Romeo dal Papa? È andato a spiegargli del suo viaggio in Cina. Ma il Papa prima di incontrarlo non era molto contento…. La fonte vaticana sentita da Affaritaliani traccia uno scenario con un Benedetto XVI non molto ilare a proposito del rapporto in tedesco nel quale il cardinale Arcivescovo di Palermo, monsignor Paolo Romeo, avrebbe profetizzato la morte del Papa entro il 2012 durante un viaggio nell’ex Celeste Impero. Un documento che ha suscitato pesanti perplessità e che, secondo quanto risulta ad Affari, sarebbe stato steso da mani vaticane molto interessate ad agitare le acque in Segreteria di Stato e non da presunti interlocutori stranieri che non avrebbero compreso le parole del porporato palermitano.
I MISTERI DEL VIAGGIO – Ma andiamo con ordine. Tutto comincia un paio di settimane fa, quando viene reso noto, dal Fatto Quotidiano, il documento fatale. In esso si racconta di un misterioso viaggio dell’arcivescovo Romeo in Cina avvenuto nel novembre 2011. È un viaggio privato, spiega in seguito il cardinale. Già: ma come mai ha ottenuto il visto turistico, se il Vaticano e la Cina hanno troncato i rapporti nel 1951 E se un paio d’anni fa, per portare il Cardinale Crescenzio Sepe all’Expo di Shangai, abbiamo dovuto mettere in mezzo un bel po’ di gente?, dice la fonte sentita da Affari (si riferisce al viaggio internazionale compiuto da Sepe in Cina alla fine del 2010). Davvero il governo di Pechino può concedere il visto ad un cardinale cattolico, cioè l’esponente di uno Stato estero che non ha alcun rapporto ufficiale con la Cina, come se niente fosse? Qualcuno parla di affari che monsignor Romeo avrebbe trattato in Cina (Romeo stesso dice di esservi andato per propri affari personali e privati), qualcun altro ipotizza una missione diplomatica sotto copertura. Fatta, cioè, per incontrare esponenti del governo di Pechino oppure della Chiesa cattolica clandestina, fedele al Papa e perseguitata dal governo cinese che, al contrario, si è creato una chiesa statale, l’Associazione Patriottica, fonte di non pochi grattacapi per la Santa Sede. È una chiesa, infatti, acefala: non ha un capo e non riconosce l’autorità papale. E viene usata come mezzo di pressione dal governo cinese: a volte si fanno ordinazioni di vescovi che vengono in qualche modo concordate con Roma (fase positiva dei rapporti), altre volte si ordinano nuove eccellenze saltando il Vaticano (fase calante dei rapporti). Un giochino del bastone e della carota, in altre parole, motivato anche dal fatto che la Santa Sede non vuole rinunciare al riconoscimento di Taiwan. Inoltre Pechino non vuole alcuna ingerenza religiosa (e dunque il Vaticano dovrebbe tacere a prescindere anche sulle nomine dei vescovi) nel proprio paese.
IL COLPO E’ VENUTO DAI SACRI PALAZZI – Ma il mistero sembra restare. Peraltro, – dice un’altra fonte di Oltretevere ad Affari – i rapporti tra Roma e la Cina sono sempre stati altalenanti. E adesso mi pare che stiamo andando verso il basso. La prova? Come già detto, il dossier Cina era appannaggio di Sant’Egidio. Ora se l’è preso in mano Tarcisio Bertone, anche su insistenza del cardinale emerito di Hong Kong Giuseppe Zen Zekiun, da sempre acerrimo nemico del comunismo cinese e dell’aperturismo praticato da Sant’Egidio, una sorta di diplomazia parallela vaticana. Zen vuole la linea dura con il governo cinese. Non solo: nell’estate scorsa si dice che uno degli emissari vaticani Cina, inviato a incontrare i cattolici clandestini sia stato, diciamo, ‘attenzionato’ dai cinesi. Cioè? Diciamo che sarebbe stato sottoposto ad attenta sorveglianza, almeno così qui si è raccontato. Qualcuno parla addirittura del fatto che avrebbe rischiato per un pelo l’arresto ma su questo non c’è certezza. Una specie di avvertimento al Vaticano, come a confermare che per adesso i rapporti con Roma sono in fase discendente. E quindi? E quindi Romeo, se è andato per conto del Papa, sapeva benissimo che cosa stava facendo e dicendo. Dirò di più: se ci è andato in questa situazione, ha mostrato coraggio. In ogni caso, quello che risulta dal dossier è per lo meno discutibile. E comunque non è un siluro tirato dai cinesi, questa è roba interna che proviene da dentro i Sacri palazzi, garantito. E incalza: Che interessi avrebbero i cinesi a occuparsi della successione a Joseph Ratzinger, o del papabile Angelo Scola (l’arcivescovo di Milano, N.d.R.)? E perché un dossier in tedesco? Tedeschi ce ne sono pure qua, dice la fonte ridendo.
L’INCONTRO ROMEO-BENEDETTO – Concludiamo con l’incontro tra Romeo e il Papa, che sarebbe avvenuto a quanto pare nei giorni scorsi e su richiesta di Romeo stesso. Si parla di un chiarimento tra i due, con qualche battuta ironica del Pontefice che amerebbe spesso usare in privato l’arma dell’ironia per esprimere il suo pensiero, dall’approvazione al dissenso (in questo caso l’ironia diventerebbe fulminante). Sebbene il Papa sia sereno e, come abbiamo scritto, nell’omelia ai cardinali in Concistoro abbia smentito le voci di dimissioni girate nelle scorse settimane, il dossieraggio di questi giorni non lo avrebbe affatto divertito. Il dossier Romeo è in fondo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, dice la fonte sentita da Affari, che precisa: E’ per questo che il Papa ha fatto al Concistoro un richiamo pressante all’unità ed al servizio della Chiesa. E poi c’è la caccia agli autori dei documenti anonimi che, come Affari ha già scritto, potrebbero ricevere una pesante punizione: l’esilio da Roma. E non saranno certo gli ultimi a subirla, conclude la fonte alludendo a quanto Affari ha scritto: cioè alla prossima cacciata dalla Segreteria di Stato di (almeno) due eccellenze inclini al dossieraggio.
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