Servizi sociali a rischio in Sicilia. Il pericolo del blocco dei finanziamenti rivolti a minori, persone con disabilità e anziani, è purtroppo chiaro in una direttiva dell’assessorato regionale alla Famiglia, guidato dalla democristiana Nuccia Albano. Un vero e proprio atto d’accusa: molti distretti socio-sanitari, composti dai Comuni, non sono stati in grado di spendere le risorse assegnate dal ministero per le Politiche sociali, provocando lo stop ai nuovi trasferimenti anche per quelli in regola. «Abbiamo più volte segnalato il problema alla Regione — denuncia la Cgil — ma l’assessorato non ha mai risposto».
I distretti sanitari, Vigilati dal governo regionale, forniscono diversi servizi di natura sociale, raccolti nei così detti “Piani di zona”. Tra questi, ad esempio, l’assistenza domiciliare per gli anziani, i servizi destinati a infanzia, adolescenza e minori in difficoltà, i progetti per le persone disabili, gli interventi di contrasto alla povertà.
«Già da diversi anni — si legge nella lettera che l’assessorato alla Famiglia ha inviato ai sindaci dei Comuni capofila e al ministero per le Politiche sociali — questa Regione registra un forte rallentamento nell’utilizzo delle risorse trasferite». Tanti fondi e poco personale, spiega l’assessorato, i motivi alla base delle difficoltà. Criticità alle quali il governo avrebbe risposto tramite un progetto di “capacity building” rivolto ai distretti e organizzato da Formez.
«Nonostante ciò — annota la Regione — ancora oggi si registrano notevoli ritardi sia nella fase di programmazione, sia nell’avvio delle Azioni programmate e della conseguente rendicontazione».
I soldi a disposizione sono quelli dell’annualità 2021. Per riceverli, i distretti devono dimostrare di avere speso almeno il 75 per cento delle somme destinate nel 2019, pari a 36 milioni di euro. Ma quella spesa «ha raggiunto — scrive l’assessorato — appena il 34% su base regionale, circostanza che non permette al ministero il trasferimento dell’annualità del 2021».
Così, arriva il blocco. La situazione, scrive infatti la Regione, «non è più tollerabile e senza un cambiamento radicale da parte dei distretti socio-sanitari con relativa assunzione di responsabilità, determinerà a breve l’interruzione dei servizi».
Intanto, il governo corre ai ripari per accelerare la spesa, invitando i distretti a concentrare i fondi sugli ambiti che «richiedono maggiori risorse, quali l’assistenza all’autonomia e alla comunicazione degli alunni con disabilità o il pagamento delle rette per gli interventi residenziali in favore di minori, donne, anziani, disabili, interventi domiciliari».
«La sciatteria e la superficialità con cui il governo regionale ha affrontato queste criticità — commenta Francesco Lucchesi, segretario regionale Cgil Sicilia — è imbarazzante. Avevamo sottolineato più volte le difficoltà dei distretti e chiesto un intervento della Regione. Il problema — aggiunge — non sta solo nelle risorse non spese ed in quelle che non arriveranno, ma nei servizi di cui non potranno godere migliaia di cittadine e cittadini siciliani che vivono enormi disagi in una terra che offre pochi servizi ai più bisognosi: saranno questi ultimi a pagarne le conseguenze, mentre la politica continua a litigare per le poltrone».
«Abbiamo fatto notare più volte — ribadisce Maria Concetta Balistreri, dello Spi Cgil — che i Comuni non possedevano né le risorse umane, né le competenze per portare avanti quei progetti. Ma invece di aiutarli, la Regione ha aspettato fino all’ultimo momento. E adesso, ovviamente, i nodi sono venuti al pettine».
Problemi che si aggiungono alle difficoltà finanziarie generali denunciate dai sindaci: tra i servizi interessati, quello di assistenza alla comunicazione per le scuole materne, elementari e medie, attualmente «a carico dei Comuni — spiega il presidente dell’Anci, Paolo Amenta — tranne che per 7 milioni di contributo regionale. Ma il servizio costa complessivamente 80 milioni di euro l’anno e il rischio è che a settembre si fatichi a farlo partire».
E poi le comunità alloggio per i disabili psichici: «L’assessorato alla Salute continua a considerarlo come servizio sociale, ma quello — conclude Amenta — è un tema socio sanitario a tutti gli effetti. E invece i Comuni spendono 90 milioni di euro l’anno e la Regione ne eroga appena 5».
Nel nostro distretto socio sanitario 37 nel 2021 i servizi ripartivano e non sono stati mai interrotti fino ad oggi. Solo nel 2025 il valore dei servizi esigibili dai cittadini ha un costo (e quindi un valore) di circa 3.500.00 di euro. Si è sempre programmato, speso e rendicontato nei giusti tempi tutti i finanziamenti erogati da Regione e Ministero, recuperando anche somme dell’anno 2012, che la Regione non aveva mai accreditato al Comune di Termini (si sarebbero persi anche quelli), cosi come sono stati recuperati quelli della progettazione del Dopo di Noi, sbloccando il finanziamento dell’anno 2016 e attivando questo essenziale servizio.
«I diritti tornano in ferie, e non vi potete neanche lamentare, perché ogni volta vi verrà ricordato che il Distretto 37, che dal 2021 ha tutte le carte in regola, è stata pecora nera per tanti ma tanti anni. E vi assicuro che non serve dire: io non c’ero! – scrive in un post l’assessore alle politiche sociali Maria Concetta Buttà – Finisce così ? Ma assolutamente no. Almeno per me è battaglia aperta, su tutti i fronti. Qualcuno dovrà pur assumersi le responsabilità. Bisogna ricordarsi che sempre, soprattutto quando si amministra la cosa pubblica, nel bene o nel male, i nostri atti ci seguono, anche quando sembrano passati tanti anni. Siamo pur sempre in uno Stato di Diritto. E soprattutto i finanziamenti non sono né delle Amministrazioni che causano i danni, né delle virtuose. – Conclude l’assessore del didstretto 37 – Sono dei cittadini. Ed è per questo che vanno difesi e bisogna renderne conto».







