Prof. Ciofalo: riflessione circa le proposte dell’Autorità Portuale di Sistema della Sicilia Occidentale per il porto di Termini Imerese

Preliminarmente, mi sembra che ci sia una notevole confusione (anche da parte mia) sui dati di partenza.

1. Proposte dell’Autorità Portuale. Non avendo partecipato alle riunioni ristrette in cui l’Autorità ha presentato i suoi progetti, anche con l’aiuto (mi dicono) di rendering e animazioni, tutto quello che so si riduce all’unica cartina di zonizzazione riportata dagli Architetti Rosario Nicchitta e Nicola Mendolia in un loro recente documento. Del resto, mi pare di capire che l’Autorità non ha prodotto molto più di questo. Difficile farsi un’idea precisa e definitiva su queste basi, per cui tutto ciò che segue è da intendersi “salvo approfondimenti”. In sostanza, se non ho capito male l’Autorità propone la realizzazione di un ampio porto turistico da oltre 800 posti barca che includa l’attuale darsena fra la banchina trapezoidale e il molo di sottoflutto, nonché un ampio spazio a sud-est di quest’ultimo da proteggere con un braccio a linea spezzata (i dettagli non sembrano cruciali), lasciando tutto lo specchio d’acqua fra la banchina di riva, la diga foranea e la banchina trapezoidale ad una destinazione commerciale.

2. Stato del PRP (Piano Regolatore Portuale) a firma Ciralli approntato dal Comune (su mandato, mi pare di ricordare, della Regione) nel 2004. Non è che qua le cose siano molto più chiare. Non mi risulta che tale progetto abbia mai conseguito il previsto parere di VAS (Valutazione Ambientale Strategica), pur avendolo richiesto l’allora Autorità Portuale di Palermo e Termini Imerese sulla base di uno studio redatto, se non sbaglio, dal Prof. Mallandrino. Anni fa io stesso ho cercato con una certa insistenza notizie al riguardo, ma non ho trovato traccia di un tale parere. Da più recenti informazioni dirette assunte da Fiorella Scalia presso l’Autorità Portuale, risulta che la VAS non è mai stata conclusa con un parere e relativo Decreto degli organi competenti. Che io sappia, i recenti lavori nel porto (prolungamento della diga foranea e del molo di sottoflutto, nonché dragaggio dei fondali) sono stati autorizzati previa procedura di verifica di esclusione dalla VIA senza riferimento a precedenti pareri di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) o VAS. Pure, alcuni sostengono che un parere di VAS esista. È curioso che un fatto così macroscopico possa essere controverso. Inutile dire che un PRP che non abbia mai superato una VAS ha una cogenza ben inferiore su futuri progetti ed interventi rispetto ad uno che l’avesse superata.

3. “Desiderata” dei termitani (a partire dalle associazioni nautiche e diportistiche) in merito al porto turistico. Sento da rappresentanti di associazioni nautiche che un porto turistico a sud-est del molo di sottoflutto sarebbe esposto allo scirocco, e questa è un’obiezione tecnica di cui non ho motivo né competenze per dubitare, anche se suppongo che i rimedi tecnici esistano. Però sento anche che un porto turistico da 800 posti barca sarebbe sovradimensionato, che già nell’attuale “location” ce ne stanno più di 400 e che non si sente il bisogno di un tale ampliamento. Ricordo che anche il PRP Ciralli del 2004 prevedeva una sezione turistica con oltre 800 posti per piccole imbarcazioni da diporto. Contemporaneamente, sento lamentare che quello che manca nelle proposte dell’Autorità Portuale è proprio una chiara destinazione delle aree commerciali. Ne esco confuso: credevo che il problema fosse che l’Autorità vede il porto come prevalentemente commerciale mentre la Città lo vorrebbe prevalentemente turistico, e poi viene fuori che l’Autorità ha progetti solo sul porto turistico mentre la Città vuole sapere che ne sarà del porto commerciale. La verità è che non esiste uno studio sull’entità e la tipologia dei flussi di traffico, sia turistico che commerciale, che il porto di Termini Imerese dovrebbe attrarre, una volta integrato in una realtà di sistema che comprende anche i porti di Palermo, Trapani e Porto Empedocle. Penso che su tutti questi aspetti si dovrebbe fare, innanzitutto, chiarezza, a partire dalla faccenda della VAS.

Confusione a parte, vediamo quali riflessioni mi ispira la vicenda.

a) Vorrei ricordare innanzitutto che, se lo sviluppo turistico è certamente un punto importante del Piano Strategico Territoriale tuttora vigente, alla cui elaborazione partecipai a suo tempo come membro del Comitato Scientifico, ancor più è centrale nello stesso Piano Strategico la visione di Termini Imerese come polo della logistica, grazie alla sua vicinanza sia con Palermo sia con importanti snodi stradali e ferroviari, alla presenza di una zona industriale (oggi desertificata ma per la quale, mi pare, non abbiamo rinunciato a perseguire una rinascita) e, soprattutto, alla presenza di un porto di una certa importanza (e magari di un interporto, altro capitolo dormiente ma mai del tutto dismesso). Ma allora mi sembra ovvio che, con maggiore o minore enfasi, una certa funzione commerciale del porto sia inevitabile.

b) La visione alla base del PRP Ciralli, con il porto turistico nella zona nord a ridosso del Grand Hotel, ha sicuramente le sue attrattive. Vorrei ricordare che già negli anni 90 la rivista “La Città che Vogliamo”, da me fondata, dedicò un numero al tema del porto, raccogliendo svariati contributi e idee fra cui proprio quella di una sezione turistica situata nella zona nord-ovest. E tuttavia, dai pareri che ho sentito, alcuni dei quali di indiscusso livello, e dalle stesse argomentazioni dell’Autorità Portuale (che non è fatta da sprovveduti), mi sembra pacifico che, almeno nella sua versione originale, tale visione non soddisfa i requisiti del porto come porto commerciale perché lascia alle navi spazi troppo angusti. Mi pare di capire che anche Sindaco e Giunta di Termini Imerese hanno piena consapevolezza di tale fatto.

c) Poiché i lavori nel porto sarebbero comunque finanziati dall’Autorità Portuale, e l’Autorità Portuale ha bisogno del porto di Termini soprattutto come porto commerciale, mi sembra remotamente improbabile che la si possa forzare a realizzare un PRP che non risponde alle sue esigenza. In breve: non dubito che, se la Città, o anche solo significative realtà politiche e associazioni della Città, si mettessero seriamente di traverso all’iniziativa che vuole portare avanti l’Autorità Portuale potrebbero bloccarla per anni o per decenni. L’esito, però, sarebbe un arresto di qualunque ulteriore intervento e il congelamento dell’attuale situazione, non certo la realizzazione del PRP Ciralli. Né tantomeno è corretto che un’infrastruttura strategica come quella portuale di Termini Imerese, sulla quale si sono già spese ingenti quantità di denaro pubblico, resti ancora improduttiva per il contesto economico e sociale della città e per l’intera città metropolitana.

d) Leggo (QDS.it del 9 febbraio 2021, articolo a firma Mario Catalano) che, secondo il PD termitano, “È quindi indispensabile … che venga presentato [a corredo delle proposte dell’Autorità Portuale] un approfondito studio di fattibilità tecnica, economica, finanziaria, giuridico-amministrativa”. Giusto, ma faccio notare che anche qualunque progetto che si attenga al PRP del 2004 dovrebbe presentare analogo approfondito studio, se è vero – come ritengo sia vero – che quel PRP non ha mai ottenuto un parere ufficiale di VAS e non è mai stato corredato da un tale studio. Del resto, il processo di autorizzazione ambientale prevede che il proponente presenti uno studio che includa l’analisi delle alternative; quindi, la valutazione comparata di soluzioni diverse potrà avere lì la sua sede opportuna. Discutere a ruota libera fuori da quel contesto, sulla base di preferenze personali o di convincimenti tecnico-giuridici improvvisati, non mi pare utile.

e) E’ possibile che la proposta dell’Autorità Portuale, nei limiti in cui la conosciamo, non sia la risposta giusta. Ho letto le obiezioni degli Architetti Rosario Nicchitta e Nicola Mendolia e alcune, indubbiamente, sembrano avere un certo fondamento e destano preoccupazione. Secondo me, però, nessuna di queste obiezioni è insuperabile. Ad esempio, per quanto riguarda la complessità delle procedure amministrative e autorizzative che un intervento come quello prospettato dall’Autorità Portuale richiederebbe, mi sembra che esse potrebbero costituire davvero ostacoli proibitivi solo se vi fosse su questi interventi un contenzioso fra il Comune e l’Autorità; ma potrebbero invece diventare superabili se si dovesse trovare un accordo. E ancora: spostare un depuratore è ben possibile e non è come costruirlo da zero, perché gran parte dei suoi costi sono legati a componenti meccanici trasportabili con relativa facilità, e perché non occorre un ridisegno dell’intera rete fognaria ma semplicemente una stazione di pompaggio e una condotta forzata, entrambe facilmente interrabili, come del resto accade per il collettamento delle acque reflue che fino a pochi anni fa sversavano nel San Leonardo. Anche per il Barratina, non vedo perché non se ne possa rendere la foce compatibile con destinazioni “pregiate” del tratto di mare antistante mediante una rinaturalizzazione (almeno) del suo ultimo tratto, piuttosto che pensare a tombamenti e imbrigliamenti che non credo siano oggi soluzioni d’avanguardia. E, se è vero che la zona nord del porto è antistante il Grand Hotel (sul cui futuro, peraltro, abbiamo tanti auspici ma poche certezza), è anche vero che la zona a sud del molo di sottoflutto è antistante ad aree oggi degradate (incluso il campo sportivo) che sarebbe invece importante recuperare, riqualificare e valorizzare.

f) Del resto, non credo che si possa ragionare dello sviluppo strategico di un territorio con un respiro di medio e lungo periodo immaginando però che alcune cose resteranno immutate nello stato in cui oggi le conosciamo. Immaginando, ad esempio, che le navi mercantili o passeggeri sosteranno per sempre in porto coi motori accesi emettendo miasmi puzzolenti e rumori molesti: si elettrificherà il porto, si faranno navi a idrogeno e motori elettrici silenziosi. Che i container resteranno per sempre almeno dieci giorni in banchina: la logistica guidata dall’intelligenza artificiale accorcerà questi tempi a due, tre giorni. Che il Barratina resterà per sempre quel rigagnolo cementificato e maleodorante che conosciamo: lo si dovrà comunque bonificare, porto o non porto. Che la piattaforma ecologica rimarrà per sempre dov’è e sarà quella piazzuola disordinata e maleodorante che è stata finora: dovrà diventare ben altro, o essere sostituita da una nuova struttura ancora da realizzare, magari in un’area più idonea. Che non si debba comunque bonificare, prima o poi, l’area inquinata da anni di permanenza di un campo di tiro a piattello.

In sintesi: ritengo che, invece di opporre alle proposte dell’Autorità i problemi sopra citati come fossero ostacoli e obiezioni insormontabili, dovremmo piuttosto vederle come l’occasione per una seria bonifica e riqualificazione di un’area importante e oggi degradata del territorio termitano. E quando mai potremo intercettare, altrimenti, le ingenti risorse necessarie?

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