Lui è Vincenzo Sansone, trentenne di Termini Imerese, attore e scenografo digitale.
Ha una lunga tradizione in Messico, ma in Spagna approda per la sua prima edizione. È il premio cinematografico Desafio Buñuel, conclusosi a settembre nel comune di Teruel e dedicato all’omonimo regista aragonese. Quest’anno tra le pellicole premiate spicca “Amome” corto che, tra gli altri interpreti, vede la partecipazione di un giovane termitano.
Lui è Vincenzo Sansone, trentenne di Termini Imerese, attore e scenografo digitale, da nove anni a Roma nella compagnia del Teatro Potlach. Creativo e con la passione per la ripresa digitale realizzata attraverso slo e stop motion, Sansone si è trasferito un anno fa in Spagna, a Valencia, per sperimentare la scenografia digitale. Da lì il successo al festival.
«Da un anno vivo in Spagna per concludere il dottorato di ricerca in Studi Culturali con l’Università di Palermo – racconta -. Faccio già l’attore da diversi anni, fuori dalla mia Sicilia. La passione per la scena, unita al mio progetto di ricerca, mi ha condotto in Spagna per sperimentare nuovi corti. Qui ho già realizzato delle web serie per Rai Fiction, come “063139”, di cui ho curato la sceneggiatura. In più, proprio all’interno del dottorato lavoro all’interno del progetto di Maria Pulido, regista del corto vincitore al Buñuel. Lei mi ha visto in azione e mi ha selezionato per il suo “Amome”».
“Amome”, nella traduzione spagnola “ama te stesso” è un corto realizzato in meno di 48 ore con la tecnica dello stop motion, difficile per un attore, come racconta, proprio perché ogni singolo movimento viene catturato da uno scatto, poi riunito in sequenza. «Una scena divertente è quella in cui devo sedermi a tavola, interpretando il peccato della Gola; lì ogni movimento è immortalato da micro scatti, poi montati insieme per sviluppare il video. Il corto, in tema col festival, racconta l’amore, ma in una prospettiva spesso sottovalutata, quella del rispetto verso se stessi».
Ed è ancora l’amore, stavolta verso la Sicilia, sempre nella sua valigia d’attore, a vincere la lontananza: «Della Sicilia mi porto il ricordo del mio primo regista, Claudio Russo, e la compagnia con cui ho iniziato al teatro Zeta di Piero Macaluso. Inoltre, lavoro molto con le immagini, che mi danno suggestione, i paesaggi, il cielo, e i paesaggi siciliani sono sempre presenti». Chissà, se tra i nuovi progetti, dice, non ci sarà un corto ambientato in Sicilia.
Fonte Repubblica.it







