A un passo dal fallimento l’ennesimo tentativo di rimettere in moto l’ex stabilimento Fiat di termini Imerese

La banca brasiliana Brj, infatti, sta pensando di ritirare la sua disponibilità a investire i 75 milioni promessi visto che le richieste alle quali ha condizionato la sua partecipazione all’avventura continuano a non essere soddisfatte. La banca, guidata da Luiz Augusto de Queiroz, dovrebbe prendere una decisione definitiva tra domenica e lunedì cioè dopo la scadenza dell’ultimatum (informale) che aveva posto a Grifa per ottenere il soddisfacimento delle condizioni. La più importante è che Grifa stessa, che nello stabilimento siciliano vorrebbe costruire auto ecologiche, versasse, in sede di aumento di capitale e in contanti, i 25 milioni di euro da sempre promessi.
Le richieste di Brj erano state esplicitate in una lettera riservata, della quale Panorama è venuta in possesso, inviata da Brj al rappresentante di Grifa, Augusto Forenza, il 29 ottobre scorso. Quella lettera contiene le condizioni poste dai brasiliani per partecipare al salvataggio dello stabilimento e degli oltre mille posti di lavoro, per i quali il 31 dicembre finisce la cassa integrazione. Nella lettera si conferma che a versare i finanziamenti, cioè i 75 milioni, non sarà direttamente la banca brasiliana, ma un fondo “da noi amministrato e partecipato”. Le condizioni sono: l’“esplicita” approvazione da parte del ministero dello Sviluppo Economico, del Lavoro e della Regione Sicilia del piano industriale di Grifa; l’approvazione dello stesso progetto da parte di Invitalia e la nomina di un consiglio d’amministrazione “a noi gradito”. Ma c’è un paletto, il terzo, del quale non si aveva notizia. La banca Brj condiziona il suo intervento alla “firma dell’accordo commerciale con Fca (…) alle condizioni concordate e parzialmente indicate nella lettera di riservatezza e nei documenti informali scambiati tra la Società e la stessa Fca”.
Significa che Grifa è ancora in trattativa con la società automobilistica guidata da Sergio Marchionne non solo per comprare batterie, carrozzerie e motori per le 35mila auto elettriche e ibride che, a regime, vuole costruire in Sicilia, ma anche per la distribuzione di quelle stesse auto. A quanto risulta, a oggi questo contratto non è stato firmato.

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