Addio alle ZES Sicilia, arriva la ZES unica del SUD: cosa cambia?

La Sicilia si appresta a salutare le sue due Zone Economiche Speciali (ZES). In occasione del Consiglio dei ministri che si terrà oggi a Palazzo Chigi verrà visionata la bozza del decreto legge Sud voluto dal ministro per gli Affari europei e le Politiche di coesione, Raffaele Fitto, che menziona l’istituzione di un’unica ZES per l’intero Meridione a partire dal 1° gennaio 2024.

L’articolo 11 del decreto prevede l’accorpamento delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna, eliminando così le Zone Economiche Speciali ricadenti nei singoli territori regionali che erano stati istituiti con il decreto legge del 2017.

A essere cancellate saranno le ZES di Abruzzo, CalabriaCampaniaIonica interregionale (Puglia-Basilicata), Adriatica interregionale (Puglia-Molise) e, appunto Sicilia, quest’ultima suddivisa in Sicilia Occidentale e Sicilia Orientale. Addio anche agli otto Commissari straordinari che erano stati nominati per guidarle. In Sicilia saluteranno quindi i Commissari Carlo AmentaAlessandro Di Graziano.

Il testo del decreto legge parla, inoltre, dell’istituzione di una cabina di regia ZES che avrà compiti di “con compiti di indirizzo, coordinamento, vigilanza e monitoraggio”.

Verrà presieduta dal Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr e sarà composta dai ministri di Economia e Finanze, Infrastrutture e Trasporti, Imprese e del Made in Italy, Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, Ambiente e Sicurezza Energetica, Cultura, dagli altri ministri competenti in base all’ordine del giorno e dai presidenti delle Regioni.

Alle riunioni potranno essere invitati, in qualità di osservatori, i rappresentanti di “Enti pubblici locali e nazionali” e “dei portatori di interesse collettivi o diffusi”.

La bozza del decreto Sud prevede inoltre la creazione di uno “sportello unico digitale ZES” per le attività produttive nella ZES unica. Lo sportello verrà denominato S.U.D. ZES. Inoltre, dal 1° gennaio 2024 e fino al 31 dicembre 2026, per tutte le imprese ricadenti all’interno delle Zone Economiche Speciali destinate a essere cancellate (Sicilia compresa), sarà riconosciuto “un credito d’imposta nella misura massima consentita dalla medesima Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027”.

Gli aiuti – si legge nell’articolo 18 del decreto – saranno concessi alle imprese attive nei settori della produzione primaria di prodotti agricoli, pesca e acquacoltura, e nei settori della trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli, pesca e acquacoltura che acquistano “beni strumentali nuovi”. Tali agevolazioni verranno fornite “nei limiti e alle condizioni previsti dalla normativa europea in materia di aiuti di Stato nei settori agricolo, forestale e delle zone rurali e ittico”.

Non verranno garantite, invece, le agevolazioni sugli investimenti “relativi all’acquisto, anche mediante contratti di locazione finanziaria, di macchinari, impianti e attrezzature varie destinati a strutture produttive già esistenti o che vengono impiantate nel territorio, nonché all’acquisto di terreni e all’acquisizione, alla realizzazione ovvero all’ampliamento di immobili strumentali agli investimenti”.

Resteranno fuori anche le imprese attive “nei settori dell’industria siderurgica, carbonifera e della lignite, dei trasporti e delle relative infrastrutture, della produzione, dello stoccaggio, della trasmissione e della distribuzione di energia e delle infrastrutture energetiche, della banda larga nonché ai settori creditizio, finanziario e assicurativo”. Estromesse anche le imprese in difficoltà.

La realizzazione di un’unica Zona Economica Speciale è stata accolta favorevolmente dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, il quale nelle scorse settimane ha parlato di “una iniziativa che può rappresentare un’importante opportunità di rilancio e sviluppo del Mezzogiorno, puntando a ridurre i divari di questi territori con il resto d’Europa e anche all’interno dei confini nazionali”.

Parere simile anche quello del deputato siciliano della Lega, Nino Minardo, presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati. La riforma delle ZES, l’ex segretario siciliano del partito di Matteo Salvini, “punta a mettere a sistema queste importanti realtà per consentire al Sud uno sviluppo armonico incentrato su investimenti che incidano efficacemente su occupazione e crescita economica”.

Critico, invece, il vicesegretario di +Europa, Piercamillo Falasca: “Nel decreto Sud il ministro Fitto stravolge la governance delle Zone Economiche Speciali del Mezzogiorno a un solo scopo: eliminare gli otto commissari scelti dal Governo Draghi con l’intesa delle Regioni interessate, che stavano ormai lavorando a regime e operavano sul territorio, sostituendoli con una struttura centrale scelta da lui. Una buona pratica di sviluppo del territorio si sta trasformando nell’ennesima burocrazia romana”.

Da Roma ancora uno scippo alla Sicilia che vanifica il lavoro di anni fatto nell’Isola e che mette a rischio le prospettive di sviluppo che tante imprese cominciavano a intravedere. Tutto ciò è inaccettabile, come è inaccettabile il silenzio del presidente della Regione che ancora una volta si dimostra succube di Fratelli d’Italia e di Roma, mentre l’assessore Tamajo cade dalle nuvole”.
Lo affermano i deputati M5S all’Ars, Stefania Campo, vice presidente della commissione Attività produttive di Palazzo dei Normanni, e Luigi Sunseri, membro della stessa, a commento del decreto del Consiglio dei ministri approvato ieri che toglie autonomia alle Zone economiche speciali del Sud, comprese le due siciliane.
Oggi la Meloni – dice Stefania Campo – con un colpo di spugna spazza via anni di lavoro e di confronti con i tessuti produttivi dell’Isola, avoca a sé la gestione delle Zes e toglie autonomia alle due Zes siciliane che poco più di un anno fa erano state annunciate in pompa magna dall’ex assessore alle Attività produttive del governo Musumeci, Mimmo Turano, e poco dopo erano state approvate dall’Ars. Sono tanti i Comuni siciliani che ricadono nelle zone economiche speciali. L’accentramento voluto dalla Meloni, con la creazione di una Zona Economica Speciale per il Mezzogiorno d’Italia, rischia senza dubbio di vanificare una grande e forse irripetibile opportunità di sviluppo per queste aree, cosa che non possiamo assolutamente permetterci”.
Roma – dice Sunseri – prosegue con la sua politica accentratrice, togliendo podestà e operatività alla Sicilia, come era già avvenuto con i fondi di sviluppo e coesione, azzerando di fatto anni di lavoro e mortificando le prospettive di sviluppo e di investimento che il lavoro avviato da tempo avrebbe portato. Ci chiediamo cosa succederà alle strutture che lavoravano da anni e, soprattutto, fino a quando Schifani sarà disposto ad essere succube di Roma e Fratelli d’Italia. Faccia sentire la sua voce con la presidente Meloni e col ministro Fitto. È paradossale che il lavoro delle strutture commissariali venga del tutto vanificato ripartendo da zero”.

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