Sembra ormai assodato. La Dr Motors, scelta qualificata come la migliore possibile all’interno della short-list di Invitalia per sostituire la Fiat a Termini Imerese, difficilmente potrà garantire sviluppo e occupazione nell’ex polo siciliano dell’auto. Se ne accorgono ormai tutti, anche l’advisor del ministero dello Sviluppo economico, che nelle scorse settimane aveva ventilato l’ipotesi di altre quattro manifestazioni di interesse per fornire qualche utile stampella all’area. Ieri, intanto, si è consumato l’ennesimo ed estenuante incontro al Mise, Termini resta in apnea. Invitalia ha sbagliato a selezionare Dr Motors per Termini Imerese. È evidente. L’azienda ha dei problemi che non le consentono di insediarsi in Sicilia. Lo ha detto Salvino Caputo, presidente della commissione Attività produttive dell’Assemblea regionale siciliana. Secondo l’esponente pidiellino l’azienda molisana di Massimo Di Risio non è in condizioni di dare garanzie di investimento e di avvio della produzione. A rischio ci sarebbe proprio il destino dei lavoratori, infatti sono passati quattro mesi e la cassa integrazione non è infinita. Infatti durerà soltanto fino al prossimo 31 dicembre, e senza una soluzione prima di quella data la Fiat potrà licenziare i 1.600 operai dello stabilimento. Abbiamo convocato il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e l’assessore alle Attività produttive, Marco Venturi – ha aggiunto Caputo -, a partecipare ad una seduta straordinaria della commissione, che si terrà dopo le elezioni amministrative. Sarà quella la sede in cui si valuteranno gli interventi da adottare. Nei giorni scorsi ha parlato anche Giuseppe Lumia, senatore Pd, richiedendo con forza l’intervento dei ministri Fornero e Passera per applicare l’accordo sottoscritto prima del 4 dicembre sulla vertenza Fiat di Termini Imerese per sbloccare la concessione degli aiuti ai 640 lavoratori siciliani. Secondo il parlamentare del Partito democratico è giunto il tempo di capire se il piano industriale dell’azienda molisana è funzionale alla riconversione e alla riapertura dei cancelli della fabbrica. Le banche, ribadisce Lumia, stanno facendo ostruzionismo non dettato da vere valutazioni finanziarie. Non tutti, però, la pensano così. La mancanza di garanzie di solidità dell’azienda, bilanci non proprio immacolati e assenza di garanzie adeguate per gli istituti di credito, sarebbero stati errori superficiali di valutazione commessi dal governo regionale e nazionale, secondo Mariella Maggio, segretaria generale della Cgil Sicilia. Secondo la leader siciliana del maggiore sindacato nazionale è giunto il tempo di cambiare strada, anche perché a Termini, bisogna ricordarlo, si aggiunge il dramma dei 600 esodati che vivono ancora nel limbo della loro situazione. A Di Risio, però, fa ancora gola l’Isola. In Sicilia ci sono i soldi promessi dal governatore Lombardo – si parla di 178 milioni di euro – ma mancano gli altri necessari per avviare un’operazione complessiva di riconversione dello stabilimento che dovrebbe ammontare a circa 340 milioni di euro. Soldi che al momento l’imprenditore molisano non sembra possedere.
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