Scandaloso: sospetto amianto nelle auto Chery

Per ora solo un sospetto, che però allunga un’ombra sulla Chery, partner della Dr Motor Group, nonché candidata a rilevare, proprio insieme alla Casa d’auto di Macchia d’Isernia, lo stabilimento di Termini Imerese. Come riporta il sito online sicurauto.it le autorità australiane hanno richiesto di effettuare un richiamo di auto importate dalla Cina, perché pare che per la loro costruzione sia stato utilizzato l’amianto. Si tratterebbe, secondo l’agenzia Bloomberg, di vetture appartenenti alle aziende Great Wall (quella che era stata accusata da Fiat di aver clonato la Panda) e Chery (che dà i pezzi all’italiana Dr, la quale li assembla nel nostro Paese). Lo precisiamo sin da subito, il ruolo di Di Risio nella vicenda è tutto ancora da comprendere e le accuse a Chery, per ora, si basano esclusivamente su sospetti.

L’articolo del sito web di settore, tuttavia, riprende l’intervento in tema addirittura del Wall Street Journal. Per il quale, “un importatore australiano ha richiamato 23mila auto cinesi dopo che una sonda del Governo ha trovato amianto nelle guarnizioni del motore e nello scarico”. Non solo. «La commissione australiana per la concorrenza – scrive ancora ‘Sicurauto’ – ha dichiarato che l’importatore Ateco Automotive Pty. Ltd. sta richiamando le auto prodotte da Great Wall Motor Co. e la Chery Automobile Co.». Tuttavia, sembra che Chery abbia già diramato un comunicato in merito. Nel quale la Casa orientale avrebbe spiegato che l’utilizzo di amianto nelle unità di esportazione sarebbe stato solo un “errore”. Chery e Great Wall Motor avrebbero, infatti, specificato di aver «cessato l’utilizzo di amianto nelle guarnizioni per le auto destinate al mercato estero proprio dopo un esame effettuato dalle autorità australiane». I portavoce di entrambe le società, però, avrebbero anche specificato che l’uso di amianto per guarnizioni risulterebbe comunque legale in Cina. ‘Sicurauto’, invece, ricorda in Italia l’utilizzo di amianto è vietato dal 1992 perché accusato di causare danni all’ambiente e alle persone. Il nostro quotidiano ha tentato di mettersi in contatto con la Dr, non riuscendo nell’intento. Riproveremo certamente nei prossimi giorni.

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