Coronavirus, stato di agitazione nelle carceri

“Assumere atteggiamenti auto-responsabili e di collaborazione, nella consapevolezza che le attuali misure restrittive sono temporanee (e quindi revocabili al migliorare della situazione), e servono innanzitutto alla tutela della salute di tutti”. E’ l’invito lanciato dal garante regionale dei detenuti Giovanni Fiandaca che questa mattina è stato in visita al carcere Ucciardone per incontrare i detenuti in stato di agitazione per i provvedimenti assunti dopo l’allarme Coronavirus. “Non sono i detenuti ad essere ingiustamente discriminati – dice Fiandaca – Al rispetto di regole prudenziali a finalità preventiva, oggi, siamo infatti obbligati tutti come cittadini italiani, a prescindere dal fatto che viviamo dentro o fuori dagli istituti penitenziari. E, anche rispetto alla protezione del bene fondamentale della salute, i detenuti sono cittadini uguali agli altri”.

Il garante dei detenuti si è recato al carcere Ucciardone nella seconda mattinata di oggi accompagnato dal dirigente dell’Ufficio, Pietro Valenti. Fiandaca ha richiamato l’attenzione sulla “necessità di comprendere le buone ragioni dei provvedimenti restrittivi adottati, incluse le limitazioni di contatti per colloqui con i parenti, essendo finalizzate all’obiettivo di proteggere innanzi tutto gli stessi detenuti dal rischio di contagi da fonte esterna”. Nel manifestare comprensione per i disagi anche di ordine psicologico derivanti da tutto ciò, il Garante ha invitato la popolazione detenuta a “mantenere la calma e ad adottare atteggiamenti il più possibile consapevoli e responsabili, dal momento che reazioni emotive incontrollate e paure eccessive, specie se sfocianti in forme di protesta violenta – ha detto – rischiano di provocare pericoli e conseguenze negative ancora maggiori. Mentre pazienza e senso di responsabilità da parte di tutti possono contribuire a un miglioramento della situazione e, in prospettiva, a una progressiva revoca o riduzione delle misure restrittive”.

Fiandaca ha anche fatto presente che in atto, a compensazione sia pur parziale delle misure restrittive, è prevista la possibilità di beneficiare di un maggior numero di telefonate e di accedere a colloqui via Skype.

Un analogo invito alla comprensione e al senso di responsabilità, innanzitutto nell’interesse degli stessi detenuti, è stato rivolto ai numerosi parenti mobilitati all’esterno del carcere, anche perché un eccesso di preoccupazione da parte loro può diventare moltiplicatore delle ansie di chi sta recluso. “Una sorta di circolo vizioso – ha detto loro il Garante – che pregiudica ulteriormente la serenità dei dirigenti e del personale delle carceri, accrescendone le oggettive difficoltà operative”.

Il Garante ha anche auspicato che “la magistratura di sorveglianza manifesti in questo momento maggiore disponibilità a concedere misure extra detentive, così da ridurre nei limiti del possibile il sovraffollamento carcerario e, soprattutto, da assicurare una maggiore protezione dei detenuti più vulnerabili a causa di pregresse e rilevanti condizioni patologiche”.

Fiandaca ha inoltre confermato l’impegno del Garante nazionale e dei Garanti regionali a verificare con continuità gli sviluppi della stato di emergenza, così da rivolgere eventualmente al Governo e alle altre autorità pubbliche competenti “consigli e suggerimenti volti a rendere più efficace la salvaguardia della salute nelle carceri e meno disagiata la vita detentiva nel suo complesso”.

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