Un candidato sindaco del Movimento per l’autonomia a Partinico, una colonna del Partito democratico di Bagheria, una vecchia conoscenza dell’Italia dei valori a Termini Imerese, un ex esponente dei socialisti a Palermo e un aspirante consigliere comunale del vecchio Pdl a Sciacca. L’elenco dei nomi M5s per i collegi uninominali siciliani è intriso di politica con la ‘p’ maiuscola, in alcuni casi per nulla affine alla linea di pensiero che ha accompagnato i pentastellati dalla nascita al boom elettorale degli ultimi anni. L’apertura alla società civile voluta da
Luigi Di Maio, in qualità di “capo politico” del movimento, e avallata dal leader siciliano Giancarlo Cancelleri, ha portato qualche spruzzo di politica ‘doc’ per molti poco digeribile nelle liste dei pentastellati dell’Isola.
In attesa del dettaglio dei risultati delle Parlamentarie, assicurati dal movimento ma non ancora resi noti, la scelta dei candidati per le sfide nei collegi uninominali è ricaduta su molte personalità che avevano già un passato politico. E’ il caso di Francesco Mollame, di professione ingegnere, che sosterrà il vessillo del movimento nel collegio di Marsala al Senato. Mollame, proveniente dal meet-up di Partinico, nel 2008 ha corso per la carica di sindaco della cittadina palermitana sotto la bandiera del Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo e nel 2013 è stato accanto al candidato primo cittadino Gianfranco Bonnì come assessore designato. “Un nostro attivista ormai da diversi anni”, scrive il meet-up di Partinico festeggiando la scelta dei vertici di puntare su Mollame per la Sicilia occidentale. Risale al 2009, invece, la candidatura del medico Gaspare Marinello tra le fille del Pdl alle Amministrative di Sciacca: oggi Marinello è il candidato grillino al collegio uninominale di Agrigento per il Senato, sotto la spinta del deputato regionale Matteo Mangiacavallo. Nel capoluogo Aldo Penna, ex socialista il cui nome girava da diversi giorni per l’uninominale, è costretto a migrare nel collegio Palermo- Resuttana-San Lorenzo per la Camera per via della blindatissima candidatura del manager di Banca Etica Steni Di Piazza al Senato.
A Bagheria, invece, il gruppo che fa capo al sindaco Patrizio Cinque e all’ex segretaria del Pd Maria Laura Maggiore, oggi assessore al Bilancio, è riuscito a piazzare l’ex coordinatrice cittadina dei dem Vittoria Casa per la sfida uninominale alla Camera. Dirigente scolastico molto stimata nella cittadina palermitana, Casa fece parte della giunta multicolore guidata da Vincenzo Lo Meo a partire dalle Amministrative del 2011, nel ruolo di assessore alle Politiche sociali. Per quelle elezioni la dirigente Pd aveva proposto anche la propria candidatura a sindaco ma alla fine prevalsero le divisioni fra i dem: nella coalizione poi risultata vincente finirono così l’Udc, i finiani di Futuro e libertà e una parte del Partito democratico, mentre un’altra anima dei dem sostenne la candidatura di Biagio Sciortino, sindaco uscente che negli anni precedenti aveva avuto in giunta anche Casa come assessore alla Pubblica istruzione. La candidatura della ex dirigente Pd violerebbe il regolamento per i collegi uninominali di Camera e Senato ufficializzato dal movimento nell’ambito delle regole per le Parlamentarie. Il condizionale è d’obbligo dal momento che le norme mettono insieme le autocandidature per il voto online e quelle, appunto, per i collegi uninominali, creando non poca confusione: tecnicamente la candidatura è vietata a chi, a partire dall’ottobre 2009, ha ricoperto il ruolo di amministratore o ha fatto parte di una giunta “con forze politiche diverse dal Movimento cinque stelle”.
Gli intrecci con la politica tradizionale proseguono anche nel collegio uninominale del Senato Palermo-Bagheria: i vertici del Movimento cinque stelle in questo caso hanno scelto di affidarsi a Loredana Russo, del meet-up MuoviTermini, vicina al neo deputato regionale e astro nascente dei pentastellati Luigi Sunseri: i due condividono un passato da sostenitori di Italia dei valori. Un passato politico nel Pd, invece, ce l’ha Marco Trapanese, tra i candidati supplenti del listino bloccato per il proporzionale al Senato in Sicilia occidentale: nel 2010 fu candidato alla segreteria provinciale del Pd per l’area Marino, oggi potrebbe diventare senatore del Movimento cinque stelle.
Su questi e su altre segnalazioni provenienti dalle province si sta animando la polemica tra gli attivisti negli ultimi giorni sui social network. A fare da sottofondo anche i malumori dei tanti depennati dalle Parlamentarie e che non hanno ancora ricevuto una motivazione ufficiale per la loro esclusione. Il voto online continua a essere contestatissimo da una buona fetta della base M5s, con i sospetti di cordata caduti anche sul terzo nome in lista per la quota proporzionale al Senato in Sicilia occidentale: quello di Cinzia Leone. Il suo nome è stato fatto in una chat che vedeva protagonisti alcuni attivisti dell’entroterra palermitano e in cui si invitavano i componenti a “quagliare” per la scelta dei candidati da sostenere in vista della competizione su Rousseau, con l’obiettivo di convergere su un nome che avrebbe garantito rappresentatività al territorio provinciale. Il sospetto è quello che su Leone, anche lei presente nella chat incriminata, sia nata una cordata in vista del voto online, espressamente vietata dalle regole del movimento. Un sospetto avvalorato anche da una frase partita dall’account di uno dei protagonisti: “Serve capire quali possibilità abbiamo se lavoriamo in sinergia”.
Parlamentarie contestate oggi anche da chi, come il giornalista Alberto Samonà, aveva sposato la causa grillina da tempo: Samonà, giunto quarto nella lista proporzionale al Senato in Sicilia occidentale, è stato escluso a seguito della scrematura successiva al voto online e oggi comunica il suo addio al movimento sparando a zero: “Inutile dire che non mi è stata fornita alcuna spiegazione da un fantomatico staff, che ha escluso dalla candidatura un sacco di persone, anche in questi casi senza motivarne le ragioni – scrive su Facebook -. Pare che per la mia esclusione abbia pesato il fatto che in passato sia stato vicino all’allora presidente della commissione parlamentare Antimafia Nello Musumeci. Circostanza, peraltro, da me mai negata e assolutamente pubblica”. L’indice è puntato proprio contro la ‘scrematura’ post voto: “Ci si è serviti delle cosiddette ‘segnalazioni allo staff’, cioè la delazione, adoperata come modalità di selezione ed esclusione delle candidature. Di fatto, un metodo unilaterale e senza possibilità di appello che ricorda pratiche molto in voga in certe odiose dittature”.