Presunti reati ambientali di Termini Imerese, il Procuratore Cartosio in commissione Ecomafie

In Commissione bicamerale Ecomafie si è svolta l’audizione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Termini Imerese, Ambrogio Cartosio, e del Sostituto Procuratore, Elvira Cuti.

Tanti i temi affrontati e approfonditi insieme ai parlamentari, in merito ai fatti che riguardano il vasto circondario di competenza del Tribunale imerese.

Particolare attenzione è stata rivolta alle aziende site nella zona industriale di Termini Imerese tra cui, oltre alla Ecox e alla Ciprogest, la società la quale gestiva un impianto di depurazione, sottoposto successivamente a sequestro nel 2013 a causa dello sversamento in mare di liquami inquinanti. Inoltre, attualmente, gestisce un impianto di trattamento chimico fisico e biologico dei rifiuti liquidi, teoricamente certificati come non pericolosi e di stoccaggio di rifiuti pericolosi tra cui l’amianto.

Ho provveduto a riferire già al Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri delle gravi situazioni segnalatemi in merito ad alcuni presunti illeciti compiuti nell’impianto”, afferma la deputata siciliana 5 Stelle Caterina Licatini.

Spiega Licatini: “Alle segnalazioni, si sono aggiunte poi varie denunce presentate da alcuni dipendenti della società e che oggi ho voluto sottoporre all’attenzione del Procuratore Cartosio il quale ha riferito che vi sono indagini in corso su cui si sta procedendo; spesso, però, le segnalazioni rimangono anonime, rendendo difficoltoso l’espletamento delle indagini. Quando si svolgono attività delicate come queste non si può non tenere in considerazione, oltre la tutela dell’ambiente, la salute di chi all’interno di tali strutture, opera e lavora. È per questo motivo che non dobbiamo abbassare la guardia – conclude la deputata – ma procedere con l’accertamento delle responsabilità e, soprattutto, delle irregolarità per sanarle nel rispetto dell’ambiente e della salute di tutti i cittadini”.

Il 28 luglio scorso, sempre in tema di tutela ambientale, la Commissione Ecomafie del Parlamento ha audito il Commissario Straordinario unico per la Depurazione, Maurizio Giugni, che ha preso il posto di Enrico Rolle.
Giugni si sta occupando di adeguare alle direttive europee i sistemi di collettamento, fognatura e depurazione degli agglomerati ancora non conformi. Durante l’audizione, Giugni ha spiegato che “uno dei punti più critici è l’assenza o incapacità degli enti gestori, che non sono in grado di garantire un’adeguata organizzazione del servizio”.

Nel 2019 aumentano i reati contro l’ambiente: sono 34.648 quelli accertati, alla media di 4 ogni ora, con un incremento del +23.1% rispetto al 2018. Il ciclo del cemento è al primo posto fra le attività ecocriminali, con 11.484 casi denunciati (+74,6% rispetto al 2018). Segue il ciclo di rifiuti, con 9.527 casi (+10,9% rispetto al 2018). La Campania è, come sempre, in testa alle classifiche, con 5.549 reati contro l’ambiente, seguita nel 2019 da Puglia, Sicilia e Calabria. In queste quattro regioni si concentra il 44,4% degli illeciti ambientali accertati. È questa la fotografia scattata dal Rapporto Ecomafia 2020 di Legambiente.

Il rapporto Ecomafia 2020 di Legambiente “mostra che sono aumentati i reati ambientali, ma anche i controlli. E’ diventata una priorità per le pubbliche amministrazioni controllare il territorio. I controlli sono l’elemento che discrimina fra il mondo sano e il mondo che sano non è. Sono un elemento diverso dalla repressione: sono prevenzione, e sono auspicati da tutti i cittadini e gli imprenditori onesti”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa (M5S), partecipando alla presentazione stamani del rapporto di Legambiente.

“Nel rapporto colgo con piacere l’aumento dell’impegno contro l’abusivismo – ha detto ancora il ministro -, per salvaguardare il mondo dell’edilizia seria”. Per Costa “anche Confindustria ha capito che un disegno di legge come Terra Mia (contro lo smaltimento illegale dei rifiuti, n.d.r.) aiuta le aziende sane contro la concorrenza di quelle mafiose”. Il ministro ha annunciato che a breve saranno presentati i decreti attuativi per il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa), che coordina le agenzie ambientali regionali e provinciali Arpa e Appa e l’istituto nazionale di ricerca Ispra.

Da segnalare anche l’impennata dei reati contro la fauna, 8.088, (+10,9% rispetto al 2018) e quelli connessi agli incendi boschivi, con 3.916 illeciti (+92,5% rispetto al 2018). La Lombardia, da sola, con 88 ordinanze di custodia cautelare, colleziona più arresti per reati ambientali di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia messe insieme, che si fermano a 86.

Il business potenziale complessivo dell’ecomafia è stimato in 19,9 miliardi di euro per il solo 2019, e che dal 1995 a oggi ha toccato quota 419,2 mld. A spartirsi la torta, insieme ad imprenditori, funzionari e amministratori pubblici collusi, sono stati 371 clan (3 in più rispetto all’anno prima), attivi in tutte le filiere: dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dai traffici di animali fino allo sfruttamento delle energie rinnovabili e alla distorsione dell’economia circolare.

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