Scagionato un uomo di 54 anni assistitito dall’avvocatessa termitano Provvidenza DiLisi: per il giudice «il fatto non sussiste»

di Giuseppe Spallino

«Mi servi solo per i rapporti sessuali come le prostitute!». E poi i continui maltrattamenti culminati con la consumazione di un rapporto contro la volontà della donna. Erano fatti pesanti quelli contenuti nella denuncia in cui LS., termitano di 54 anni, veniva accusato di reati commessi all’interno del nucleo familiare. Eppure alla fine del processo il Tribunale di Termini Imerese presieduto dal giudice Sandro Potestio (a latere Claudia Camilleri e Gregorio Balsamo) lo ha assolto con la formula «perché il fatto non sussiste».
Gli episodi si sarebbero verificati a Caccamo fino al 13 gennaio 2016, quando, secondo la Procura di Termini Imerese, LS. avrebbe maltrattato la convivente, con una «condotta consistita, in particolare, nell’apostrofarla con espressioni del tipo: “buttasangue, schiava”, nel ripeterle che gli serviva solo per divertirsi, nel puntarle, in almeno un’occasione, un coltello alla gola». Ma l’imputazione più pesante riguardava le numerose violenze sessuali, «commesse anche in tempi diversi, costringendo la convivente a compiere e subire i suoi voleri».
Una volta l’avrebbe afferrata per i polsi bloccandola sul letto e costringendola a subire un rapporto sessuale completo, dicendole: «Non me ne frega niente che sei stanca, perché devi fare quello che voglio io e perché sei la mia schiava».
Quindi «continui comportamenti ossessivi e maniacali, quali l’insistente contestazione di tradimenti inesistenti, la ricerca incessante di tracce di altre relazioni con ispezione costante del telefono della donna, la verifica degli orari di rientro a casa e il controllo degli spostamenti».
Questo modo di agire avrebbe provocato nella convivente «importanti limitazioni e condizionamenti nella vita quotidiana e nelle scelte, nonché un intollerabile stato d’ansia». Pertanto, temendo per la propria vita, la donna decise di denunciarlo. «Ormai – dichiarò a verbale – sono arrivata al punto che prima di aprire la porta cerco sempre la presenza di qualcuno che mi assista. Temo per la mia incolumità fisica e ho ricominciato ad avere paura ad uscire di casa e incontrare persone».
Per queste accuse il gup Stefania Galli aveva rinviato l’uomo a giudizio dinanzi al collegio presieduto dal giudice Potestio. Tuttavia le accuse non hanno retto in dibattimento, quando la difesa rappresentata dall’avvocato Provvidenza Di Lisi, tramite il controesame della presunta vittima e dei testimoni, è riuscita a dimostrare che i rapporti sessuali erano consenzienti. Infatti, durante la requisitoria la stessa Procura, rappresentata in udienza dal pubblico ministero Carmela Romano, ha chiesto l’assoluzione perché erano insufficienti le prove. Ma il collegio giudicante è andato oltre assolvendo l’imputato con la formula più ampia e liberatoria.
Non nasconde la propria soddisfazione l’avvocato Di Lisi: «Siamo riusciti a dimostrare l’innocenza del mio assistito, rispetto ai fatti addebitati, liberandolo così da accuse pesanti quanto socialmente riprovevoli, da cui è stato finalmente riconosciuto estraneo. Questa assoluzione costituisce una bella pagina della giustizia italiana»

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