La “Scuola Pubblica Italiana” si ferma a Termini Imerese per un momento di riflessione sui cosiddetti “fatti di via Ciaula”

Comunicato Stampa

Un titolo di giornale e “la città dell’accoglienza” entra in crisi.
Comincia tutto proprio la sera di Pasqua al suono di Termini Imerese: “Extracomunitari aggrediscono una ragazza”. Lo stesso giornale a ventiquattrore dall’accaduto titolerà “Via Ciaula presidiata dalle forze dell’ordine”. E questo non stupisce considerata la solerte pubblicazione della lettera in cui il Sindaco della città chiedeva un intervento del Prefetto di Palermo. Quello che invece stupisce è che dell’aggressione non si parla più e si cita invece una “lite tra un gruppo di migranti e una coppia di giovani termitani”. Ma le pagine di Facebook nel frattempo hanno reso giustizia agli aggrediti mandando alla gogna mediatica i tre, si dice, aggressori. Questo flusso mediatico si arresta improvvisamente quando la fragilità spirituale di cui è segno viene elaborata in codici che presto diventano insanguinati. E infatti un giovanissimo migrante, che nelle ore a seguire si trova per caso a passare da via Ciaula, viene aggredito alle spalle e poi percosse che gli procurano ferite al labbro e ad un occhio, fino al punto che i medici che lo soccorreranno non escludono un distacco di retina. Stavolta gli “aggressori” sono cinque giovani della nostra città. L’innescarsi di questo meccanismo complesso, che sembra terminare con il silenzio più assordante, chiama in causa molto di più di una chiave di lettura politico-giuridica, se anche una lettura politica fosse possibile. La politica infatti, che dovrebbe supportare sul nascere questa “paura dell’invasione” con una trama istituzionale e uno sfondo civico di riferimento, sembra trattare questo tema quando occorre e cioè con slogan logori per lucrare consenso dalla protesta dei cittadini in prossimità delle campagne elettorali, senza indicare un’idea del mondo sociale che vorrebbe realizzare. E cosi si va a raschiare il fondo del barile e cioè la nostra stessa identità culturale, una tragica pelle morta troppo presto dimenticata: quella della “ città dell’accoglienza”, la stessa che nel secondo dopoguerra, come documenta l’autore di un recente saggio, ospitò a braccia aperte gli esuli della città di Zara e di Fiume, delle isole del Quarnaro-Cherso e del Lussino nella penisola istriana .
La storia ce lo ha insegnato dunque: il processo dell’integrazione non si edifica né con la storia dell’immigrato perfettamente integrato, di cui pure le nostre città sono pregne, né con i “fatti di via Ciaula”.
L’ integrazione è un processo che abbisogna di tempo e, per essere portato davvero a termine, chiede il sostegno di più generazioni. Si tratta di un lavoro da “artigiani”, da fare insieme per cambiare la prospettiva antropologica della nostra società. Ma per raggiungere la società occorre raggiungere l’uomo.
Un lavoro, dunque, da portare avanti soprattutto con i nostri giovani, che assorbiti più dalle relazioni virtuali che da quelle reali, nell’incontro coi coetanei immigrati hanno la possibilità concreta di recuperare il valore dell’esperienza e così uscire dall’indifferenza, dal cinismo e, in ultima istanza, dalla solitudine che sembra attanagliare la società occidentale.
Per questo giovedi 12 Aprile, su nostra proposta, la “Scuola Pubblica Italiana”- cosi la dott.ssa Patrizia Graziano, Dirigente CPIA Palermo 2 e reggente dell’IISS Palmeri si è rivolta a questi nostri giovani- si è riunita presso il teatro della città.
“Il mondo con altri occhi” è il titolo della manifestazione a cui gli studenti degli Istituti Superiori Ugdulena, Stenio e Palmeri hanno dato vita portando con sé le bandiere della scuola di appartenenza.
E nella cornice di quelle bandiere hanno invitato i loro coetanei stranieri, alunni del Cpia Palermo 2 a salire sul palco, ponendo un momento di riflessione sul delicatissimo tema del fenomeno migratorio e dell’accoglienza.
Come dichiarato nell’occasione dai dirigenti la manifestazione, “Il mondo con altri occhi”, si è posta come provocazione ad affrontare l’argomento non anzitutto come un “problema”, ma guardando negli occhi gli uomini e le donne che emigrano, magari chiedendosi chi è quell’altro” che bussa alle porte delle nostre società, da quali terre arriva, perché ha deciso di lasciarle per venire dalle nostre parti. Occasione per misurarsi con l’evidenza che la dignità della persona va riconosciuta e dunque affermata prima di ogni altra “categoria”, pur intrinseca alla persona stessa.
Il film My name is Adil, consigliato anche da AgiScuola, è stato scelto per l’autenticità del racconto e per la poesia dei testi in arabo. “Ho bevuto il latte della nostalgia…ho mangiato il pane della distanza” recita il verso di una delle bellissime canzoni che accompagnano nello sviluppo della trama la storia di Adil, che attraverso il dramma del viaggio, la frattura e la dolorosa ri-conquista dell’identità, si racconta nella sua dimensione esistenziale, lontana da qualsiasi ideologia”. Alla manifestazione ha partecipato Padre Antonio Todaro, che ha collaborato alla realizzazione della stessa nella sua qualità di Arciprete e Parroco della Chiesa Madre. Al termine interessante dialogo fra gli studenti e il regista, nonché protagonista, Adil Azzab.
“E’ nostra intenzione accompagnare con altri momenti dello stesso spessore i nostri giovani studenti in questo ultimo periodo che volge alla chiusura dell’anno scolastico- ha dichiarato la preside dell’Ugdulena, Nella Viglianti- nonostante la pressione che lo caratterizza. Riteniamo infatti che sia nostro primo dovere, in questo momento di grave confusione, ristabilire che l’accoglienza dell’altro, pur con i problemi che essa comporta, è possibilità per uscire dalla dimensione solipsistica e scoprire nell’incontro con nuove dimensioni esistenziali, con tutta la diversità di valori socio culturali ed etici che esse portano con sé, una possibilità di crescita e sviluppo della nostra persona”. La nostra associazione ha accolto l’esigenza dei Dirigenti e si sta avviando, con la collaborazione di altre realtà associative della città, a formulare un nuovo momento che vedrà ospiti i giornalisti Stefano Natoli del Sole 24 Ore e Chiara Longo Bifano di RaiNews, coautori di Passaggio Migranti. «Una narrazione che vuole essere alternativa alla falsa dicotomia tra “razzisti” e “buonisti”. Le chiacchierate con gli autisti incrociati in molte città italiane sono il pretesto per ragionare insieme in maniera seria e contestualizzata dell’immigrazione» (da La Stampa, Davide Lessi )

Maria Concetta Buttà
Centro di Solidarietà e Cultura Il Segno.

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