Nell’entroterra siracusano risalendo l’arcaica bellezza del tavolato ibleo, su un’altura a strapiombo, si affaccia Palazzolo Acreide, città di antica memoria dove le vestigia del passato si fondono stratificate e testimoniate da reperti archeologici ed eleganti monumenti.
Palazzolo Acreide, come tutte le città del Val di Noto, anticamente il “Vallo”, l’11 gennaio del 1693 fu distrutta da un catastrofico terremoto: crollarono splendide chiese ed edifici privati. La città, che i corinzi siracusani avevano costruito sull’Acremonte, dopo la grande rovina subita fu ricostruita a valle dove sorgeva il Castello e dove il ceto nobile elevò le sue dimore; qui valenti architetti quali il Sinatra e il Labisi edificarono splendide Chiese, testimonianza di quel particolare stile tardobarocco.
Le Chiese della cittadina sono ricche di opere d’arte testimonianza di illuminati parroci locali che commissionavano opere ad artisti quali Francesco Laurana , Antonello da Messina ed ai Gagini.
Il 27 Giugno 2002 durante la XXVI sessione plenaria dell’UNESCO Palazzolo Acreide assieme ad altre sette città del Val di Noto è stata dichiarata Città Patrimonio dell’Umanità con la seguente motivazione: “in considerazione dell’eccezionale valore della sua architettura barocca testimonianza dell’esuberante genialità delle maestranze che si impegnarono nella ricostruzione del Val di Noto dopo il terribile terremoto del 1693”.
In particolare la Basilica di S. Paolo e la Chiesa di S. Sebastiano sono state poste sotto la tutela dell’UNESCO.
È qui che ha sede il più antico Carnevale siciliano, la cui origine si fa risalire ai Saturnalia, importanti celebrazioni della Roma antica dedicate al dio Saturno durante le quali era concesso fare tutto quello che negli altri periodi dell’anno era vietato. In seguito all’avvento del Cristianesimo il Carnevale a Palazzolo Acreide perse l’originario carattere magico per diventare più semplicemente occasione di divertimento popolare prima dell’arrivo della più severa e sacrificata Quaresima.
Sembra che il primo Carnevale sia stato festeggiato intorno alla metà del XVII secolo. Una tradizione locale tramanda che non si possa dare inizio ai festeggiamenti pnma del 12 di gennaio, perché nei giorni antecedenti vi sono le commemorazioni del terribile terremoto che nel 1693 colpì la città.
I festeggiamenti del Carnevale di Palazzolo Acreide durano sei giorni, dal giovedì grasso, giorno di apertura, al martedì grasso, quello di chiusura. Imponenti carri allegorici, sapientemente preparati nei mesi successivi e raffiguranti personaggi del panorama politico attuale, e numerosi e colorati gruppi mascherati, tra cui spiccano alcune maschere della tradizione siciliana come i cuturri sfilano per le vie della città con musica e balli a contorno. Al termine del corteo i partecipanti si ritrovano in Piazza del Popolo, dove musica dal vivo e stand gastronomici che offrono i classici cavatieddi, pasta condita col sugo di maiale, salsiccia ed i tipici crostini di trota fanno in modo che i festeggiamenti si prolunghino fino a notte inoltrata.
Nando Cimino scrive così su quello di Termini Imerese:
Premesso che a Termini Imerese è documentata la presenza di feste carnascialesche già a partire dalla prima metà del settecento e quindi ben prima della tanto decantata ricevuta del 1876, e pur non avendo certezza che tra quelle di allora vi fossero solo feste spontanee e non organizzate, ma lasciatemi in questo senso il beneficio del dubbio; cosa c’è ne cale di cercare a tutti i costi il paragone con l’ex carnevale di Palermo, purtroppo non più esistente?
Sappiamo tutti degli sfarzi del carnevale di Palermo dal seicento all’ottocento; sappiamo tutti delle tubbiane, del mastro di campo, dei raduni equestri, della corsa delle buttane etc. Sappiamo tutti che a Palermo la famosa Società del Carnovale si era costituita prima che a Termini Imerese e che anche a Palermo la nobiltà e la borghesia, ma non tutto il popolo, aveva adottato come maschere della festa “u nannu ca nanna”. Nessun serio studioso ha fino ad ora sentenziato che il carnevale di Termini Imerese sia nato dopo o sia figlio diretto di quello di Palermo; semmai qualcuno parla di ipotesi o di probabilità. D’altronde, in base all’iniziale ragionamento, neanche al carnevale di Palermo potrebbe spettare la etichetta di Carnevale più antico di Sicilia; carnevale di cui purtroppo, strada facendo, si son pure perse le tracce. Sarebbe come dire: “Se mio nonno fosse ancora vivo sarebbe sicuramente più antico, pardon più vecchio, di me”. Mio nonno purtroppo è morto; così come pure quel carnevale di Palermo che, prima di passare a miglior vita, andò stancamente avanti ancora per qualche decennio del novecento.
Ed allora di quali caratteristiche o di quali aspetti possiamo parlare per spiegare o “giustificare” la nostra etichetta? – Lasciando da parte tutti i documenti, e concentrandoci, anche se a mio avviso comunque non correttamente, solo sulle feste ottocentesche che, mi par di capire, sono il vero motivo del contendere, e prendendo ovviamente in considerazione solo le manifestazioni ancora esistenti, possiamo ben dire che la nostra, in quanto festa pubblica ed organizzata, racchiude al suo interno tutte le essenziali caratteristiche tipiche della origine stessa della festa di epoca romana, ed in altra occasione semmai spiegheremo quali sono, e ne ha dato continuità conservandole pressoché intatte fino ai nostri giorni.
Dopo Sciacca, Palermo anche Palazzolo Acreide: di certo la sicilia può vantare un primato quello di avere i carnevali più antichi d’Italia.