La Pelligra Italia Holding, gruppo italo-australiano che lo scorso ottobre aveva vinto il bando per l’assegnazione dell’area ex Blutec ed ex Fiat di Termini Imerese, secondo quanto riporta il quotidiano La Sicilia, attraverso un aumento di capitale e il contestuale ingresso di nuovi soci avrebbe riconfigurato l’assetto societario, rimanendo in possesso del 10% della srl, equivalente al capitale nominale di 10 milioni di euro versato al momento dell’acquisizione delle aree.
Con il 70,22% delle azioni (pari a 70.219,78 euro) entra Nicolosi Trasporti, importante azienda etnea di trasporti logistica; con il 19,78% delle azioni (19.780,22 euro) il secondo partner diventa la cooperativa Caec, Consorzio artigiano edile costruttori, con sede a Comiso; la Pelligra Australia Pty Ltd, holding di famiglia dell’imprenditore Ross Pellligra, mantiene le quote nominali iniziali, pari a 10.000 euro versati, ma oggi controlla appena il 10% della Srl a cui è affidato il futuro di Termini.
Il gruppo di Gaetano Nicolosi è stato fondato nel 1962, è una realtà consolidata in Italia e all’estero (interessi dal Nord Africa alla Bulgaria), con 64 milioni di fatturato 2023 a cui va aggiunto quello delle partecipate (Neva, Solenico e Tt Service le principali), con azioni di TraspoEuropa e del Maas di Catania.
Pelligra aveva vinto il bando del ministero delle Imprese e del Made in Italy con un’offerta di 8,5 milioni e l’impegno di assumere almeno 350 dipendenti.
L’interesse di Nicolosi nella partita è chiaramente lo sviluppo del polo logistico di Termini e in particolare dell’interporto. Altrettanto intuibile è il ruolo di Caec, specializzato in costruzioni e ristrutturazioni edilizie. Il consorzio, solida realtà del mondo cooperativo, fondato nel 1982, mette assieme circa 250 imprese edili e artigiane (di cui 150 in Sicilia), con fatturato di quasi 552 milioni nel 2023. Il presidente-patron è il comisano Biagio Fortunato, che era nel gruppo di piccoli artigiani e muratori fondatori, mentre il ruolo di amministratore delegato è affidato al genero, il geometra Sebastiano Caggia, finito nell’inchiesta “Genius” sulle gare truccate al Genio civile di Catania e archiviato in tempo record poiché né lui né il Caec avevano responsabilità sulle condotte di un’impresa consorziata di Gela.
L’assessore alle Attività produttive, Edy Tamajo, assicura che “la Regione sta vigilando. Abbiamo lavorato per trovare una soluzione per Termini Imerese, abbiamo lavorato in sinergia con i sindacati, abbiamo attivato diversi tavoli in questi anni di confronto con i lavoratori di ex Blutec. Vigileremo con grande attenzione, se sarà necessario faremo un tavolo invitando anche il ministero a partecipare per comprendere quali saranno i passi successivi, quali le strategie e le evoluzioni. La prima cosa che dobbiamo garantire è la reindustrializzazione di quell’area e il mantenimento dei livelli occupazionali“.
Sciara Holding e Smar City Group denunciando che «una società apparentemente priva di qualsivoglia requisito e garanzia economica riceverà ingenti risorse pubbliche per realizzare un progetto di mera speculazione immobiliare, anziché la realizzazione di un polo industriale, scopo del bando», hanno presentato un ricorso al Tar di Palermo che l’ha rigettato senza valutare i possibili motivi aggiunti, in quanto presentati «fuori dai termini».
I gruppi esclusi, con l’assistenza dell’avvocato Massimo Pantano, hanno inoltre chiesto a Ubs, che ha acquisito Credite Swisse (firmataria della polizza di 440mila euro a garanzia di Pelligra per il bando) dopo il crac, chiesto informazioni sulle garanzie fideiussorie rilasciate alla holding vincitrice. Nessuna risposta, a quanto è dato sapere, dalla sede di Ubs Europe di Francoforte.
Un investimento politico, ma anche economico, quello su Pelligra: i governi nazionale e regionale sono fra i firmatari dell’Accordo di programma da 105 milioni «per la riconversione e la riqualificazione dell’area di crisi industriale» di Termini: 40 milioni dalla Regione, 30 dal Mimit e 35 di Poc.
Ma dal quartier generale del gruppo italo-australiano rassicurano. Smentendo che ci sia un disimpegno da Termini (come già avvenuto per il complesso alberghiero della Perla Jonica, con un contenzioso aperto con i proprietari del gruppo Rappa) e ridimensionando la portata del nuovo assetto societario. «È soltanto una situazione momentanea», l’unica frase smozzicata al telefono da Giovanni Caniglia, braccio destro dell’imprenditore australiano e amministratore delegato di Pelligra Holding Italia, sollecitato da La Sicilia.
Poco dopo, lo staff di comunicazione aziendale chiarisce che l’ingresso dei nuovi soci non cambia il piano industriale sull’area ex SicilFiat, ma anzi lo rafforza attraverso partner strategici. Competenze specifiche, ma anche liquidità importanti. Leggendo il verbale dell’assemblea in cui s’è deciso l’aumento di capitale e l’ingresso dei nuovi soci, redatto dal notaio bresciano Gabriele Bezzi, si evince che è stato già coperto, a fine 2024, anche il cosiddetto «sovrapprezzo» con versamenti nelle casse sociali: 7,1 milioni con cinque diversi bonifici da Nicolosi Trasporti e 2 milioni in un’unica tranche da Caec.
Fonti vicine al dossier, confermando la versione di Caniglia, affermano che l’equilibrio societario è destinato – è «questione di settimane, se non di giorni» – a un ulteriore cambio: 40% a Pelligra, 40% a Nicolosi e 20% a Caec.
Dalla sottoscrizione del contratto di cessione di ramo d’azienda a Pelligra Italia Holdig (31 maggio 2024) a oggi, a Termini non è stato piantato un solo chiodo. Dall’accordo quadro dello scorso 12 agosto (passaggio di 350 dipendenti alla nuova società da novembre e «percorso di sospensione» per altri 183) «nessun tipo di attività è partita: né di ristrutturazione, né tantomeno industriale», afferma preoccupata la Fiom Cgil. Ricordando che «anche i percorsi formativi, finanziati dalla Regione, sono ancora fermi». Uno «stallo» che i sindacati denunciano ormai da mesi. E che soltanto fatti concreti, oltre che rapidi, possono smentire.
“Pelligra Italia conferma il proprio impegno nel progetto di rilancio del sito di Termini Imerese e smentisce categoricamente qualsiasi ipotesi o notizia relativa a una vendita“. Lo riferiscono all’ANSA fonti vicine al gruppo del magnate australiano. L’azienda escluderebbe dunque la vendita del sito di Termini Imerese senza tuttavia smentire la cessione del 90% delle quote societarie.







