Termini Imerese: Montalbano, quello vero, vince la causa Può tornare capo dei vigili urbani

Il (vero) commissario Montalbano deve essere reintegrato in servizio. Protagonista di una complessa vicenda legale non è il celeberrimo personaggio frutto della penna di Andrea Camilleri, ma Saverio Montabano, già commissario della polizia di Stato, in prima linea negli anni Ottanta e Novanta nella lotta alla mafia, e successivamente, dal 2002 al 2009, comandante della polizia municipale di Termini Imerese, prima del licenziamento. Ingiusto, però, secondo la Corte d’appello di Palermo che ha accolto il ricorso di Montalbano contro la sentenza del 2010, con la quale il tribunale di Termini Imerese aveva confermato il provvedimento adottato nei suoi confronti nel 2009 dall’allora sindaco Enzo Giunta.

REINTEGRO – I giudici hanno quindi dato ragione al poliziotto, condannando di conseguenza l’amministrazione termitana a reintegrarlo con effetto imme­diato nelle sue funzioni, oltre che alla corresponsione delle buste paga e delle indennità dovute dalla data del li­cenziamento fino alla reintegra.

IL CASO DELLA LOGGIA «ISIDE 2» – Montalbano, vanta una carriera di tutto rispetto. Come capo della Squadra mobile di Trapani, a metà degli anni Ottanta, si è distinto nella lotta a Cosa nostra e alle logge massoniche deviate, imbattendosi, durante le indagini sulla nomina di un comandante dei vigili urbani, nel Centro Studi Scontrino: un importante circolo culturale, frequentato da vescovi e ministri, all’interno del quale operavano sette logge massoniche, con circa 200 iscritti, con elenchi e documentazioni apparentemente regolari. Dietro la facciata del Centro Studi, però, si nascondeva anche una loggia segreta, la Iside 2, con circa cento personaggi non registrati in alcun elenco ufficiale. Fra questi figuravano e spiccavano i nomi di politici, mafiosi, imprenditori edili, commercianti e importanti funzionari e burocrati del Comune, della Provincia e della Prefettura. Nell’86, dopo aver scoperto gli iscritti a Iside 2, Montalbano venne prima privato delle sue funzioni, poi trasferito. Dopo l’uccisione di Ninni Cassarà ha ricoperto l’incarico di dirigente della sezione investigativa antimafia della Squadra mobile di Palermo e poi di dirigente del commissariato San Lorenzo. La scoperta della loggia segreta, però, continua ad essere quasi una maledizione per Montalbano, che conclude la sua carriera in polizia presso la questura di Ragusa e, successivamente, matura la decisione di transitare ad altra amministrazione, approdando nel 2002 a Termini Imerese, come capo della polizia municipale.

CONTRASTI CON SINDACO ENZO GIUNTA – Nel corso degli ultimi cinque anni del suo mandato, tra Montalbano e l’amministrazione comunale di allora, guidata dal sindaco Enzo Giunta, è sorto un contrasto sulla portata dell’autonomia dirigenziale. A partire dal 2005 nei suoi confronti sono stati attivati quattordici procedimenti. Il Comitato dei garanti, organo preposto all’espressione di pareri in ordine ai procedimenti di responsabilità dirigenziale, relativamente alle prime nove di queste misure, ha dato parere sfavorevole, non consentendo l’applicazione di alcuna sanzione a carico del dirigente. Nel 2007, però, i membri del Comitato dei garanti sono stati sostituiti integralmente e il nuovo Comitato, relativamente alle ultime vicende, ha espresso parere favorevole, determinando svariate sospensioni dalle funzioni dirigenziali di Montalbano, dal gennaio 2008 all’aprile 2009, fino a quando non è stato, da ultimo, dato parere favorevole al suo licenziamento.

BATTAGLIA LEGALE – Il vero Montalbano ha dunque iniziato la sua battaglia legale. L’ex dirigente, assistito dagli avvocati Sergio Capasso e Lorenzo Maria Dentici, docente di diritto del lavoro all’Università di Palermo, ha proposto, nell’agosto del 2010 ricorso in appello a Palermo. La Corte adesso, accogliendo la tesi della difesa, ha riformato la decisione del Giudice di primo grado, dichiarando l’illegittimità del licenziamento, reintegrando il dirigente nel posto di lavoro. A Termini, però, Montalbano non ritroverà né il sindaco che aveva firmato il licenziamento né il segretario comunale con cui era entrato in conflitto, Aldo Messina, oggi transitato – ironia della sorte – a Trapani, dove sono iniziate le indagini del commissario sulla massoneria deviata e dove sono fatalmente cominciate anche le sue disavventure professionali. (fonte Italpress)

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