Carabiniere ammazza la moglie poi si toglie la vita davanti alle due figlie

In preda a un raptus di follia l’uomo, di origini pugliesi, ma assegnato a Palermo dal ’95, ha preso l’arma di servizio, l’ha puntata al petto della moglie e ha fatto fuoco. Poi si è sparato alla tempia. Lui è morto all’istante. Lei poco dopo. Una tragedia che si è consumata nell’alloggio di una caserma dell’Arma in cui, dopo la separazione, la Siciliano viveva con le due figlie, mentre il marito aveva deciso di trasferirsi nella camerata dello stesso edificio in via Giordano Calcedonio, nel quartiere dell’Acquasanta. Il carabiniere, stasera, è salito nell’appartamento in cui aveva vissuto con la famiglia fino a un anno fa. Per motivi ancora non chiari i due hanno litigato violentemente. D’Alba ha perso la testa e ha sparato. Ad assistere all’agghiacciante scena c’erano le due figlie. E’ stata la più grande a chiamare l’ambulanza del 118 che è arrivata quando entrambi erano già morti. Le due ragazzine sono state affidate a una psicologa e sono sotto choc. Un dramma assurdo, quello della coppia, che nessuno poteva prevedere. I rapporti tra D’Alba e la moglie, secondo i conoscenti, erano sereni. La decisione di separarsi era stata presa di comune accordo. Già sei anni fa i due erano arrivati vicini a una rottura. Poi c’era stata una riconciliazione ed era nata la seconda bambina. Ma un anno fa la coppia aveva preso atto che il rapporto non andava più. D’Alba e la moglie si erano rivolti a un ex collega del militare diventato avvocato per avviare la separazione. Era lui a curare la causa. Sarà la Scientifica dei carabinieri, ora, a ricostruire la dinamica precisa dell’omicidio-suicidio, anche se a chiarire cosa abbia provocato il raptus nel militare potranno solo essere le due bambine, testimoni del dramma familiare. Gli inquirenti le sentiranno nelle prossime ore con l’assistenza della psicologa. (ANSA)

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