Avrebbe scaricato su cinque cd gli stipendi dei dipendenti Fiat, da Marchionne a scendere, e li avrebbe inviati a General Motors, Volkswagen, Citroen e a due dipendenti di Termini Imerese. L’Assange nostrano è un 41 enne torinese, dipendente di una società informatica che fino a marzo 2011 si occupava della gestione delle buste paga per la casa automobilistica. L’uomo ora è accusato di introduzione abusiva nel sistema informatico, rivelazione di dati protetti dal segreto e violazione della legge sulla privacy, e rischia fino a 5 anni di carcere.
Secondo quanto ricostruito dal pm Vito Sandro Destito ad aprile 2011 il tecnico informatico avrebbe inviato delle buste anonime contenenti i cd con i dati relativi agli stipendi dei dipendenti Fiat del 2009 e del mese di marzo 2010. Una diffusione che però gli si è ritorta contro. Tutti coloro che hanno ricevuto il plico, infatti, hanno contattato la Fiat e la polizia postale. Ancora da chiarire il movente: un’ipotesi è che il 41enne potesse avere del risentimento verso la Fiat che a marzo 2011 aveva interrotto il rapporto di lavoro con la sua azienda. L’uomo, assistito dall’avvocato Matteo La Sala, ha sempre negato ogni addebito. Fiat si è costituita parte civile. Il 16 dicembre l’informatico testimonierà in aula.