La loggia Giordano Bruno di Termini Imerese abbandona l’istituzione massonica del Grande Oriente d’Italia (GOI)

Riceviamo in redazione il comunicato della loggia massonica “Giordano Bruno” di Termini Imerese a seguito dell’articolo pubblicato dal mensile S:
La loggia Giordano Bruno di Termini Imerese abbandona l’istituzione massonica del Grande Oriente d’Italia (GOI).
Dopo gli arresti, avvenuti l’estate scorsa, del Maestro Venerabile della Loggia di Licata Arnaldo da Brescia e dell’ex Maestro Venerabile della Loggia Pensiero ed Azione di Palermo per reati di mafia, la Loggia Giordano Bruno di Termini Imerese, che ha sempre informato la propria azione al principio della trasparenza, ha chiesto ai vertici del GOI di sciogliere la loggia di Licata abbattendone le colonne e di condannare pubblicamente i gravi fatti accaduti. Tuttavia, preso atto dell’inspiegabile silenzio dietro cui si è trincerata la Giunta del GOI, la maggioranza dei componenti della Giordano Bruno ha deciso di abbandonare il Grande Oriente d’Italia con l’intento di costituire una loggia libera ed indipendente, che sia espressione di una massoneria primigenia, identitaria e destrutturata da guardare senza sospetto e pregiudizio.

Ma per chiarire la situazione, riassumiamo qunto trattato su mensile S:
La presunzione di innocenza è in Italia è un principio costituzionale, però, il ‘garantismo’ è un modo comodo per ‘lavarsi le mani’ alla Ponzio Pilato da alcune scelte, in attesa che qualcun altro, in questo caso la macchina della giustizia, prenda le decisioni. A quel punto, non ci sarebbero responsabilità e colpe. Ma dove è finito il coraggio? È quello che si chiedono alcuni ‘massoni’ siciliani del Grande Oriente d’Italia, che vedono ancora nella lista delle logge ‘certificate dal GOI’ quella di “Arnaldo Da Brescia” di Licata. La loggia è quella finita al centro dello scandalo giudiziario sui legami tra mafia e massoneria. A fine luglio infatti, le indagini del Ros culminate con una serie di fermi, hanno portato a scoprire che il ‘professore’ Giovanni Lauria, 79 anni, già condannato per mafia è “fratello” della loggia licatese, e che suo figlio Vito, 49 anni, ha il ruolo di “maestro venerabile”.
Un’indagine che ha scatenato la reazione di alcuni ‘fratelli” che hanno fatto precise richieste. Tra le quali quelle di ‘allontanare’ la loggia finita nel calderone delle indagini della Procura di Palermo. Una richiesta che non vuole portare nessuna condanna preventiva, ma che ha come obiettivo di mettere al primo posto ‘l’immagine del GOI’. E in un’epoca così controversa, forse questo atto avrebbe permesso alla massoneria di dimostrare la sua lontananza dal mondo mafioso o paramafioso. Il Presidente della Circoscrizione Siciliana del Goi, Antonino Recca (confermato nelle ultime elezioni) ha comunicato che non vi sarà alcun provvedimento nei confronti della loggia di Licata.

Proprio da Termini la loggia “Giordano Bruno” invia una missiva che porta la data del 7 agosto 2019 che ha il suono di un ultimatum:
Considerati i recenti gravi fatti di cronaca giudiziaria riportati anche dalla stampa nazionale e riguardanti i F. lli del G.O.I. Sicilia Lauria Vito, MV della Loggia A.da Brescia di Licata, e Lucio Lutri, ex MV della Loggia Pensiero e Azione di Palermo (funzionario regionale, ndr), sottoposti ad ordini di custodia cautelare per reati di mafia da parte del Gip del Tribunale di Palermo, auspicano che la Giunta del G.O.I., ai sensi degli arti. 23 della Cost. e 80/82 del Reg., adotti i provvedimenti di propria competenza”. E cosa chiedono i “fratelli” alla Giunta? “L’abbattimento delle colonne della Loggia AdB di Licata in quanto – argomentano – a parte la gravità dei reati contestati, è emerso che il MV della suddetta loggia risulta essere figlio di un noto boss mafioso di Licata, circostanza questa che non poteva non essere nota ai F.lli Maestri che hanno eletto il Lauria alla carica di MV. Peraltro, la sanzione da adottare a norma di Cost. e Reg. appare ampiamente giustificata – si legge ancora – dai consueti attacchi subiti dal GOI e dai sempre più frequenti accostamenti Mafia-Massoneria, avallati anche dagli organi di stampa e dai siti di informazione, nonché dal sequestro degli elenchi degli iscritti al GOI di Sicilia e Calabria da parte della Commissione Nazionale antimafia e dalla legge della Regione Sicilia, che impone agli iscritti alla Massoneria di dichiararsi come tali qualora eletti a cariche pubbliche, provvedimenti questi che, alla luce della sopravvenuta inchiesta giudiziaria, acquisiscono forza e legittimità. Occorre, pertanto, dare un segnale forte – aggiungono – sia all’interno che all’esterno dell’Istituzione per dimostrare che il GOI é estraneo a consorterie mafiose ed aborrisce ogni apparentamento dei propri membri ad organizzazioni criminali. Inoltre – spiegano ancora – l’adozione di una sanzione drastica servirebbe a tutelare la posizione di tutti gli iscritti al GOI Sicilia ed in particolare di quei fratelli che nel corso di questi anni si sono esposti pubblicamente, promuovendo azioni di solidarietà sociale e attività culturali, proprio per contrastare il pregiudizio antimassonico. In mancanza delle idonee iniziative – concludono – atte a contrastare efficacemente fatti e accadimenti che possano arrecare discredito e nocumento all’istituzione massonica del GOI valuteranno l’opportunità di sospendere in prima istanza i lavori rituali salvo poi assumere ulteriori determinazioni”.

E allora vediamo cosa prevedono gli articoli citati nella lunga missiva. L’articolo 23 della Costituzione del Grande Oriente d’Italia, che è facilmente consultabile nel sito ufficiale dell’obbedienza, in uno dei commi recita: “..per condotte di particolare gravità comunque non consone alla appartenenza al Grande Oriente d’Italia sono dichiarate demolite e quindi cancellate dall’elenco delle Logge con provvedimento motivato della Giunta“.

La lettera faceva riferimento anche agli articoli 80/82 del regolamento che stabiliscono “che la Giunta con provvedimento motivato, può decretare la sospensione di una Loggia ovvero, nei casi più gravi, la sua demolizione. La sospensione può essere revocata soltanto per il venir meno dei presupposti che l’hanno determinato ovvero, in caso di permanenza dei medesimi, può essere trasformata in demolizione“.

Il presidente della Circoscrizione Recca ha risposto qualche settimana fa con un comunicato. E le sue decisioni, dal profilo garantista, e a quanto pare avvallate dal Gran Maestro del GOI in persona lasciano tante ombre. Ecco il testo:
Il Gran Maestro, con il conforto della Giunta, ha comunicato ai Consiglieri e Presidenti presenti che non verrà preso nessun provvedimento disciplinare nei confronti della RL Arnaldo da Brescia, poiché le responsabilità penali sono per legge esclusivamente personali e perché il Grande Oriente d’Italia persegue il garantismo assoluto per chiunque è innocente fino a quando non vi saranno sentenze di condanna passate in giudicato. La Giunta, è arrivata alla ragionata e ponderata conclusione che ogni azione repressiva nei confronti della Loggia in oggetto, non sarebbe stata propedeutica al buon nome e all’immagine di tutta la Comunione. Il Gran Maestro ha elogiato il lavoro di tutti i Fratelli siciliani, respingendo l’idea che la Sicilia possa essere un problema per l’Istituzione, annunciando una sua visita in Collegio. Un grande abbraccio a tutti“.

“Quando il profano entra nel Tempio è stato già presentato come un uomo moralmente libero e di buoni costumi. E costui non farà mai ad altri qualcosa che non vorrebbe fosse fatto a lui”, ricorda un libero muratore. “Il Maestro massone quando conosce l’Acacia (è dunque diventato maestro, ndr) viene abbracciato dal Maestro Venerabile ed entrambi si promettono sostegno e amicizia”, aggiunge. La massoneria è divisa in gradi e questo la rende un corpo di natura verticistica in cui il presupposto è quello di non fare del male agli altri fratelli: fai agli altri tutto il bene che vorresti fosse fatto a te. Non è solo tra i fratelli, ma per tutta l umana famiglia

Regola tradita dal fratello che delinque (o in questo caso che è accusato di delinquere).

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