Termini Imerese – stato d’assedio

Giorno 22 Dicembre, due prima delle festivita’ natalizie, l’ad del Lingotto, Sergio Marchionne, annuncia che da dicembre 2011 ci sara’ lo stop della produzione auto a Termini Imerese. «L’unico modo per risolvere il nodo Termini sarebbe spostare la Sicilia e metterla vicino a Piemonte o Lombardia. Se Lombardo è capace di fare questo, che Dio lo benedica», ha continuato con astio lo stesso ad, dopo le proteste di varie parti sociali alla notizia.La prima constatazione da fare è che,non preservando il presidio industriale,il territorio stesso sara’ sempre piu’ lasciato nelle mani della mafia, che trova un ottimo punto di prelievo manodopera nella disperazione di chi perde il posto di lavoro e deve mantenere se’ e la sua famiglia. Si parla dell’interessamento del gruppo cinese Chery che sarebbe disponibile a valutare il dossier Termini Imerese se la Fiat dovesse mettere sul mercato lo stabilimento siciliano, dopo aver deciso di non produrre più auto, a partire dal 2012.Sicuramente l’interesse del gruppo cinese alla fabbrica siciliana,non sarebbe dettato dalla volonta’ di preservare i posti di lavoro,bensì da quella di crearsi uno snodo importante verso il mercato nordafricano che interessa fortemente la politica economica di Pechino.Nello stabilimento fiat e nelle aziende dell’indotto lavorano circa 2200 persone,in un’area dove il livello di disoccupazione è doppio rispetto al resto d’Italia, il territorio stesso, negli ultimi quarant’anni, ha sacrificato il turismo e la sua splendida costa subendo una destinazione industriale che ora potrebbe svanire per mano di un piano industriale che vuol chiudere una positiva esperienza produttiva di auto a Termini Imerese (come risulta anche dall’appello dell’amministrazione comunale).Marchionne ha anche annunciato che per porre un limite ai danni saranno investiti 8 miliardi di euro in due anni per il piano Italia,ma ha dimenticato a precisare che saranno fondi destinati perlopiu’ alla ricerca e sviluppo e finiranno in altre strade, quelle della globalizzazione in Serbia, Turchia, forse India e Cina;resta da capire quali dei 17 nuovi modelli annunciati dal Lingotto per i prossimi due anni (più 13 restyling) saranno davvero made in Italy, alla luce anche delle nuove sinergie con Chrysler, che porteranno ad esempio in Usa la produzione dei motori 1.4 MultiAir a benzina.30 anni fa,fu la stessa regione Sicilia ad investire in questo progetto di industrializzazione della zona est di Termini,su terreni prima interessati da coltivazioni specializzate e destinate a quello che doveva essere l’inizio di un forte sviluppo industriale della zona stessa.Oggi la Fiat precisa che la dismissione dello stabilimento è da collocare alla produzione continuamente in perdita;preciserei invece che tutta la gestione dell’area è stata fallimentare:non si è riusciti a creare un piu’ ampio settore dell’indotto;non si è creato uno sbocco commerciale con gli altri paesi del mediterraneo e non si sono realizzate infrastrutture sulle quali molti politici hanno costruito la propria campagna elettorale(vedi il porto di Termini).Tutto cio’ dovuto alla massiccia presenza della mafia e alla non volonta’ di combatterla;si sono create le solita lobby clientelari e le risorse per le infrastrutture sono state disperse in migliaia di rivoli per alimentare clientele esigenti e affamate.Alla notizia della chiusura varie sono state le reazioni sindacali:Siamo molto amareggiati per la decisione della Fiat, ufficializzata da Sergio Marchionne, di non produrre piu’ auto a Termini Imerese. Non possiamo accettarlo. La reazione del sindacato e dei lavoratori sarà dura-afferma il segretario della Uilm di Palermo, Marchionne con questo piano non solo manda alla fame i lavoratori, Termini Imerese e Pomigliano d’Arco in primis, ma chiede addirittura al Governo il lasciapassare per delocalizzare. Sara’ un Natale di lotta. Il Governo, a questo punto, scelga da che parte stare: con i lavoratori o con Marchionne?ribadisce Pignatiello ,coordinatore del Pdci-federazione della sinistra.Ma tutto finisce in queste parole tirate lì per colpire durante i servizi giornalistici,mentre nessuno si è presa la briga di andare direttamente a convocare i lavoratori ,senza la presenza di cariche esterne e spiegare loro come lottare e cosa fare per ottenere di nuovo la dignita’ di lavoratori rubata spesso dalla macchina capitalista,accompagnata dall’accondiscendenza dei partiti e dei sindacati sia di destra che di questa nuova pseudo-sinistra che nulla conserva delle basi rivoluzionarie e proletarie delle origini.Io credo,oggi piu’ di ieri, che si sente la necessita’ di una svolta storica;assume sempre piu’ valore,e non è obsoleto,parlare di rivoluzione comunista e di classi sociali e nella rivoluzione comunista i lavoratori e i proletari hanno da perdere unicamente le loro catene;si deve tornare a parlare di rovesciamento del dominio borghese per reimpossessarsi dei mezzi di produzione che essi hanno accentrato nelle proprie mani e restituire così alla classe operaia quanto ha prodotto e quanto le è stato rubato durante il lavoro svolto per la classe capitalista.A Termini Imerese,come in tante altre fabbriche,l’opeario ha venduto la propria forza lavoro tramite corrispettivo di un salario che si riduce alla copertura del fabbisogno e del sostentamento proprio e familiare.Finito il suo scopo il capitalista,butta via gli operai come merce obsoleta,ricreando le condizioni a lui piu’ congeniali in paesi ove puo’ di nuovo sfruttare la massa popolare.L’Italia in particolare non si è ancora liberata da cio’ che il regime democristiano mise in piedi,ovvero quel movimento di parassitismo che ha visto molte attivita’ corporative,seppur deboli,legarsi allo stato per ricevere finanziamenti e quindi l’idea di un consorzio bancario che salvaguardi i colossi industriali in sfacelo,considerando le esigenze del padrone e non del lavoratore.E’ giunto quindi anche il momento di riunificare lo sciopero economico con quello politico,per riportare la massa verso un movimento atto al miglioramento delle condizioni di vita per elevarsi moralmente,intellettualmente e politicamente.La lotta di classe sara’ matura quando riuscirà a prendere nella politica l’elemento essenziale ovvero la struttura del potere dello stato;la mancata resistenza operaia precipitera’ gli stessi in uno stato di enorme miseria,quindi da questa dovra’ prendere le proprie basi di partenza la resistenza stessa.E’ auspicabile una riorganizzazione delle organizzazioni operaie e dei sindacati operai,per rendere il piu’ possibile metodica e sistematicala partecipazione del lavoratore alla rivoluzione e ai movimenti sovversivi dello stato di cose attuale.

http://pieceofmyhearth.blog.tiscali.it/2010/01/09/termini-imerese-stato-dassedio/

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