Sciopero 31 ottobre pubblico impiego, sanità, scuola, università e ricerca

Autunno caldissimo questo del 2024, per la scia di scioperi che stanno paralizzando i servizi in Italia, a cominciare dai trasporti, ma non solo. Il prossimo blocco è di nuovo uno sciopero generale: pubblico impiego, sanità, scuola, università, ricerca incrociano le braccia il prossimo giovedì 31 ottobre. Vediamo le motivazioni della protesta e come si svolge lo sciopero.

Dimensionamento scolastico, salari troppo bassi, sovraccarico di lavoro del personale Ata, precarietà, dispersione scolastica, povertà educativa, spopolamento delle aree interne”. Sono queste le principali motivazioni dello sciopero nazionale indetto dalla Flc Cgil nazionale, giovedì 31 ottobre, per tutto il personale del comparto “Istruzione e Ricerca, che in Sicilia vedrà una grande manifestazione davanti la sede della Prefettura di Palermo.

Stiamo assistendo – dichiara Adriano Rizza – ad una drastica riduzione del numero delle autonomie scolastiche. Solo negli ultimi tre anni la Sicilia ne perde circa 100. Questo comporta un taglio del personale e un aumentare del carico di lavoro che si ripercuote sull’organizzazione dei servizi scolastici”.

C’è poi una questione salariale – aggiunge – mai risolta. Siamo nella fase del rinnovo del ccnl 2022/2024 e ci viene proposto un aumento imbarazzante del 5,78%, rispetto ad un’inflazione che viaggia intorno al 18%. Ciò vuol dire perdere 3.500 euro circa all’anno di potere d’acquisto. Va ricordato a tal proposito che il salario del comparto scuola è al di sotto non solo della media europea, ma anche degli altri settori del pubblico impiego, sebbene nella scuola registriamo il più alto numero di lavoratori laureati”.

A questo – prosegue Rizza – si aggiunge la piaga del precariato che condanna decine di migliaia di lavoratori all’incertezza e per il quale chiediamo un piano straordinario di assunzioni su tutti i posti liberi e soprattutto pari diritti tra personale di ruolo e precari”.

Tale realtà – spiega – è aggravata in Sicilia da un contesto segnato da una percentuale altissima di dispersione scolastica e povertà educativa, caratterizzata, come dichiarato qualche giorno fa dal direttore della Svimez Luca Bianchi, dallo spopolamento che ha causato negli ultimi 20 anni la fuga di ben 300.000 persone, di cui 200.000 sotto i 35 anni”.

Pertanto – conclude Rizza – invitiamo tutti ad aderire allo sciopero e a partecipare, giovedì 31 ottobre, davanti alla sede della Prefettura di Palermo, alla manifestazione regionale”.

Queste le principali rivendicazioni:

  • riduzione delle spese militari e no alla cobelligeranza
  • no gli sprechi di denaro pubblico per la realizzazione dei centri per migranti in Albania, la Tav e il Ponte sullo stretto di Messina
  • tassazione degli extraprofitti di banche e speculatori, delle imprese energetiche, delle aziende tecnologiche internazionali
  • investimenti contro il dissesto idrogeologico e gli effetti del cambiamento climatico
  • rinnovo contrattuale che avvicini gli stipendi alla media europea
  • per la scuola, provvedimento urgente di immissione in ruolo dei precari su tutti i posti liberi eliminando la divisione tra organico di diritto e organico di fatto, istituzione del doppio canale di reclutamento, riduzione del numero di alunni per classe, eliminazione dell’algoritmo, ritenuto illegittimo da diverse sentenze in tutta Italia, e ritorno alle nomine in presenza.

A fermarsi sono prima di tutto i lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego. Lo sciopero per il personale giornaliero o amministrativo è per l’intera giornata. Per il personale turnista, invece, da inizio turno del 31 ottobre 2024 a fine dell’ultimo turno della stessa giornata.

Lo sciopero è contro l’aumento bollato come “umiliante” di appena lo 0,22 % sulle risorse già stanziate per il rinnovo dei Ccnl, ovvero 6 euro medi lordi mensili in più, per il ripristino del blocco del turn over al 75% e contro i tagli che si abbatteranno su ministeri, enti locali, scuola, università e ricerca e la mancata risposta alla fuga del personale sanitario dagli ospedali pubblici.

Dopo le parole del ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, che ha affermato che non siamo in un mondo ideale, lo sciopero è stato indetto per chiedere rinnovi contrattuali almeno adeguati all’aumento del costo della vita, un piano assunzioni straordinario per frenare l’emorragia di personale verificatasi in questi decenni, la stabilizzazione di tutti i precari, investimenti e rilancio dei servizi pubblici e misure per i neoassunti della PA spesso costretti a spostarsi centinaia di chilometri dal luogo di residenza.

A rischio quindi anche i vari servizi di Inps, Agenzia delle entrate, Camere di commercio e altri uffici pubblici, così come raccolta rifiuti e altro. Si salvano, almeno per quanto si sa finora, i trasporti.

Fallito il tentativo di conciliazione a seguito della proclamazione dello stato di agitazione per il personale del comparto, lo sciopero coinvolge anche l’intero settore della scuola giovedì 31 ottobre. La Flc Cgil Roma e Lazio, in accordo con la Flc Cgil nazionale, per l’occasione organizza una manifestazione e un presidio, a partire dalle 10, presso la sede del Ministero dell’Istruzione (viale Trastevere, 76/A).

Come spiega Unicobas, lo sciopero della scuola, indetto da Unicobas Scuola e Università, USB, FLC CGIL per il personale docente e Ata, è confermato. Alcuni siti hanno riportato la notizia di una revoca, ma è stata ufficialmente smentita. L’unico sciopero revocato è quello della Flc Cgil che era stato indetto per il solo settore dei Dirigenti Scolastici. Lo sciopero risulta regolarmente proclamato.

Lo sciopero copre l’intera giornata, straordinari ed attività aggiuntive, progetti, straordinari, collegi docenti e riunioni. Come sempre, i lavoratori non sono tenuti a dichiarare anticipatamente l’adesione o meno allo sciopero: se ritengono, hanno la facoltà di comunicare che non hanno ancora deciso e che decideranno la mattina del giorno stesso. Docenti ed ata incaricati a tempo indeterminato o determinato, che non risulteranno presenti a scuola e che non si siano dichiarati in malattia, secondo normativa vigente risulteranno automaticamente in sciopero.

Chiunque può aderire, indipendentemente dalle eventuali, peraltro sanzionabili, mancante informazioni. I dirigenti scolastici sono tenuti a darne immediata comunicazione ai lavoratori e alle famiglie, sia con avviso per il tramite dei docenti tutti, che per mezzo di avviso da pubblicare anche sul sito dell’istituto ed affiggere fuori dell’istituto, avvertendo che “causa sciopero il giorno 31 ottobre 2024 non si garantisce il servizio”.

Al centro della protesta ci sono soprattutto tre punti nodali: l’aumento degli stipendi, la stabilizzazione dei lavoratori precari e il secco no all’autonomia differenziata.

“Scioperiamo per salari giusti, erosi da un’inflazione del 17,3% registrata nel triennio 2022-24, a fronte della quale il governo ha rivalutato gli stipendi solo del 5,78%” denuncia il segretario generale Flc Cgil Roma e Lazio Alessandro Tatarella.

I sindacati si fermano anche per dire no alla forte precarizzazione nel settore della scuola, nella quale si contano 200mila lavoratori senza contratto stabile. Un lavoratore su quattro fra Ata e docenti ha un contratto precario. Ma in generale tutti i settori della conoscenza, dalle università all’alta formazione artistica e musicale hanno tra le recriminazioni proposte di contrasto alla precarietà.

Sul tavolo anche l’assenza di provvedimenti riguardo alle pensioni. Anzi, prosegue Tatarella, “si va ad aumentare l’età pensionabile fino a 70 anni, seppure al momento in modo volontario”. “Scioperiamo perché in generale le necessità del Paese non trovano risposta nei provvedimenti e nelle leggi di bilancio di questo governo. In tutti i settori pubblici mancano nuovi investimenti, e addirittura per la scuola si prevede un taglio del 5%“.

Il tema è sempre quello economico. Il governo Meloni viene accusato dai sindacati della scuola di stanziare risorse pari solo ad 1/3 (5,78%) dell’inflazione relativa al triennio contrattuale 2022-2024, per aumenti pari a 135 euro lordi medi anziché 400 euro lordi medi al mese. Così facendo, si perdono in media 270 euro al mese e 3.500 euro l’anno.

“Dopo aver ricevuto il ‘pacco di Natale’ nel dicembre scorso – appena 80 euro di aumenti lordi medi mensili – adesso ci aspetta un altro ‘pacco’ di soli 55 euro lordi medi mensili: una miseria” attaccano. “Bisogna valorizzare il lavoro del personale anche dal punto di vista salariale. Non è possibile indignarsi quando l’Ocse dice che l’Italia è il Paese che paga di meno gli insegnanti e poi fare finta di nulla quando bisogna investire nel contratto”.

Per l’università, rivendicano i sindacati, servono più risorse per garantire un sistema pubblico di qualità in tutto il Paese, per investire sul personale e superare definitivamente il precariato e assicurare un reale diritto allo studio.

I lavoratori del comparto universitario chiedono uno stanziamento per il rinnovo del contratto 2022-2024 che copra la perdita del potere di acquisto degli stipendi. Lo stanziamento attuale proposto dal governo Meloni è del 5,78%. Un aumento che definiscono “irrisorio” vista l’inflazione del triennio 2022-2024 al 17,3%. “Risparmiano 16 miliardi di euro non adeguando gli stipendi all’inflazione. Eccome se ti mettono le mani in tasca: la perdita media per il personale TAB università è dal 2024 di circa 2.900 euro l’anno“.

Lo sciopero mette al centro anche il recupero del taglio operato per il 2024 al Fondo di Finanziamento Ordinario, che è stato di 530 milioni di euro, e che mette a repentaglio la sostenibilità finanziaria di diversi atenei, la tenuta del sistema universitario nel suo complesso già fortemente sottofinanziato, e le retribuzioni del personale.

L’università chiede anche un piano straordinario di reclutamento che porti il rapporto tra il personale e il numero degli studenti almeno al livello della media dei Paesi Ue, un pre-ruolo che riconosca una equa retribuzione e diritti per i lavoratori precari e il recupero del taglio e l’incremento ulteriore del fondo per la valorizzazione professionale del personale tecnico amministrativo, oggi con la retribuzione media più bassa del pubblico impiego. E ancora, il riconoscimento dopo la sentenza della Corte di giustizia europea, della giusta retribuzione e della ricostruzione di carriera per gli ex lettori e per un finanziamento che consenta per via contrattuale la stessa soluzione per il personale Cel.

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