Stabilizzazioni: la delusione dei precari esclusi dalla finanziaria

Non è stato un primo maggio felice per tutti i precari siciliani della pubblica amministrazione che da anni anelano la stabilizzazione. L’ultima finanziaria, appena approvata dall’Assemblea regionale siciliana, infatti, ha fatto figli e figliastri, riconoscendo il diritto ad un contratto di lavoro dipendente e a tempo determinato solo ad alcune categorie di lavoratori, mentre per molte altre tutto è rimasto come sempre.
Ieri hanno sicuramente festeggiato i 2.800 ex Pip del bacino “Emergenza Palermo”, i 13.000 contrattisti degli Enti locali e i dipendenti delle ex Asi, le Area di sviluppo industriale, oggi alle dipendenza dell’Irsap, la società partecipata della Regione. E’ stata una festa amara, invece, per tante migliaia di lavoratori che pur essendo nella stessa condizione degli ex Pip e dei contrattisti non hanno ricevuto le stesse attenzioni da parte della maggioranza.
Tra i delusi ci sono i 1.200 lavoratori Rmi (Reddito minimo di inserimento) delle province di Caltanissetta ed Enna impiegati in servizi di pubblica utilità. In loro sostegno si sono espressi i parlamentari del Pd Lantieri ed Arancio, che hanno definito il voto favorevole al passaggio dei lavoratori ex Pip alla Resais e contrario all’estensione degli stessi diritti agli Rmi “una decisione discriminatoria e ‘ palermocentrica’”.
Ancora più amareggiati, oltre che arrabbiati, sono i 5.000 lavoratori Asu. Anche loro speravano nella stabilizzazione in virtù dei diversi e ripetuti pronunciamenti del legislatore regionale che gli riconosceva questo diritto. Invece, gli emendamenti presentati sia dalla maggioranza che dall’opposizione non sono arrivati neanche in Aula infrangendosi sugli scogli delle inammissibilità. Circostanza che ha fatto andare su tutte le furie i sindacati.
Un altro gruppo consistente di lavoratori rimasto fuori è quello dei 1.800 ex sportellisti, che nei giorni precedenti l’approvazione definitiva del provvedimento è sceso in piazza per chiedere al governo di ritornare a lavorare. Da tempo, infatti, la Regione Siciliana non porta avanti nessuna politica attiva del lavoro. A tal proposito il Sinalp ha deciso di ricorrere alla magistratura denunciando la Regione per interruzione di pubblico servizio.
A bocca asciutta, infine, sono rimasti gli ex dipendenti delle società partecipate della Regione liquidate o in fase di liquidazione: Ciem, Lavoro Sicilia, Cerisdi, Spi, Quarit,Terme Di Sciacca, Sicilia e Ricerca e Sviluppo Italia Sicilia. Poco più di un centinaio di lavoratori in tutto che attualmente fanno parte di un Albo a cui l’amministrazione regionale può ricorrere per reperire il personale di cui ha bisogno. Personale che però, nonostante le leggi che ne prevedono la ricollocazione e le risorse disponibili, non viene riutilizzato.

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