Di fronte ad un nemico invisibile ed impalpabile, che assume il volto possibile di ogni persona che incontriamo, di ogni relazione e di ogni rapporto, ci sentiamo improvvisamente indifesi, esposti e smarriti…. E quanto ci stiamo scoprendo tali oggi e in questi giorni.
È una fragilità che mette fuori gioco molte delle relazioni interpersonali e sociali. Una sospensione sine die del proprio modo di essere. Ma quando la minaccia è percepita e sperimentata come generalizzata allora non si può nascondere la morte.
Sfruttiamo questa occasione per essere migliori, è l’occasione per capire che il diverso vive accanto a noi e ha le nostre stesse paure e corre i nostri stessi rischi. Per dedicarsi a costruire e arricchire legami che ci rendono persone. Per recuperare il senso del limite, della nostra vulnerabilità come un valore. E con essa la capacità di contare sulle nostre forze, che sono enormi soprattutto se impariamo a cooperare, a guardare ai problemi dell’altro come ai nostri.
Facciamolo per Paolo e per tutti quegli amici e sconosciuti, uomini e donne, giovani e anziani, che ci hanno preceduto troppo presto con coraggio: non possiamo superare questo dolore senza trarne un insegnamento di vita per la nostra esistenza e il nostro futuro di uomini e di cittadini.







