La differenziata cresce ancora. Oltrepassata la soglia «psicologica» del 30%. Ora però alla Regione è scattato un altro allarme: si stanno velocemente esaurendo gli impianti in cui smaltire ciò che residua dalla separazione dei rifiuti, in particolare la parte umida. La carenza di questi impianti sta mandando in crisi varie zone del Catanese, dell’Agrigentino e del Trapanese.
Il dato finale del livello di raccolta differenziata nel 2018, ufficializzato ora dall’assessorato guidato da Alberto Pierobon, è 31,3%. Un paio di punti in più rispetto alle stime che nel corso dell’anno scorso indicavano che ci si sarebbe fermati al 30 tondo, forse qualcosa meno. E, soprattutto, quasi dieci punti in più rispetto al 22% registrato a fine 2017.
L’emergenza rifiuti organici
Il problema ora è però lo smaltimento della cosiddetta frazione umida, la parte organica che residua soprattutto dagli alimenti e che vale il 40% del totale dei rifiuti differenziati. Per smaltire questa parte di immondizia servono gli impianti di compostaggio. E la Sicilia ne ha pochi Oggi sono attivi 13 impianti di compostaggio: due ad Agrigento, uno a Caltanisset-ta, 4 nel Catanese, 5 nel Palermitano e 1 a Ragusa. Alcuni sono pubblici (di proprietà delle Srr e gestiti o dalle società di scopo oppure affidati in gestione con gara di evidenza pubblica). Altri sono privati La capacità totale di smaltimento fra pubblico e privato è di 327.231 tonnellate. E poiché la produzione attuale di oiganico è di poco più di 300 mila tonnellate, la Sicilia sarebbe autonoma per un soffio.
Il sistema in tilt per i guasti
Il problema sta nascendo perché il sistema non regge le piccole crisi temporanee: basta che uno di questi impianti si fermi per qualche giorno e intere province vanno in tilt. Sta succedendo nel Trapanese, dove da settimane è fermo per un sequestro l’impianto della Sicilfert, che ha una capacità di 55 mila tonnellate annue. Contemporaneamente a Belpasso, nel Catanese, si è fermato l’impianto della Rako, dove ogni anno vengono smaltite 66 mila tonnellate: a questo impianto avevano indirizzato i loro rifiuti organici molti Comuni, anche della Sicilia occidentale, che non trovavano più spazio nelle strutture a loro a loro più vicine. Eneglistessi giorni è andata in tilt la discarica di Sciacca, con annesso impianto di compostaggio. Il risultato è la paralisi della raccolta in tutte le aree collegate e in quelle, anche a notevole distanza, che scaricano in questi impianti. Un esempio? Il Comune di Marsala ha comunicato che oggi non potrà essere raccolta la frazione organica nella zona Nord della città e ha invitato i cittadini a tenerla in casa.
I nuovi impianti
Per risolvere il problema nel medio perìodo Pierobon e il presidente Mu-sumeci hanno fatto approvare in giunta un piano di finanziamenti di altri 5 impianti pubblici per un investimento di 57 milioni: due strutture di compostaggio nasceranno con procedure amministrative accelerate a Calatafìmi-Segesta e Ravanusa. Poi ci sarà spazio per un impianti di Tmb a Sciacca, per la settima vasca a Bello-lampo e per una piattaforma integrata a Trapani.
Le soluzioni tampone
Nell’immediato invece l’obiettivo è riaprire gli impianti chiusi, a cominciare da quello della Sicilfert e quello di Belpasso. In generale l’assessorato sta monitorando la situazione di sei strutture, di cui tre private (nei Comuni di Marsala, Ioppolo Giancaxio, Catania) e tre pubblici (Asi Dittamo En-na. Polo tecnologico di Castelvetrano e Bisacquino) che sono chiusi per diversi motivi: mancato rispetto della normativa ambientale o fallimento della società d’ambito. Queste strutture ora sono sotto la gestione della curatela fallimentare. «Sono in corso interlocuzioni – ha fatto sapere Piero-bon – con le amministrazioni giudiziarie e con le curatele per valutare iniziative finalizzate all’utilizzo degli impianti e alla riapertura, anche parziale, compatibilmente con le procedure in corso».
Impianti collegati
Riattivare questi impianti è la priorità di questa fase. Poterli usare significherebbe aggiungere una capacità di 70 mila tonnellate e portare il totale regionale a 400 mila tonnellate di organico smaltibile. Nell’attesa resta però il problema originario. L’aumento della differenziata porta con sé la necessità di impianti collegati e la Regione non è ancora pronta in questo senso. Se nel corso del 2019 non verranno realizzati almeno gli impianti avviati, al ritmo di crescita attuale della differenziata, già fra la fine dell’estate e l’autunno gran parte dei rifiuti umidi separati non avranno destinazione certa.
I record sulla differenziata
Intanto va però registrata la crescita della raccolta differenziata che in alcuni centri ha raggiunto percentuali superiori all’80%. San Giuseppe Jato, nel Palermitano, è all’82,9 e risulta essere il paese che differenzia di più in Sicilia. Seguito nella toptenda Rometta (82,7), Zafferana Etnea (82,1), Licodia Eubea e Prizzi (appaiati con l’80,7), Giardinetto (80,3), San Michele di Ganzarla (79,6), San Cipirello (79,4), Sambuca di Sicilia (78,8) e Monterosso Almo (78,6).
Ben 110 Comuni su 390 sono sopra la soglia del 60%, che la Regione indica come il target da raggiungere nei prossimi anni Ma altre 105 città e cittadine sono ancora sotto la soglia del 30%. Palermo è in posizione numero355 in questa speciale classifica con il 16,1% di raccolta differenziata. Catania è perfino più sotto, fra le ultime 20 città, con un livello di differenziata fermo al 7,7%. Messina è in posizione 345 col 18,7%. L’ultima cittadina nella classifica della differenziata è Bolognetta, nel Palermitano, con appena Io 0,4%: a suo modo, un record anche questo.