Musumeci: «Governo immobile sullo sviluppo della Sicilia»

Il governo nazionale non sembra molto interessato allo sviluppo della Sicilia. È questo il messaggio che passa in questa lunga intervista che il governatore siciliano Nello Musumeci, 64 anni, da novembre 2017 alla guida della giunta dell’isola ha rilasciato nell’ambito di un Forum organizzato dall’agenzia di stampa Il Sole 24 Ore Radiocor. Sotto accusa, in particolare, la politica industriale del governo nazionale nei confronti dell’isola e quella del ministero delle Infrastrutture.

L’ultimo rapporto Bankitalia dipinge un quadro fosco dell’economia siciliana.

Rispetto a due anni fa quei dati sono meravigliosi e va detto che gli unici dati che dipendono da noi sono in crescita. Abbiamo trovato una Regione che viveva alla giornata.

Parliamo di Fondi Ue: la Sicilia è tornata sul banco degli imputati per i ritardi.

Se l’Europa continua a frapporre ostacoli con lacci e lacciuoli sulle procedure burocratiche che scoraggerebbero i più preparati tra i dirigenti generali è chiaro che le risorse rischiano di tornare indietro. Chiedo al governo nazionale: andate a Bruxelles e pretendete anche che per il Sud nello spazio di un anno o due ci siano deroghe alle procedure ordinarie: consentiamo a queste regioni di tirare fuori questo denaro, acceleriamo la spesa, dotiamoci di un piano infrastrutturale. Di tutto questo con chi devo parlare? Con Toninelli?

Sul rischio disimpegno che dice?

Lo scorso anno eravamo indietro ma abbiamo raggiunto gli obiettivi. Siamo convinti di potercela fare. ma se manca un parco progetti o se devi confrontarti con un tessuto imprenditoriale che partecipa al bando ma quando la Regione è pronta a firmare l’imprenditore prende tempo perché bancariamente non è pronto a poter formalizzare l’impegno, a quel punto il problema non è più della Regione. Sul fronte del credito si sta correndo ai ripari. La Regione ha rimesso in moto da propria banca, l’Irfis-FinSicilia, nata per sostenere le Pmi.

Termini Imerese è ormai una spina nel fianco. Possibile non si riesca a trovare una soluzione?

Il problema è che non c’è una politica industriale condivisa con il governo nazionale da cui non arriva una sola proposta di reindustrializzazione nonostante le promesse. Termini Imerese può diventare un volano ma se continuiamo a pensare a un’industria pesante è chiaro che non si va da nessuna parte: il comparto più adatto pensiamo sia l’agroindustria ma serve un sostegno dal governo nazionale.

La Regione cosa può fare?

Stiamo pensando di comprare mezza pagina del Financial Times proprio per dire a potenziali investitori stranieri: venite in Sicilia ovunque voi siate.

Recentemente il ministro Toninelli è tornato in Sicilia. Avete trovato l’accordo sul commissario per le strade provinciali?

Abbiamo indicato il provveditore alle opere pubbliche della Sicilia, Gianluca Ievolella. Ma ancora più importanti del nome sono le deroghe alle vigenti procedure sugli appalti per accelerare gli interventi, e le risorse su cui poter contare. Abbiamo bisogno di 5-600 milioni.

In tema di infrastrutture non mancano le polemiche. Con Anas per esempio…

La manutenzione delle strade statali in Sicilia è di competenza dell’Anas e io ho il diritto e il dovere di chiedere di mantenere in condizioni accettabili i 3.700 km di strade statali. L’Anas si muove come un pachiderma.Voglio capire se noi siamo ancora Italia, tutto questo non può prescindere da un’attenta vigilanza del ministero delle Infrastrutture.

E le Ferrovie?

Sul potenziamento ferroviario della Catania-Palermo sento dire da Rfi che si potrà fare nel 2025. Ma sono questi i tempi per rendere moderna e competitiva una regione così importante e strategica come la nostra Isola? Se non interviene il ministero su queste vicende chi deve intervenire?

Parliamo di energia: la Regione ha un nuovo piano, quali obiettivi?

La Sicilia oggi non produce sufficiente energia per essere autonoma ma negli ultimi mesi e anni sono stati fatti giganteschi passi in avanti e con orgoglio dico che con le risorse investite la Sicilia nello spazio di 2-3 anni può diventare autosufficiente puntando su energia pulita. Abbiamo per esempio un incontro con Enel già previsto per utilizzare la caduta d’acqua per valutare potenziali impianti idro.

Scelta green che vale anche per i poli petroliferi.

I petrolieri devono adeguare i propri impianti alle esigenze di questa rinnovata sensibilità ambientale: abbiamo detto con chiarezza che vogliamo entro 10 anni i prodotti petroliferi trasformati da fossili a biologici. Non si transige. È chiaro che quello che stiamo facendo con Gela lo vogliamo fare con Milazzo e Siracusa.

C’è poi il tema degli elettrodotti e dei vincoli paesaggistici.

Il problema è riuscire a rendere compatibile la collocazione degli elettrodotti con una serie di vincoli paesaggistici che in Sicilia ci sono già e pongono problemi interpretativi. Abbiamo aperto in questi giorni un confronto con le 9 sovrintendenze per rivedere i piani paesaggistici già varati, senza compromessi.

C’è allarme tra le regioni del Sud sull’autonomia differenziata. Lei che ne pensa?

Non ci preoccupa. Il problema è capire quali sono le regole di attuazione. Crediamo che ci sia bisogno di alimentare il fondo perequativo altrimenti consentiamo alle regioni ricche di diventare più ricche e alle regioni povere di restare sempre più povere.

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