Rivediamo i Termini rilancia l’allarme: Il Comune di Termini Imerese è diventato un Ente strutturalmente deficitario

L’Amministrazione comunale (Commissario straordinario e Consiglio comunale), come abbiamo raccontato nell’articolo qui pubblicato a novembre, stanno procedendo a tappe forzate a recuperare il ritardo enorme accumulato durante le gestioni Burrafato e Giunta, nella approvazione degli strumenti finanziari. Come abbiamo sottolineato nell’articolo precedente, tuttavia, la fretta non è buona consigliera e neanche l’approssimazione con cui si sta procedendo. Avevamo individuato, infatti, parecchie incongruenze e notevoli dissonanze nei bilanci approvati.

L’approvazione, avvenuta il 16 dicembre da parte del Consiglio comunale, del rendiconto per l’anno 2018, conferma clamorosamente tutte le nostre perplessità e le nostre preoccupazioni. Due notazioni preliminari: l’anno finanziario (e solare) 2018 ricade per intero nella responsabilità della gestione della disciolta amministrazione Giunta e fotografa per intero il modo dissennato con cui essa ha governato il comune. Il Consiglio comunale ha proceduto in velocità ad approvare il rendiconto senza che alcuna voce si levasse a sollevare almeno una questione. O i consiglieri pensavano ad altro (le prossime elezioni?) o non hanno reputato importante quanto emerso dal rendiconto.

Errore tragico, che avrà conseguenze inimmaginabili sulle future gestioni! Intanto perché, per la prima volta nella sua storia, il comune di Termini Imerese è diventato ente strutturalmente deficitario. Secondo l’articolo 242 del Testo unico degli enti locali “sono da considerarsi in condizioni strutturalmente deficitarie gli enti locali che presentano gravi ed incontrovertibili condizioni di squilibrio, rilevabili da una apposita tabella….contenente parametri obiettivi dei quali almeno la metà presentino valori deficitari”. L’apposita tabella per il 2018 contiene 8 parametri, per quattro di questi il comune non ha rispettato i valori soglia: per il parametro P3 che riguarda le anticipazioni chiuse solo contabilmente; per il P5 sulla sostenibilità del disavanzo; per il P6 che riguarda debiti fuori bilancio riconosciuti e finanziati; per il P8 che riguarda la effettiva capacità di riscossione.

Tutto ciò non è privo di conseguenze, anzi! Esso fa suonare un campanello d’allarme ultimativo perché segnala come il comune sia pericolosamente vicino al dissesto finanziario. Fa scattare, altresì, una serie di misure di controllo e di inasprimento degli oneri a carico dei cittadini. Secondo l’art. 243 del Tuel, infatti, gli enti locali strutturalmente deficitari “sono soggetti al controllo centrale sulle dotazioni organiche e sulle assunzioni di personale da parte della Commissione per la finanza e gli organici degli enti locali….nonché in materia di copertura del costo di alcuni servizi a domanda individuale, che deve essere coperto per almeno il 36% con i proventi tariffari e con i contributi finalizzati. Tra questi servizi figurano gli asili nido, il cui costo, però, è calcolato al 50%.

A parte i servizi idrici e di raccolta rifiuti solidi urbani che nel nostro comune sono coperti da tariffa al 100% dei costi (come vuole la legge), i servizi a domanda individuale che saranno coinvolti dall’aumento tariffario riguardano l’ asilo nido, gli impianti sportivi, il museo e la biblioteca. Nel 2018 l’asilo nido è costato al comune 295 mila euro a fronte di un incasso di 16 mila (percentuale di copertura 5,51%); il museo e la biblioteca 73 mila euro a fronte di un incasso di 597 euro (0,82% di copertura); gli impianti sportivi sono costati 14 mila euro con un incasso di 10 mila euro (71,62% di copertura). E’ evidente che per portare alla percentuale di copertura del 36% minimo, l’Amministrazione, a partire dall’1/1/2020, dovrà aumentare sensibilmente le tariffe per l’accesso all’asilo nido, al museo e alla biblioteca. Il mancato rispetto del grado di copertura, a seguito del controllo continuo effettuato da Roma, potrebbe portare al blocco delle assunzioni già previste e che si sono rese necessarie a seguito dell’esodo di una parte del personale comunale.

Le condizioni di ente strutturalmente deficitario, tuttavia, se sono un segnale, sono anche una conseguenza delle gravissime difficoltà del bilancio comunale. Il 2018 si è chiuso infatti con un disavanzo di amministrazione di meno 1.020 mila euro che sarà coperto attraverso la spalmatura dell’extradeficit in tre annualità: 2019/2020/2021. 340 mila euro per anno che vanno ad aggiungersi alla somma di 559 mila euro che ogni anno (e per trenta anni) il comune si è obbligato a stanziare in bilancio per coprire il disavanzo emerso a fine 2015 con la revisione straordinaria dei residui attivi e passivi.

Il conto economico al 31/12/2018, che registra le componenti attive e quelle passive della gestione dell’anno, si è chiuso con un deficit di – 2.550 mila euro che, se non andiamo errati, fa registrare anche esso il record negativo per il comune di Termini Imerese. I debiti fuori bilancio (quelli individuati) ammontavano a 1.231 mila euro. Il possibile debito da contenzioso in essere è stato calcolato per 7.894 mila euro, derivante da richieste di risarcimento danni e da decreti ingiuntivi già emessi a carico del comune. A fronte di ciò è stato necessario iscrivere dal lato della spesa un Fondo rischi per 2.628 mila euro.

Il fondo cassa al 31/12/2018 registrava 18 mila euro, anche questo – salvo errori – un record negativo. Ancor più negativo se misurato sul trend degli ultimi anni: nel 2016 il fondo cassa era di 1.500 mila euro, nel 2017 di 178 mila euro, nel 2018 di 18 mila euro (anche se dal conto del Tesoriere risulta addirittura Zero). Non c’è altro da aggiungere per illustrare la enormi difficoltà nei pagamenti che registra il comune: ci sono professionisti e imprese che aspettano da anni quanto dovuto loro. Per questo l’amministrazione è ricorsa all’anticipazione di tesoreria lungo tutto il 2018 (è stata utilizzata per un totale di 328 giorni) che, a fine anno non è stata restituita per intero (come invece previsto dalla legge). Le anticipazioni del tesoriere costano: ecco infatti spuntare ben 58 mila euro di interessi passivi pagati.

Fa impressione osservare il conto dei residui. A fine 2018 gli attivi ammontavano a 39.351 mila euro, i passivi a 17.471 mila euro. Ciò è indice di due cose: la prima è la difficoltà a mandare avanti i lavori e a pagare; la seconda è che il comune incontra sempre più difficoltà a incassare quanto dovuto. Abbiamo già ricordato che la mancata approvazione dei rendiconti ha bloccato fondi statali per oltre 5 milioni, ma resta il fatto che il comune riscuote pochissimo del totale di imposte e tasse che ha imposto ai cittadini e alle imprese. Basti pensare alla tassa sui rifiuti: il non riscosso ammonta a 12.432 mila euro, di cui 3.336 mila euro maturati nel solo 2018. Oppure alle entrate ottimisticamente (e avventurosamente) previste dal recupero evasione Imu e Ici: a fronte di 2.352 mila euro iscritte in bilancio sono state incassate 80 mila euro. Lo stesso ragionamento vale per il recupero delle contravvenzioni al Cds, per le quali restano da incassare ben 2.752 mila euro.

A partire dall’entrata in vigore della legge sulla armonizzazione contabile (2016), un eccessivo ammontare di residui attivi diventa un fattore molto punitivo per i bilanci: a fronte dei residui attivi, infatti, bisogna iscrivere sul lato della spesa, congrue somme nel Fondo crediti di dubbia esigibilità. Per il bilancio del comune di Termini Imerese significa avere un Fcde per 9.949 mila euro che vengono sottratte alle possibilità di spesa dell’amministrazione. Aggiungete anche il Fondo rischi e oneri (tra cui il contenzioso!) per 9.913 mila euro e vi farete una ragione del perché il bilancio del comune è ormai sull’orlo del dissesto.

In conclusione alcuni spunti di riflessione. Di tutto questo, come già evidenziato all’inizio, il Consiglio comunale non ha discusso, il che ci impedisce di sapere se almeno ne abbia consapevolezza. E’ come se i consiglieri non vedessero l’ora di togliere il disturbo. Se così è, avrebbero fatto meglio a dimettersi insieme al sindaco Giunta che, come abbiamo visto è per intero responsabile, insieme alla sua giunta ed alla sua maggioranza, della gestione 2018, Se così non è, diano un segno di vitalità e di responsabilità verso i cittadini e le cittadine. Quel che è certo è che alla prossima amministrazione eletta verrà consegnato un bubbone caldissimo pronto ad esplodere. Ma nei bar, nei circoli, dove si discute di chi si candiderà alle prossime amministrative, di alleanze, di cavalli (bolsi) di ritorno, sentite parlare di questa che è diventata una delle grandi emergenze che la città vive? Ai prossimi candidati chiedete di dirvi come, in concreto con quali azioni e quali iniziative intendono risanare il bilancio. Se non riceverete risposte serie e convincenti, mandateli a quel paese.

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