Don Francesco Anfuso: il parroco che sposò Termini Imerese

Il vescovo di Palermo S.E.R. Monsignor Corrado Lorefice ha accolto la richiesta di rinuncia a parroco di Don Francesco Anfuso avanzata già un paio di anni fa, al suo posto ha nominato parroco della maggior chiesa termitana Don Antonio Todaro, già vicario episcopale del VI Vicariato, responsabile diocesano per l’Insegnamento della Religione Cattolica dell’Arcidiocesi di Palermo ed ex parroco della parrocchia termitana di San Carlo Borromeo tra la fine degli anni 80 e i primi anni 90.
Era il 1991 quando l’allora Cardinale Salvatore Pappalardo decise di far tornare a Termini Imerese don Francesco Anfuso e di affidargli la parrocchia di San Nicola di Bari, la maggior chiesa termitana. Don Anfuso era un giovane diocesano e, in città, era già stato parroco nella parrocchia di Sant’Antonio di Padova. Quando tornò a Termini Imerese aveva appena concluso un’esperienza forte nel quartiere popolare di Palermo del CEP. Proprio grazie a questa sua esperienza di “parroco di periferia” a Palermo, e vivendo in prima persona l’importanza di una Chiesa nei quartieri popolari, fin da subito si adoperò per progettare e costruire una piccola chiesa nel quartiere Bevuto/Rocca Rossa. Nacque così la Chiesa del SS. Salvatore, inaugurata dopo circa un anno dal suo mandato.
Sono passati 26 anni da quella sua prima messa da arciprete della nostra città, anni vissuti in pienezza e in Grazia di Dio: innumerevoli sono le vicende che ognuno di noi può ricordare.

Pur non essendo termitano di nascita, padre “Ciccio” Anfuso ha amato la nostra città non solo per il suo ruolo nella comunità ecclesiale termitana ma come “padre buono”, seguendo in prima linea persino le vicende più difficili come la crisi FIAT e stando sempre al fianco dei lavoratori. A loro ha portato il Bambinello davanti ai cancelli della fabbrica alla fine della veglia di Natale, applicando, in questo modo, un metodo moderno nell’annunciare il Vangelo a tutti.
Lungimirante e propositivo, non soltanto in parrocchia, ha dimostrato un notevole senso civico ed un legame profondo con la città, in particolare quando – alla fine degli anni 90 ed in collaborazione con alcuni professionisti – ha preparato e promosso un percorso religioso nelle chiese “tesoro” del nostro centro storico. Percorso che prevedeva il ripristino e la ristrutturazione delle chiese stesse e, quindi, il rilancio della nostra città in un’ottica moderna di turismo culturale e religioso. Il Museo del Duomo è l’unica testimonianza di quel progetto ed è l’unica realtà ancora oggi fruibile a tutti i pellegrini ed i turisti. Purtroppo, la politica regionale del tempo non ha compreso l’importanza del progetto ed ancora oggi, dopo vent’anni, si parla di rilancio turistico culturale.
Il complesso (oratorio e chiesetta) di Santa Marina è certamente figlio di questo sposalizio tra don Francesco Anfuso e Termini Imerese: la rivalutazione della compatrona della città ne è un esempio, come pure l’azione dei giardinieri che, con la sua guida, hanno fatto crescere il culto della santa termitana.
Ma è l’attenzione verso i giovani il fulcro del suo mandato parrocale: migliaia sono stati i giovani che negli anni hanno animato l’oratorio estivo di Santa Marina che, con l’aiuto dei fedeli, è cresciuto in attrezzature e spazi, dando la disponibilità ai giovani della parrocchia e della città di un luogo che accoglie e che forma. Il suo carattere paterno, forte e deciso ma anche dolce ed amorevole, può essere stato interpretato a volte come burbero, ma chi lo ha conosciuto o avrà la fortuna e la gioia di conoscerlo può solo raccontare di un uomo di Dio come pochi.
Potremmo elencare ancora ricordi, imprese, battaglie e storie che in 26 anni hanno segnato la nostra città e si sono incrociate di pari passo con il mandato del nostro amato don Francesco, ma concludo chiedendo ad ognuno una preghiera perché continui, ancora per molti anni, ad amare questa città e ad indicarci la strada verso la salvezza e la giustizia.

Grazie Padre Ciccio

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