamento di società per creare entità sempre più grandi in grado di compiere gli enormi investimenti necessari in questa difficile fase di transizione dal motore a scoppio a quello elettrico. Del resto questo era uno dei chiodi fissi di Sergio Marchionne, autore del matrimonio Fiat e Chrysler nel 2009, che la FCA l’ha guidata per 15 anni, il quale all’inizio del 2017 aveva tentato una fusione con la GM, poi non andata in porto. Ora Marchionne non c’è più, ma John Elkann, in qualità di presidente e rappresentate del maggiore azionista della FCA, sa che il suo gruppo ha bisogno di un partner e la Renault potrebbe essere proprio quello giusto.

VANTAGGI PER GLI AZIONISTI FCA – FCA e Renault sono abbastanza complementari dunque una fusione paritetica porterebbe vantaggi a entrambi. I due costruttori potranno far valere i rispettivi punti di forza: la FCA potrà mettere sul piatto i marchi di lusso Alfa Romeo e Maserati, la presenza in Nord America e la redditività dei marchi Jeep e Ram, specializzati in suv e pick-up, mentre la Renault le sue piattaforme modulari e le tecnologie per le auto elettriche, la sua presenza in Africa e Russia (con il marchio Lada). L’unione diventerebbe anche la forza per superare i problemi comuni, come la scarsa presenza sullo strategico mercato cinese. Altra fonte di problemi potrebbe venire dalla “politica”. Una fusione porta quasi sempre delle ridondanze e, di norma, ad un alleggerimento della forza lavoro per le funzioni duplicate, ma la FCA si è affrettata a precisare che questo non avverrà. Cosa che ha chiesto con forza anche Bruno Le Maire, ministro delle finanze francese. A proposito di Francia, con la fusione si ridurrebbe il peso delle stato nell’azionariato del nuovo soggetto, che passerebbe dal 15% detenuto nella Renault, a circa il 7,5%. La Exor della famiglia Angelli-Elkann, dal 29% nella FCA, passerebbe al 14,5% della nuova società, restando quindi l’azionista di maggioranza. Inoltre, prima che l’operazione sia completata, per attenuare la disparità dei valori sul mercato azionario, gli azionisti della FCA riceverebbero anche un dividendo di 2,5 miliardi di euro.

PER RASSICURARE LA NISSAN – La Nissan è un altro soggetto che senza dubbio sta osservando con molta attenzione l’evolversi della situazione. Infatti tra la Renault e la Nissan c’è uno scambio azionario: la Renault detiene il 43% della Nissan, la Nissan il 15% della Renault. Se si realizzasse la fusione paritetica FCA-Renault, la Nissan deterrebbe il 7,5% della nuova società, vedendo diminuire ulteriormente la sua influenza sul soggetto che ne controlla la maggioranza. È anche per questo che John Elkann ha inviato una lettera al quotidiano giapponese Nikkei nel quale manifesta grande rispetto per Nissan e Mitsubishi (quest’ultima è controllata al 34% dalla Nissan) e conferma che la proposta di fusione con la Renault creerebbe il potenziale per costruire una leadership globale, sotto forma di una partnership che porterebbe grandi benefici per tutte e tre le società. FCA, Renault, Nissan e Mitsubishi hanno venduto l’anno scorso circa 15 milioni di auto, oltre 4 milioni in più dei gruppi Volkswagen e Toyota.

A QUANDO UNA DECISIONE? – La Renault ha confermato che sta analizzando la proposta della FCA. Alcune indiscrezioni affermano che potrebbe dare una risposta già la prossima settimana. È evidente quindi che saranno giorni cruciali all’interno del consiglio di amministrazione della Renault.

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