Con lo sciopero di oggi vogliamo dire basta alla leggerezza e alla inaffidabilita’ politica che hanno caratterizzato l’azione di questo governo. Vogliamo una manovra equa, che faccia pagare chi finora l’ha fatta franca e ha contribuito alla crisi, e il cui saldo finale consenta al paese di uscire dalle secche avviandosi alla ripresa: lo ha detto Mariella Maggio, segretaria generale della Cgil Sicilia nel comizio che ha concluso la manifestazione Cgil a Messina. Maggio ha sottolineato il peso delle scelte del governo su una Sicilia gia’ al distrasto, con un tasso di disoccupazione doppio rispetto alla media nazionale, una miriade di aziende che chiudono, uno stato sociale insufficiente, una regione in crisi finanziaria, i consumi che calano (-4% in tre anni), la maggior parte delle pensioni al minimo. E quanto incideranno una ulteriore perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni, stimata in 235 euro circa, e l’aumento delle imposte per circa 350 euro.La segretaria della Cgil Sicilia ha parlato senza mezzi termini di manovra che difende posizioni di rendita e per fare questo sposta sui lavoratori il dibattito sulla produttivita’ cercando di colpire i diritti, dividendo il sindacato, intervenendo sull’autonomia contrattuale tra le parti. Tutto questo e’ inaccettabile- ha sottolineato- e ancora oggi ci chiediamo quando se non ora intendano muoversi Cisl e Uil, una Cisl e una Uil che finora hanno fatto la scelta filogovernativa. Per la sindacalista la crisi italiana deriva anche dalla incapacita’ del governo di portare l’Italia verso equilibri fatti di equita’ fiscale, sociale, di sviluppo economico e sostegno alle imprese, di spinta al lavoro, di apertura ai giovani, di adeguate politiche per il Mezzogiorno. E a tutto questo occorre dire con forza basta- ha rimarcato- facendo pagare chi piu’ ha, i redditi alti, i grandi patrimoni, gli evasori,le pensioni d’oro e tagliando i costi della politica.
Oggi in tutte le piazze del Sud si manifesta la rabbia dei lavoratori e dei pensionati. I cittadini dichiarano la loro contrarietà alle scelte del Governo e, soprattutto, non si rassegnano ad essere trattati da ultima provincia dell’ Impero: lo ha detto Serena Sorrentino, della segreteria nazionale Cgil, concludendo a Catania il corteo al quale, secondo le stime degli organizzatori, hanno partecipato 10 mila persone. Non solo questo Governo non ha fatto nulla per far crescere il lavoro nel Mezzogiorno –ha aggiunto Sorrentino- ma con questa manovra fatta di tagli agli enti locali, ai cittadini meridionali non verranno garantiti neppure i servizi essenziali. La sindacalista ha rilevato che il sud ha bisogno di risorse e investimenti destinati soprattutto all’ occupazione. Purtroppo –ha detto- l ‘art. 8 non va in questa direzione, perche’ cancellando i diritti del lavoro nel Mezzogiorno, i ricatti saranno sempre più forti. Per questo –ha sottolineato Sorrentino- è necessario cambiare la manovra assumendo il Mezzogiorno come questione nazionale.
Ventimila a Palermo, 10 mila a Catania, 4 mila a Messina, 2.500 a Trapani, migliaia nelle altre citta’: sono questi i numeri delle manifestazioni Cgil in Sicilia, secondo le stime degli organizzatori. Nei cortei anche amministratori locali, a Trapani, ad esempio, ha anche preso la parola dal palco della manifestazione il segretario regionale dell’Anci. La Cgil ha fornito inoltre alcuni dati sulla partecipazione allo sciopero che ha visto l’adesione in parecchie realta’ anche di lavoratori di altre sigle sindacali. Cosi’, ad esempio, alla St Microelectronics di Catania dove l’intera Rsu, dunque anche Fim, Uilm e Ugl, ha aderito formalmente alla protesta con un documento. Analogamente alle Acciaierie di Sicilia. Ecco alcuni numeri dal campione scelto dal sindacato: allo stabilimento Fincantieri di Palermo hanno scioperato 430 lavoratori sul totale di 525 ( pari all’82%), e di 213 iscritti alla Cgil. Alla Stm di Catania le adesioni sono state dell’80% pari a 3.200 scioperanti . E ancora: 100% di adesione alla Vini Corvo e alla Coalma di Palermo (industria alimentare), 53% alla Santoro Marmi di Trapani, 42% al comune di Randazzo (Catania), 100% alla laterizi Fauci di Sciacca, 40% alle acciaierie di Messina e 70% nell’indotto della raffineria, 100% all’ Esa di Palermo, 20% alla provincia regionale di Palermo, 100% all’archivio di Stato di Agrigento, 76% alla Sicilmarmi di Trapani, 10% nel cantiere del raddoppio ferroviario dei Cefalu’, 30 % negli uffici palermitani del Tar Sicilia, 10% al comune di Palermo, 8% all’ospedale Villa Sofia del capoluogo, 34% alle imposte dirette di Catania, 30% al comune di Enna, 67% all’Atigroup di Bagheria. A Siracusa ha scioperato il 100% dei lavoratori edili dell’area indutriale