Blitz a Palermo, in carcere quattro presunti nuovi capi delle cosche

Un”operazione antiracket condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo e dalla Direzione Investigativa Antimafia ha portato all’arresto di quattro presunti capimafia dei clan palermitani di Resuttana, Tommaso Natale e Partanna Mondello. I quattro sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa ed estorsione.

Il provvedimento, disposto dalla Dda di Palermo, nasce da un’ indagine che ha consentito di individuare i nuovi vertici e l’assetto dei mandamenti mafiosi della citta’. Il fermo dei quattro, che e’ un provvedimento d’urgenza, si e’ reso necessario perche’ c’era il concreto pericolo, secondo l’accusa, che i quattro mafiosi fuggissero. Questa volta, buona parte dei commercianti vittime del pizzo hanno ammesso le richieste degli estortori.

In carcere sono finiti Sandro Di Fiore, 33 anni, Gioacchino Intravaia, detto Sifilitico, 57 anni, Giovanni Sammarco, detto Enzo, 51 anni, e Domenico Giordano, 54 anni, quest’ultimo fratello di un pentito di mafia che collabora da alcuni mesi con i magistrati.

Per la Procura antimafia, Di Fiore, che da venditore di fiori è diventato esattore del pizzo, sarebbe stato un punto di riferimento nella raccolta del ‘pizzo’ allo Zen e nel mandamento di Resuttana. Non solo. Avrebbe anche messo a disposizione dei locali per la custodia di armi e lo svolgimento di riunioni tra boss.

Con il pentito Manuel Pasta, che da mesi collabora con i magistrati, Di Fiore nelle festivita’ pasquali e natalizie del 2008, avrebbe poi costretto il titolare del bar pasticceria Golden di Palermo a versare 1.500 euro per la cosiddetta ‘messa a posto’.

Giordano, approdato al crimine partendo dal mestiere di pescivendolo, secondo gli investigatori, sarebbe il referente mafioso nella zona di Partanna Mondello e dello Zen ed avrebbe intrattenuto rapporti con diversi esponenti di Cosa nostra, tra cui Giovanni Cusimano e Francesco Franzese, diventato collaboratore di giustizia dopo il suo arresto.

Quanto a Gioacchino Intravaia, l’arresto di oggi forse gli ha salvato la vita. L’uomo infatti, come hanno appreso i magistrati dal racconto dei pentiti, si sarebbe allontanato dall’ala della famgilia mafiosa dei Lo Piccolo per avvicinarsi agli uomini del boss Gianni Nicchi. Pasta ha sostenuto che Intravaia doveva essere ucciso per infamita’ messe in giro su di me e altri uomini d’onore.

Sarebbero stati in tre ad avvicinarsi all’ala di Nicchi, oltre a Intravaia anche Bartolo Genova e Giovanni Sammarco. Ecco perche’ furono allontanati dalla ‘famiglia’ anche per la raccolta del ‘pizzo’.

0
HeartHeart
0
HahaHaha
0
LoveLove
0
WowWow
0
YayYay
0
SadSad
0
PoopPoop
0
AngryAngry
Voted Thanks!

Commenti

commenti