Burrafato: speriamo che Marchionne dopo aver beffato Berlusconi non ci riesca anche con Monti

Il Presidente del Consiglio dei ministri incontra oggi l’AD della FIAT. Burrafato: “speriamo che Marchionne dopo aver beffato Berlusconi non ci riesca anche con Monti”.

Marchionne dopo aver lasciato credere a Berlusconi, ma soprattutto agli italiani, di avere un piano industriale per il rilancio della produzione in Italia ora non vuole tener fede agli impegni presi.

Fabbrica Italia prometteva il raddoppio della produzione in un periodo di piena crisi. La tesi della chiusura di alcuni stabilimenti, tra cui Termini Imerese, per razionalizzare e rafforzare la produttività degli altri non reggeva allora e non regge ancor di più oggi.

E allora ci si chiede perché mai, se Fabbrica Italia non esiste più, lo stabilimento di Termini Imerese deve essere sacrificato sull’altare di un piano industriale che non c’è? Perché mai i 2200 operai termitani, e quelli dell’indotto devono essere messi alla porta senza una vera ragione e senza neppure quei reali vantaggi prospettati per tutti gli altri stabilimenti del gruppo FIAT?

Ci si chiede se, come hanno affermato i vertici dei sindacati nazionali, qualora la FIAT avesse intenzione di riprendere l’attuazione di Fabbrica Italia – dopo la fuoriuscita dalla crisi -perché il premier Monti non deve pretendere oggi il congelamento della chiusura dello stabilimento siciliano conteggiando anche i lavoratori dell’impianto di Termini Imerese nel numero complessivo degli operai FIAT ammessi a godere delle condizioni di cassa integrazione che, con ogni probabilità Marchionne, si accinge a chiedere nell’incontro a Palazzo Chigi.

Perché, se non è legittimo pretendere un lavoro, come ha di recente affermato il ministro Fornero, è invece diritto dei lavoratori e dei cittadini chiedere a chi è oggi alla guida del Paese, Mario Monti di non farsi beffare come il suo predecessore, Silvio Berlusconi, creando le condizioni per mantenere quel poco di occupazione che c’è in Sicilia.

Se così non fosse, allora avremmo la definitiva certezza che la chiusura di Termini Imerese è stata e rimane uno sgarbo fatto al Sud e soprattutto alla Sicilia al quale un governo tecnico, stimato in Europa, non ha voluto trovar rimedio.

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