Storica decisione della Corte Costituzionale: i figli assumeranno il cognome di entrambi i genitori nell’ordine concordato

Ai figli non più il cognome paterno ma quello di entrambi i genitori o anche solo quello della madre. Dopo decenni di battaglie delle donne e di inutili sollecitazioni al legislatore, la Corte costituzionale con una sentenza supera quello che ormai appariva come un retaggio patriarcale e allinea finalmente l’Italia agli altri Paesi europei.

La Corte costituzionale ha deciso: sono illegittime, oltre che discriminatorie e lesive dell’identità del figlio, le norme che attribuiscono, in maniera automatica, il cognome del padre ai figli, con riferimento ai figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e ai figli adottivi”. Così la sindaca di Termini Imerese e vicepresidente di Anci, Maria Terranova commenta la decisione della Corte Costituzionale sull’attribuzione del cognome ai figli.

“’Eguaglianza e interesse del figlio’”: questi i principi costituzionali a garanzia di una scelta condivisa, da parte di entrambi i genitori, sul cognome dei figli che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale. “La pronuncia della Corte Costituzionale – ha proseguito la sindaca – rappresenta una vera rivoluzione e sottolinea come il meccanismo attuale altro non è se non il retaggio di una potestà maritale e di una concezione patriarcale della famiglia ormai tramontate e non più coerenti con il valore costituzionale dell’uguaglianza tra uomo e donna.  Sempre meno disparità.  sempre più bigenitorialità, insomma. Adesso alla Politica l’alto compito di agire e in fretta sul solco tracciato”.

Sono illegittime tutte le norme che attribuiscono automaticamente ai figli il cognome del padre. Ora i figli assumeranno quello di entrambi i genitori nell’ordine da loro concordato. Questa la decisione della Corte costituzionale, anticipata con un comunicato stampa, che bolla come «discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio» la regola in base al quale il cognome del padre viene attribuito di default. I giudici delle leggi passano così un colpo di spugna definitivo su una concezione patriarcale della famiglia, ora il figlio assumerà il cognome di entrambi i genitori nell’ordine da loro concordato, salvo che decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due. «In mancanza di accordo sull’ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori – si legge nella nota – resta salvo l’intervento del giudice in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico».

La Corte costituzionale ha deciso sulla propria ordinanza di autoremissione n.18/2021 con la quale, prima di rispondere al Tribunale di Bolzano come giudice di rinvio, aveva considerato pregiudiziale sollevare un interrogativo più generale autointerrogandosi sulla costituzionalità della regola di assegnare al figlio solo il cognome del padre, sempre e non solo nel caso di figli nati fuori dal matrimonio e riconosciuti. Una scelta che non aveva sorpreso perché il relatore dell’ordinanza, era Giuliano Amato, lo stesso giudice che ha firmato la sentenza del 2016, con la quale è stato scalfita la rigidità della regola sull’ attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo, dichiarandola incostituzionale «in presenza di una diversa volontà dei genitori».

Oggi la Consulta, riunita in camera di consiglio, ha esaminato le questioni di legittimità costituzionale sulle norme che regolano, nell’ordinamento interno, l’attribuzione del cognome ai figli. In particolare la pronuncia riguarda la norma che impediva ai genitori, anche se di comune accordo, di dare al figlio il solo cognome della madre e quella che, in assenza di un accordo, impone il solo cognome del padre, invece che quello di entrambi i genitori. Previsioni dichiarate in contrasto con la Carta ( articoli 2, 3 e 117, primo comma) e in rotta di collisione anche con gli articoli 8 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, posti a tutela del diritto alla vita privata e familiare e del divieto di discriminazioni fondate sul sesso. A guidare la Consulta, oltre al principio di uguaglianza, quello dell’interesse del figlio, secondo il quale entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale. La dichiarazione di illegittimità costituzionale – che investe tutte le norme che prevedono in automatico l’attribuzione del cognome del padre – riguarda i figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e ai figli adottivi. Ancora una volta la Consulta arriva prima del legislatore e traccia la via sulla quale il Parlamento dovrà muoversi, nel rispetto di quanto affermato nella decisione, le cui motivazioni saranno depositate nelle prossime settimane. Il legislatore avrà il compito di regolare alcuni aspetti e sciogliere dei nodi, restando però vincolato al verdetto della Corte costituzionale che, con l’addio all’automatismo al cognome paterno, segna un punto di non ritorno. Ad oggi i disegni di legge sul tema all’esame della Commissione Giustizia del Senato sono sei.

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